Processo a Michele Licata per lottizzazione abusiva a Torrazza, ascoltati testi difesa
Due testi della difesa sono stati ascoltati nell’ultima udienza del processo a Michele Licata per la presunta lottizzazione abusiva dell’area alle spalle della spiaggia di Torrazza.
Su richiesta dell’avvocato difensore Carlo Ferracane, hanno testimoniato il professor Giuseppe Cangemi, ordinario di Urbanistica all’Università di Palermo, e l’ingegnere Pietro Giacalone, ex responsabile Urbanistica del Comune di Petrosino.
Davanti al giudice Lorenzo Chiaramonte, il professor Cangemi, in qualità di consulente difensivo, ha sostanzialmente affermato: “Non c’è stata lottizzazione abusiva. Non si può contestare questo reato a Michele Licata per l’area di Torrazza. Non sono stati, infatti, realizzati picchettamenti o tracciate vie”.
Come teste della difesa è stato ascoltato anche l’ingegnere Pietro Giacalone, ex responsabile Urbanistica del Comune di Petrosino, che ha dichiarato che la zona di Margi Nespolilla, alle spalle della spiaggia di Torrazza, era da tempo una grande discarica a cielo aperto, disseminata da materiale edile di risulta e pietre. Secondo Giacalone, inoltre, non ci sarebbe stata correlazione tra i due opifici che avrebbe dovuto realizzare la Roof Garden e che nelle zone agricole, come questa, non si può lottizzare, né trasformare gli edifici in alberghi e ristoranti.
L’ingegner Giacalone, intanto, dopo aver attraversato varie peripezie giudiziarie, pare stia tentando il gran salto dal Comune di Petrosino a quello di Marsala. Risulta, infatti, tra i partecipanti al concorso bandito dal Comune lilybetano per “dirigente tecnico”, le cui prove scritte si sono svolte nei giorni scorsi. Tornando al processo a Michele Licata, secondo la difesa, inoltre, non vi sono altre opere diverse da quelle autorizzate ed è stato provato che la zona non è soggetta a vincolo Ramsar. Pertanto, la concessione edilizia, dopo i nulla osta di Soprintendenza e assessorato regionale Territorio e Ambente, sarebbe stata legittimamente rilasciata. A porre domande a Cangemi e Giacalone è stato solo l’avvocato Ferracane. Hanno ritenuto, invece, non necessario fare altrettanto il pm Antonella Trainito e il legale di parte civile per il Comune di Petrosino, l’avvocato Giuliano Pisapia (ex sindaco di Milano). Con Pisapia, ad assistere il Comune di Petrosino è anche Valerio Vartolo. In precedenza, nel corso del processo, erano stati ascoltati i tre consulenti della Procura di Marsala. E cioè gli ingegneri De Vita, Costarella e Casano. E De Vita, in particolare, ha confermato che l’opera risultava, per le aperture-finestre e il solaio, in difformità rispetto alla concessione. Così come per le strade che dovevano collegare le strutture. Costarella e Casano hanno, invece, ribadito le loro relazioni, dalle quali emerge che i files tratti dai computer sequestrati ai progettisti del Licata evidenziavano progetti di un vero e proprio albergo, con tanto di camere, piscina e campo da golf. Di recente, intanto, l’inchiesta si è allargata. Per concorso in lottizzazione abusiva, infatti, anche se il reato pare destinato alla prescrizione, sono indagati anche tre professionisti e un imprenditore edile. E cioè gli architetti Giovanni Cammarata, tecnico “storico” di Licata, Gianluigi Pirrera e Gian Piero Lentini, progettista dello stabilimento balneare, e il costruttore Giuseppe Sciacca. Tutti, secondo l’accusa, avrebbero avuto un ruolo nel progetto di “cementificazione” della zona di Torrazza.
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