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06/10/2017 06:00:00

"Maledetto il giorno in cui denunciai il mio stalker": parla Antonella Lusseri

“Maledico il giorno in cui ho messo firma alla mia denuncia contro uno stalker”: comincia così il videomessaggio inviato da Antonella Lusseri, giornalista marsalese, volto dell’emittente televisiva locale TeleSud, che è stata ed è tutt’ora protagonista di una triste storia che ha voluto raccontare, anche attraverso questo video. Ed è una storia di stalking

Lo stalker è un vicino di casa, un uomo di mezza età che vive da solo nell’appartamento adiacente. Comincia gradualmente a perpetrare delle molestie nei suoi confronti, prima cercando dei pretesti per parlarle, poi tentando di fermarla prima di vederla entrare in casa. Infine, arrivando anche agli insulti e alle minacce verbali. Una serie di atteggiamenti che hanno fortemente impaurito la donna, che ha cominciato a stare sempre più lontana da casa propria, temendo seriamente per la propria incolumità: ma tutto questo, fortunatamente, non l'ha fatta desistere dal prendere coraggiosamente dei provvedimenti. Antonella ha reagito: prima la denuncia e la raccolta di documentazione allo scopo di fornire delle prove, poi l’attesa. E anche la delusione. Infatti, nell’immediato, da parte delle forze giudiziarie, non viene preso alcun provvedimento nei confronti dello stalker.

Poi, dopo un anno, qualcosa finalmente sembra muoversi.
“Dopo un anno di peripezie e di attese, dopo che è stato avviato il processo e sono state stabilite delle misure di prevenzione nei suoi confronti, prima emesse, poi annullate, poi scadute – alla fine, dopo un anno e mezzo circa di questo andirivieni, questa persona viene inquadrata per bene. Viene quindi imposta la misura di prevenzione prevista dalla legge, da parte del Tribunale di Marsala”.

Antonella non ha mai avuto ripensamenti e anzi ha sempre incoraggiato le altre vittime di stalking a sporgere denuncia, con delle prove o senza, anche avendo solo un dubbio. “Visto e considerato”, spiega, “che lo stalking non è un reato che definisci come una rapina, che inizia e finisce, ma si basa su atti persecutori, spesso e purtroppo difficilmente individuabili.”

Per il caso di Antonella il Tribunale di Marsala ha individuato, in un’ordinanza lunga quattro pagine, tutti i motivi per cui lo stalker dovrebbe tenersi lontano da lei.
“Per cui non possiamo stare nella stessa abitazione”, sottolinea la donna, evidenziando con amarezza che si ritrova purtroppo a condividere uno spazio comune di ingresso con l’uomo, suo vicino di casa. Per la donna è comunque consolante il pensiero che, dopo un anno di attesa, la macchina giudiziaria sembri mettersi in moto. “Si arriva a quest’ordinanza, in attesa della fine del processo, che dovrebbe concludersi a fine anno. A gennaio, più o meno.”

Però poi, improvvisamente, la beffa: il legale dell’uomo presenta un ricorso al Tribunale del Riesame di Palermo, ricorso che viene accolto. Tutte le misure preventive precedentemente adottate vengono d’un tratto revocate. Per Antonella ricomincia l’incubo.

“Io, giorno 20 settembre, lo vedo tornare a casa. Vengo a sapere che il Tribunale del Riesame di Palermo ha revocato tutte le misure, predisponendo solamente l’obbligo di firma al Commissariato – paradossalmente dicendogli che DEVE rimanere a casa, anzi, guai se te ne vai, perché devi firmare. E il motivo? Non si sa. Io, in quattro righe, ho visto la mia incolumità messa di nuovo a rischio, senza una motivazione.

L’amarezza è tanta, a questo punto, e anche la paura. “Lì ho pensato a Noemi”, ricorda la donna, “quella ragazzina di 15 anni morta per un colpo alla testa. Ho avuto un forte senso di nausea, ho pensato che non era giusto, che io avrei potuto essere la prossima Noemi…”
Quello è stato il momento in cui Antonella Lusseri ha deciso di realizzare il video pubblico, in cui appunto esordisce con un “maledetto il giorno in cui ho denunciato il mio stalker”, per esprimere tutta la sua amarezza. “Perché ero convinta che tra me e lui non ci fosse partita”, dice, perché convinta che la vittima, com’è giusto che sia, venga sempre tutelata. E invece si ritrova a scoprire che non è così.

Nonostante tutte le difficoltà, Antonella si arma comunque di coraggio e in quanto giornalista si serve degli ‘strumenti del mestiere’ per amplificare il suo ‘grido di aiuto’: così le istituzioni del territorio hanno recepito il messaggio e sono state allarmate. Forze dell’Ordine e Prefetto hanno percepito il pericolo, ma con tutta la tutela che le hanno dedicato Antonella continua comunque a sentirsi in difficoltà.
“Sono io che devo stare attenta e in attesa, sono io che adesso non posso più tornare a casa. Lui invece dov’è? A casa sua”.
La donna si sente letteralmente cacciata da casa propria, non avendo più la tranquillità e la serenità per vivere accanto ad un individuo da cui si sente minacciata.
“Aprire la porta, cucinarsi, farsi la doccia con calma, fumarsi una sigaretta in balcone: quella tranquillità che diamo troppo per scontata è quello che manca adesso a me.”

Antonella si dimostra sconvolta dal fatto che le vittime, in Italia, non vengano tutelate, soprattutto quando ci sono leggi a tal proposito che parlano chiaro. Non è un problema normativo, è un problema di applicazione delle norme. Chi ha la responsabilità della vita delle persone, quindi lo Stato, deve stare sempre in guardia. “Perché non sai quando la persecuzione sconfina nella violenza”, puntualizza la giornalista.

Ma come affrontare una situazione del genere? Quando tutto sembra ormai compromesso e perduto, quando la certezza e la sicurezza di una vita tranquilla vengono a mancare, Antonella suggerisce che la soluzione è armarsi di una buona dose di coraggio, chiudere tutto e ricominciare da capo.
“Cambiare casa, abitudini, cercare di non perdere l’equilibrio. Io cerco di tenermi impegnata, perché non voglio che questo problema non influenzi la mia vita, ma non è facile”.

Antonella sa quali sono i suoi diritti, quali sono gli strumenti di cui può servirsi, e nonostante le mille difficoltà ha trovato il coraggio di sporgere denuncia, di affrontare il problema. Si ritiene fortunata, in questo senso: infatti rivolge un pensiero a tutte quelle donne che invece non sanno a chi rivolgersi, a chi chiedere aiuto. “Io, in quanto giornalista, so con chi parlare. Ma molte donne, chiuse tra le mura di casa, costrette a subire violenza, non sanno neanche con chi parlare. Allora vi dico: rivolgetevi alle forze dell’ordine, alle associazioni, fatevi refertare al pronto soccorso”.

A tal proposito, sottolinea che al Pronto Soccorso di Marsala è stato attivato il “Codice Rosa”, per cui la donna maltrattata o percossa, arrivando in Ospedale, può seguire una via preferenziale, anche più discreta; un invito e un sostegno in più rivolto alle vittime di violenza domestica, stalking o altro, per tutelarsi da sole e in prima persona. “La stessa procedura dovrebbe essere attivata anche negli Uffici delle Procure”, aggiunge Antonella, “che ricevono questi tipi di denunce. Aspettare sei mesi per affidare le pratiche è troppo tempo. Dovrebbero esserci dei magistrati di riferimento che dovrebbero nell’immediato individuare l’emergenza.”

Antonella Lusseri chiede che venga semplicemente applicata la legge: perché ci sono gli strumenti e devono solamente essere applicati. Fortunatamente, c'è chi prende seriamente in considerazione la questione. La giornalista ha infatti ricevuto l’aiuto del Prefetto di Trapani Darco Pellos, il quale ha riconosciuto appieno la gravità della sua situazione. “Lui mi disse: lei è una cittadina che ha lanciato un allarme, io rappresento lo Stato, sono su questo territorio, sono chiamato ad intervenire. Per cui dico: chiunque si dovesse trovare nei miei stessi panni, ci sono dei punti di riferimento a cui ci si può appellare.

Antonella non sa ancora come si evolverà la sua storia, ma sente comunque di aver dato un qualche contributo con il suo coraggioso video-appello, rivolto anche e soprattutto alle istituzioni.

 



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