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02/06/2018 06:00:00

2 Giugno 1993: Matteo Messina Denaro č latitante da 25 anni

Sono 25 anni di latitanza. 25 anni che Matteo Messina Denaro ha fatto perdere le sue tracce. Un quarto di secolo per l’ultimo boss della vecchia guardia di Cosa Nostra, invisibile dal 2 giugno 1993.

Da quando i carabinieri sono andati a cercarlo, nella sua casa a Castelvetrano. Lui non c’era, si era già dato alla macchia. Era già sparito, in quei giorni di fuoco per l’Italia intera. Erano i giorni degli attentati in Italia. Milano, Firenze, Roma, i mesi della strategia del terrore di Cosa Nostra. Messina Denaro, giovane rampante di cosa nostra si trovava in vacanza a Forte dei Marmi con i fratelli Graviano. Da lì comincia il suo girovagare sfuggendo agli arresti.

Oggi Messina Denaro è tra i latitanti più ricercati nel mondo, il più cercato in Italia.
Nei mesi successivi all’arresto di Totò Riina fece parte del gruppo di fuoco che organizzò gli attentati dinamitardi nel continente, poi sposò in pieno la strategia della sommersione, facendola sua, di Bernardo Provenzano.

“U sicco”, così lo chiamano, è figlio di don Ciccio Messina Denaro, boss della famiglia di Castelvetrano, legato ai corleonesi, che morì da latitante nel 1998.

Ama le belle donne, le auto scattanti, i videogiochi, le diavolerie tecnologiche. E’ un boss al passo coi tempi, ha figli ma non è sposato. In un pizzino una volta scrisse, con rammarico, che se non avesse fatto questa vita, quella da boss, sarebbe andato all’università. E’ amante dell’arte, su cui si sono indirizzati molti dei suoi affari.
Oggi è ritenuto l’ultimo boss della vecchia cosa nostra, della stirpe dei corleonesi.
E’ riuscito a mantenere il profilo basso, basta bombe, basta sparatine. Anche se è stato condannato per diversi omicidi. “Con le persone che ho ammazzato potrei riempirci un cimitero”, dice di se stesso. Nel 1993 viene sequestrato da un commando di mafiosi il tredicenne Giuseppe Di Matteo, figlio del mafioso Santino, per tentare di bloccare la collaborazione dell’uomo con la giustizia. Matteo Messina Denaro oltre ad organizzare e deliberare il sequestro mette a disposizione, nel trapanese, i covi in cui il ragazzo viene tenuto segregato. Dopo tre anni il piccolo Di Matteo viene strangolato e sciolto nell’acido. E’ tra gli assassini dell’agente di polizia penitenziaria Giuseppe Montalto, ucciso a Trapani nel ‘93
Poi basta. Basta sparare, è il tempo degli affari. Riesce a convogliare i capitali di cosa nostra nell’economia legale. Entra nel business dell’energia rinnovabile, della grande distribuzione.
Sono gli anni 2000, sono gli anni in cui comincia la caccia alla primula rossa. La caccia si intensifica dopo l’arresto del suo mentore, Bernardo Provenzano, che passò oltre 40 anni di latitanza, preso a Montagna dei Cavalli, nella sua Corleone, nell’aprile 2006. In quel covo vennero trovati diversi pizzini anche di Messina Denaro. Poi la provincia di Trapani diventa terreno di caccia. Da dieci anni le persone più vicine a Matteo Messina Denaro vengono arrestate, per cercare di stanarlo, per mettere fine al rubinetto della sua latitanza. “Terra bruciata”, è questa l’espressione più abusata ogni volta che scatta un blitz che porta in cella i fiancheggiatori del super boss. I suoi familiari, sorelle fratelli, cugini, cognati, nipoti, sono finiti tutti in carcere. Ma di lui non c’è traccia. C’è chi lo vuole in Sud America, chi in Africa, chi l’ha visto in Francia, chi nel Nord Italia, c’è chi dice di averlo visto sugli spalti, qualche anno fa, al Barbera, durante il match Palermo-Sampdoria. Alcune piste lo collocano però in Sicilia, perchè Messina Denaro è sì un boss moderno, ma è sempre legato al suo territorio, è sempre legato al controllo delle attività. C’è chi dice che sia morto. Perchè superati i 50 i problemi di diabete possono essere decisivi in una condizione di latitanza. A cadenza biennale viene rifatto il suo identikit, l’ultima sua foto è quella famosa, con gli occhiali a goccia per coprire lo strabismo. Un immagine, l’ultima prima di scomparire. Prima di cominciare un’invisibilità che dura 25 anni.



Caccia a Messina Denaro | 2024-05-16 07:55:00
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