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11/10/2018 08:15:00

Mazara, i pescherecci sequestrati: la nuova sfida all'Italia della Libia

15,00 - “Sono in contatto con le autorità diplomatiche italiane che seguono con attenzione l’evolversi della vicenda legata al sequestro dei due pescherecci di Mazara del Vallo. L’autorità libica per decidere sul dissequestro, come noi ci auguriamo avvenga, ha preso 72 ore di tempo, ovviamente l’auspicio è che tale positiva decisione possa essere presa prima di tale termine. Sappiamo che i nostri marittimi ieri sera sono stati interrogati e pare che il risultato dell’interrogatorio sia positivo il che ci fa ben sperare affinché tutto si possa risolvere positivamente nel giro di qualche ora. Sono naturalmente impressioni e seguiamo attentamente tutti gli sviluppi del caso”.

Lo ha detto il sindaco di Mazara del Vallo, on. Nicola Cristaldi dopo aver sentito telefonicamente l’Ambasciatore italiano in Libia, Giuseppe Perrone che si trova a Roma e il responsabile dell’unità di crisi della Farnesina, che stanno seguendo con la massima attenzione l’evolversi della vicenda legata al sequestro del ‘Matteo Mazzarino’ e dell’‘Afrodite’, i due pescherecci di Mazara del Vallo sequestrati da una vedetta libica nel tardo pomeriggio di martedì.



“Il Mediterraneo – ha aggiunto Cristaldi - non può essere lo specchio acqueo dove cominciare una nuova guerra del pesce, vogliamo che si torni alla serenità. Siamo al lavoro – ha continuato - per far tornare i nostri marittimi al loro lavoro e alle loro famiglie e con loro possano essere liberate anche le due imbarcazioni. Abbiamo avuto rassicurazioni – ha concluso il Primo Cittadino - che i membri dell’equipaggio stanno bene e ci auspichiamo che i buoni rapporti tra il Governo italiano e quello libico porti ad una veloce e positiva risoluzione della vicenda”.

Nel motopesca Afrodite, di proprietà della omonima società armatoriale dei fratelli Pellegrino, ci sono sei uomini di equipaggio al comando del capitano Vincenzo Pellegrino, nel motopesca “Matteo Mazzarino”, di proprietà della società armatoriale M.C.V. Pesca dell’armatore Vincenzo Asaro ci sono sette uomini di equipaggio al comando del capitano Alberto Figuccia.

07,00 - «Dai libici spari e poi il sequestro»: ansia per due pescherecci siciliani. L'«Afrodite Pesca» e il «Matteo Marrarino», entrambi della marineria di Mazara del Vallo e complessivamente con 13 uomini a bordo, bloccati in mare da motovedette di Tripoli e poi costretti a raggiungere il porto di Ras Al Hilal.

Nessun ferito, ma tutti e 14 i marinai, italiani e tunisini, dei due pescherecci siciliani sequestrati dalla Guardia costiera libica sono sottoposti a un fermo di polizia per accertamenti.

Una motovedetta libica li ha avvicinati, sparando diversi colpi, martedì poco dopo le 20 a 29 miglia dalle coste di Derna con l’accusa di pescare in acque libiche e non internazionali come sostengono gli italiani.

 

La Farnesina sta monitorando la situazione in stretto contatto con la nostra ambasciata a Tripoli: «La nostra diplomazia è impegnata affinché l’emergenza si risolva presto e al meglio». Dal ministero degli Esteri aggiungono inoltre che la motovedetta libica è intervenuta sostenendo che ci sia stato uno sconfinamento delle due imbarcazioni in un’area di pesca protetta. Ma l’Esercito nazionale libico (Lna) di cui Khalifa Haftar è comandante generale, in un comunicato ufficiale, ribadisce che i due pescherecci siciliani trattenuti in Libia sono stati intercettati in «acque territoriali libiche».

 

«Un copione che si ripete da anni - accusa il sindaco di Mazara, Nicola Cristaldi -. I militari libici, saliti sui due natanti, hanno intimato ai comandanti di intraprendere la navigazione verso la costa libica. I due pescherecci sono giunti in nottata al porto Ras Al Hilal». E il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, incalza: «Nella prossima conferenza sulla Libia, in programma a novembre a Palermo, oltre all’immigrazione altro tema da affrontare dovrà essere quello della sicurezza dei nostri pescherecci. Una storia vecchia che si ripropone puntualmente».

 

Un’interrogazione al ministro degli Esteri è stata presentata dal deputato della Lega Lorenzo Viviani insieme ai parlamentari della commissione affari esteri Paolo Formentini ed Eugenio Zoffili, per chiedere quali iniziative intenda portare avanti per riportare in acque territoriali italiane i pescherecci trattenuti in Libia. Polemica la reazione dell’opposizione.«E adesso il ministro dell’Interno che farà? - afferma Erasmo Palazzotto di Liberi e Uguali - Ringrazierà le autorità libiche (dopo aver detto nel luglio scorso che lui dei libici si fidava) per avere sparato a due pescherecci italiani ed averli sequestrati senza alcuna ragione?».

 

Intanto il fermo, avvenuto da parte della marina del generale Khalifa Haftar, rischia di diventare un «caso politico» se il rilascio degli equipaggi non sarà immediato. «In quel caso il gesto non potrebbe essere isolato dal contesto, ovvero diventerebbe un atto che ha anche una chiara valenza politica, un atto di forza per ottenere qualcosa in cambio», spiegano fonti libiche.

 

Specie in vista della Conferenza di Palermo per la quale sono in corso contatti continui proprio con Haftar dal quale è per altro giunta la smentita di una non partecipazione ventilata da recenti indiscrezioni mediatiche. Questo non vuol dire che il fermo sia stato premeditato, ma nel caso di prolungamento rischia di proporsi come un «ovvio segnale».

 Gli spari sono arrivati all'improvviso da una motovedetta libica, probabilmente una di quelle che l'Italia ha fornito negli ultimi mesi per il soccorso ai migranti. Solo che da quelle motovedette i libici hanno sparato a pescatori italiani per costringerli a fermarsi e a seguirli nel porto di Ras Al Hilal dove adesso i sette uomini d'equipaggio del motopesca di Mazara del Vallo "Matteo Mazarino e dell'"Afrodite Pesca" sono trattenuti e interrogati. Un nuovo capitolo della vecchia guerra della pesca nel Canale di Sicilia che però questa volta assume connotati di particolare gravità alla luce degli accordi tra Italia e Libia e alla vigilia della conferenza sulla Libia in programma a Palermo il 12 e 13 novembre.

"A due mesi dal disegno di legge per la cessione delle motovedette ai libici, ecco il risultato. Il governo si occupi rapidamente della vicenda degli equipaggi dei due pescherecci e venga a riferire in aula superando l'imbarazzo e la schizofrenia che l'ha contraddistinto", chiede Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani.

"Appena l'equipaggio ha sentito gli spari ha alzato le mani senza opporre alcuna resistenza - ha raccontato Gaspare Asaro, uno degli armatori del motopesca 'Matteo Mazarino' - Sono piantonati da un gruppo di persone in divisa, non so se militari o miliziani. Stanno tutti bene e non ci sono feriti".
Il "Matteo Mazarino" si trovava in mare dallo scorso 20 settembre. Dopo una lunga permanenza nel mar Egeo aveva raggiunto da appena 24 ore la zona in cui è avvenuto il sequestro. L'ancoraggio da parte delle motovedette libiche è avvenuto a 29 miglia dalle coste di Derna, all'interno della Zee (Zona Economica Esclusiva) definita dal Governo libico nel 2005 ma non riconosciuta dagli altri paesi: la Libia dal 2005 ha esteso unilateralmente di fatto le proprie acque nazionali 62 miglia oltre le 12 convenzionali.

"Al momento degli spari - continua Asaro - il nostro peschereccio si trovava distante dall'altro, che invece ha subito alcuni danni". I militari libici sono saliti a bordo delle due imbarcazioni sequestrando telefoni cellulari e alcuni documenti. "Ci dicono che si tratta di controlli di routine - aggiunge - ma non abbiamo avuto alcun contatto con le istituzioni che però sappiamo impegnate nella risoluzione. Di certo allo stato attuale non ci è stata comunicata nessun ammenda da pagare".

Il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci si è messo in contatto con l'Unità di crisi della Farnesina che sta seguendo la situazione. Anche da bordo della Mediterranea arriva una disponibilità all'aiuto. "Questo episodio conferma che la Libia, nelle sue diverse e contrapposte milizie e forze che detengono il potere, non può essere considerata in nessun modo un interlocutore per l'Italia - dicono i coordinatori del progetto umanitario - Il governo italiano ha grandi responsabilità nell'avere attrezzato e finanziato le autorità di un simile paese delegando loro la gestione di migliaia di vite umane e contribuendo a mettere in pericolo, come dimostra l'episodio di oggi, anche chi lavora in questo tratto di mare. La Mare Jonio si trova in questo momento davanti alle coste libiche ed è disponibile a collaborare con il Governo italiano e con le autorità competenti per fornire assistenza ai due pescherecci e ai nostri connazionali trattenuti in queste ore in Libia".

La Libia giustifica l'azione delle motovedette affermando che i pescherecci di Mazara del Vallo erano in acque libiche. "Due imbarcazioni italiane sono state abbordate all'interno delle acque territoriali libiche", ha sostenuto il generale di brigata Ahmed Al-Mismari, portavoce dell' Lna. "Non é la prima volta che imbarcazioni italiane entrano nelle acque territoriali libiche, al momento gli equipaggi delle due imbarcazioni vengono interrogati".