Antonio d'Alì, ex senatore di Forza Italia, quanto è importante per il nostro Paese avere un Governo?
Non metterei tutta questa enfasi, ricordo che la Spagna è rimasta due anni e mezzo senza Governo impossibile a farsi ed è cresciuta con un Pil del 3% l'anno. Alcune cose si possono fare indipendentemente dal fatto che ci sia un Governo o no. Certo è importante avere la direzione politica ma un Governo che non abbia la direzione politica e sia frutto solamente di un accordo non credo che sia utile al Paese.
Un voto a luglio potrebbe essere una sciocchezza?
Andare a votare a luglio può essere diventata una fesseria perchè è stato eccessivo perdere due mesi di tempo per rendersi conto che non c'erano le condizioni per fare un Governo. Si poteva votare tranquillamente di nuovo a giugno, con questa legge elettorale bisogna aspettarsi che ci siano esiti che non diano agio ad una governabilità assoluta.
Non c'è il pericolo che andando a votare in questo breve lasso di tempo il movimento Cinque Stelle faccia un doppio exploit?
Ascoltare il corpo elettorale non dovrebbe mai essere un pericolo, almeno in democrazia. La parte avversa può temere che accada questo ma noi concettualmente dobbiamo avere fiducia nel corpo elettorale.
Questo è un Paese che va a due velocità, Nord e Sud camminano su binari diversi. Perchè al Governo non è mai stata affrontata concretamente la questione meridionale a partire dalle infrastrutture?
Apriamo un capitolo molto complesso. La colpa è nella classe politica del sud, se le cose al nord accadono allora c'è qualcuno che le realizza, al sud magari non c'è nessuno che le fa. Nessuno si rende conto che la classe politica meridionale ha sempre promosso una politica di accattonaggio piuttosto che una politica di strutturazione economica di bilancio del Paese, quando ci ha provato è stata bacchettata malamente, il mio caso è uno di questi. Quando ho dovuto far decidere a Roma una questione che era contesa tra Napoli, Genova, Trieste, Trapani sono riuscito a farlo, evidentemente altri non hanno nemmeno idea di quello che si può fare per il sud.
L'aeroporto è la nota dolente di questa provincia, chi sta venendo meno in questo momento?
La governance dell'aeroporto era legata alla Provincia di Trapani, un ente che aveva l'intenzione di fare gli interessi di questo territorio. È stata poi trasferita alla Regione che evidentemente ha interessi più complessivi, e forse per quanto riguarda la provincia di Trapani abbiamo visto come negli ultimi anni ha avuto interesse a demolire più che ad avvantaggiarla. E' dimostrato che se si vuole si può fare, io ho preso l'aeroporto nel 2006 con 50 mila passeggeri e ho detto che nel giro di tre anni lo avrei portato a 2 milioni di passeggeri, cosa che è puntualmente avvenuta. Quindi è una questione di buona volontà e di capacità.
La Finanziaria regionale, appena approvata, le è piaciuta?
Attendo di leggerla e poi devo dire che ha ricalcato l'andazzo di tutte le precedenti finanziarie. Si è cercato di tamponare più che di costruire. La Sicilia non è nelle condizioni forse adesso di mettere in piedi un vero progetto di rilancio, non è nelle condizioni non solo economiche ma anche di spessore politico della sua classe dirigente, soprattutto di coraggio politico. Io ho sempre detto che una delle rovine della Sicilia è il fatto che la classe dirigente politica regionale ritenga che il passaggio attraverso la Regione sia il trampolino verso Roma, questo ha portato a seguire i diktat delle segreterie nazionali. L'esempio è la Finanziaria di quattro anni fa quando la decontribuzione sulle nuove assunzioni fu finanziata con i fondi strutturali del sud, cioè noi abbiamo rinunciato a 4 miliardi e mezzo di fondi strutturali, di cui 2 miliardi e mezzo per la Sicilia, per pagare 4 milardi e mezzo di azzeramento dei contribuiti per i nuovi assunti in tutta Italia. Allora misi in avviso i miei colleghi parlamentari di tutti i partiti e non ebbi nessuna risposta perchè bisognava che passasse il messaggio che il Parlamento agevolava l'occupazione. Nessuno si era mai accorto che questo vantaggio passava attraverso l'eliminazione dei fondi strutturali al sud.
Il 27 maggio Misiliscemi potrebbe essere una città autonoma, staccata da Trapani. Che ne pensa?
Sono assolutamente contrario, il mio progetto era quello di unire e non dividere. Bisogna aiutare i cittadini, dico no proprio nell'interesse dei cittadini di quelle contrade che non sanno a cosa vanno incontro in termini di costi, di disservizi, di aumento della classe politica. Diciamo che i costi dell politica vanno abbattuti e qui andiamo a creare un nuovo sindaco, un nuovo consiglio comunale, una nuova Giunta per 8 mila abitanti. Sicuramente avranno le loro ragioni per essere stati trascurati nel passato ma le frazioni che oggi chiedono la loro autonomia hanno avuto assessori, deputati regionali e quindi di cosa parliamo? Si vuol creare un'entità autonoma a Misiliscemi nel momento in cui il Governo mette i soldi per le fusioni, cioè per i processi di aggregazione, e non dà una lira per i nuovi Comuni anzi ci sarà una penalizzazione in termini di costi.
Quindi cosa diciamo ai trapanesi?
Di andare a votare e votare no. È un percorso contrario all'evoluzione amministrativa del nostro Paese e di tutti i Paesi. In economia esiste una regola fondamentale che è quella dell'economia di scala: quando si hanno dei costi fissi più è il numero di persone su cui si riesce a ripartire e meno le singole persone pagano. Qua andiamo in perfetta contraddizione.