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14/08/2017 06:00:00

Sicilia, la riforma farsa di Crocetta e dell'Ars: tornano le elezioni per le Province

 Torna l’elezione diretta per il presidente dei Liberi consorzi, per il Sindaco metropolitano e per i consiglieri di questi enti.

«Abbiamo messo fine alla riforma più strampalata di Rosario Crocetta. Le ex province sono state massacrate da scelte scellerate del PD per cinque anni. Ora si vede un po’ di luce. Torna anche la democrazia con il voto a suffragio universale. Sono orgoglioso di essere stato il primo firmatario del disegno di legge che oggi con il voto d’Aula ha reintrodotto il voto diretto», afferma Vincenzo Figuccia (FI).

Ribatte Antonello Cracolici (PD): «È evidente che questa legge sarà inevitabilmente impugnata dal governo nazionale, determinando una ulteriore condizione di caos sulle ex province che purtroppo sono già state oggetto in questi anni di una legislazione incerta e precaria».

Cambia il nome. Ora si chiamano Liberi consorzi e Città metropolitane. Ma sono sempre loro: le Province. Il parlamento della Sicilia, su proposta di Forza Italia, ha reintrodotto il voto diretto per gli enti. Come accadeva in passato, saranno i cittadini a eleggere i presidenti e i consiglieri. Nonostante l'opposizione del M5s e del governatore Pd dell'isola, Rosario Crocetta, l'assemblea regionale ha deciso. Anche se il ddl, in contrasto con la legge Delrio che aveva abolito le Province, potrebbe essere impugnato da Palazzo Chigi.

I deputati favorevoli sono stati 32 su 47. Se la legge entrerà in vigore si tornerà a votare in primavera, in concomitanza con la prossima tornata delle amministrative. Le elezioni indirette, riservate ai soli amministratori, in Sicilia non si sono mai svolte. Rinvio dopo rinvio, legge dopo legge, giovedì l'assemblea siciliana ha abrogato e rivoluzionato la riforma che cancellava le Province. Con l'elezione diretta degli organi verranno ristabilite anche le indennità. Quella del presidente sarà pari ai sindaci di capoluogo, mentre i consiglieri beneficeranno di un rimborso spese.

A differenza di Crocetta, l'assessore regionale alle Autonomie locali, Luisa Lantieri, ha votato a favore del disegno di legge. Il presidente dell'aula, Giovanni Ardizzone, ha preferito astenersi. Nell'area Pd, il deputato Giovanni Panepinto s'è detto contrario. «La decisione del parlamento siciliano di approvare gli articoli della legge che ripristina l'elezione diretta a suffragio universale del sindaco metropolitano è una palese violazione della norma nazionale, che ha avuto da parte della stessa assemblea regionale il suggello di grande riforma economico-sociale da applicare anche in Sicilia», ha spiegato il parlamentare dei dem.

«Pensare di riportare i cittadini al voto senza che s'attenda un riordino della materia da parte del parlamento nazionale rappresenta uno spot che servirà soltanto a fare propaganda elettorale», ha proseguito Panepinto. «Dal momento dell'entrata in vigore della norma scatteranno i commissariamenti nelle Città metropolitane, creando disagi alle amministrazioni locali e ai cittadini».

Il primo firmatario della legge che reintroduce le Province in Sicilia è stato Vincenzo Figuccia, esponente di Forza Italia. «Abbiamo messo fine alla riforma più strampalata di Crocetta», ha detto a Livesicilia. «Le ex Province sono state massacrate da scelte scellerate del Pd per cinque anni. Ora si vede un po' di luce. Col voto a suffragio universale torna anche la democrazia».

Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, rieletto lo scorso giugno con una coalizione di centrosinistra, non concorda. «La norma sulle città metropolitane conferma lo stato di sempre più grave calamità istituzionale in cui versa la regione siciliana, il cui parlamento, fra le tante gravi e gravissime emergenze che colpiscono i siciliani, non trova altro di cui occuparsi se non di norme che mortificano il senso dell'autonomia, sino a rendere questo istituto un pericolo per i processi democratici e per la corretta gestione degli enti locali a tutti i livelli». Il parlamento siciliano, però, ha deciso. Cambia il nome, ma tornano le Province.

ORLANDO.  "Abbiamo avuto la conferma di come quella che si appresta finalmente a finire sia la peggiore legislatura della storia siciliana repubblicana. Una ulteriore conferma di quanto sia urgente e necessaria la discontinuità non soltanto con il Governo ma anche col modo di fare politica rappresentato da questa Assemblea regionale". Il duro atto d'accusa arriva dal sindaco di Palermo e presidente di AnciSicilia, Leoluca Orlando, dopo il via libera di ieri sera a Sala d'Ercole alla norma che reintroduce il voto diretto nell'ormai ex Province nell'Isola.
"Mentre giorno dopo giorno si susseguono le emergenze sociali, economiche e ambientali e mentre tutte le statistiche confermano come la Sicilia, senza una veloce inversione di rotta, è destinata al sottosviluppo per decenni - aggiunge Orlando -, una accozzaglia politica variegata usa il Parlamento per l'ennesima marchetta pre-elettorale volta unicamente a creare poltrone e aspettative di poltrone, indennità e aspettative di indennità da usare come merce di scambio nella imminente campagna elettorale o come paracadute per coloro che non saranno riconfermati. Proprio quando finalmente si è arrivati a un punto di certezza normativa e mentre in tutta Italia gli enti intermedi sono spariti da tre anni, in Sicilia - denuncia il sindaco - ci apprestiamo a farli risorgere, ricreando quella situazione di incertezza che negli anni ha portato gravi danni, per citare i più clamorosi, al sistema dei servizi sociali, dell'istruzione e della viabilità".
"Non oso immaginare cosa avverrà nelle ultime settimane di questa triste legislatura - conclude Orlando -, quando ancora una volta il nobile strumento dell'Autonomia, che fu pensata e voluta per creare sviluppo, sarà violentato per fini elettorali e per tentare di tutelare vergognosi privilegi".