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07/07/2017 06:04:00

Campobello, l'omicidio Marcianò. Esclusa per ora la pista mafiosa. Il delitto è un rebus

 Esclusa la pista mafiosa per l'omicidio che ieri ha scosso la comunità di Campobello di Mazara.  Con due colpi in testa è stato ucciso Giuseppe Marcianò, nipote del boss Burzotta. 

Marcianò aveva 47 anni, era sposato e padre di due figli. E' stato raggiunto da due colpi di due diverse armi da fuoco mentre si trovava nel suo podere in Contrada Bosco Vecchio, a Tre Fontane. Marcianò era originario di Carini ma ormai da tempo viveva a Tre Fontane, la frazione balneare di Campobello di Mazara. 

Era in campagna, badando ad un cavallo, quando probabilmente due killer sono arrivati a bordo di una Fiat Punto e lo hanno ucciso L'auto è stata abbandonata qualche centinaio di metri dopo il luogo dell'agguato, e i killer hanno dato fuoco al mezzo. Gli investigatori l'hanno trovata completamente bruciata. Un'altra auto, sicuramente, era a disposizione, magari con un terzo componente, per la fuga. 

Sia questo particolare che il fatto che Marcianò è stato colpito alla testa hanno fatto pensare ad un omicidio di stampo mafioso. Ma le indagini,che ieri erano stata avocate dalla Dia di Palermo, sono state rimesse momentaneamente alla Procura della Repubblica di Marsala, segno che dunque gli investigatori non escludono altre piste, oltre quella mafiosa. Il fatto è che l'omicidio si presenta come un vero e proprio rebus, perchè Marcianò era dentro a diversi affari sporchi: dall'immigrazione clandestina, al traffico di sabbia, fino al traffico di droga ad altre circostanze che gli investigatori stanno ricostruendo in queste ore. Marciano era indagato dalla Guardia di Finanza, era finito intercettato in alcune operazioni antimafia e nell'indagine sul traffico internazionale di droga tra Sicilia, Calabria, Colombia. 

L'omicidio è avvenuto intorno alle 10. A dare l'allarme è stata una pattuglia dei vigili del fuoco che passava da quelle parti dopo aver spento un incendio in zona.

Giuseppe Marcianò era genero di Pino Burzotta, ex consigliere comunale del Psi di Mazara, arrestato e poi assolto nell’ambito dell’indagine antimafia «Petrov».  Lo zio di Marcianò, Diego Burzotta, ritenuto il boss della famiglia mafiosa di Mazara, fu arrestato nel 1998 in Spagna dov’era latitante, aveva iniziato a collaborare ma poi decise di non parlare più. Nel 2001 gli fu notificato un ordine di custodia cautelare in carcere con l’accusa di aver «gestito» attività illecite legate a Cosa nostra. È stato condannato all’ergastolo per omicidio.

«Auspichiamo fortemente che le indagini avviate ieri dal Nucleo operativo dei Carabinieri di Trapani dietro il coordinamento della Dda di Palermo possano al più presto fare luce sull’agghiacciante delitto che è stato commesso ieri mattina nelle campagne di Campobello di Mazara, assicurando i responsabili alla giustizia e ripristinando quel senso di sicurezza pubblica che purtroppo è stato messo a dura prova. Non posso che provare profonda costernazione dinanzi a un crimine come questo, che dopo tanti anni riporta il nostro paese agli onori della cronaca per fatti apparentemente riconducibili alla mafia. Un’etichetta che respingiamo con forza, perché la nostra Campobello è una comunità fatta di tantissime persone oneste e laboriose, che non possono e non devono essere in alcun modo identificate con tale fenomeno».
È quanto dichiara il sindaco Giuseppe Castiglione intervenendo a seguito dell’omicidio di Giuseppe Marcianò, avvenuto ieri mattina in contrada Bosco a Campobello di Mazara. Appresa la notizia, il Sindaco ha richiesto un incontro con le locali Forze dell’Ordine al fine di ribadire piena e incondizionata fiducia nel loro operato.



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