A costo zero, o quasi, erano riusciti a costruire il porto turistico di Augusta guadagnando anche migliaia di euro tra lavori mai realizzati e tasse non pagate. Si chiama «Xiphonia» l’operazione condotta dalla Procura e dal comando provinciale della Guardia di finanza di Siracusa che ha portato all’arresto di due noti imprenditori di Augusta, Alfio Fazio, 61 anni, amministratore della «Porto Xifonia Augusta srl», e Antonino Ranno, 64 anni, amministratore di fatto della «Edil Tiche srl», società che si occupa di edilizia residenziale. I due si trovano adesso agli arresti domiciliari e sono indagati a vario titolo, insieme ad altre sei persone, tutti amministratori di varie società, per associazione a delinquere, truffa aggravata, dichiarazione fraudolenta, emissione di fatture e documenti per operazioni inesistenti e indebita compensazione. I militari hanno anche effettuato sequestri su beni immobili e conto correnti per 7 milioni e mezzo di euro.
L’intera vicenda ruota attorno al progetto per la realizzazione del porto turistico nel comune megarese. L’impresa di «Xifonia Augusta srl» nel 2016 ottiene un contributo europeo di 8 milioni di euro per l’esecuzione dei lavori, a fronte di un investimento complessivo di oltre 17 milioni di euro. L’indagine del nucleo di polizia economico finanziaria guidato dal tenente colonnello Antonino Sciabarrà è partita nel febbraio del 2017 da un controllo fiscale su un’impresa edile. Da quel momento, i militari delle fiamme gialle, hanno ricostruito attraverso testimonianze, intercettazioni ambientali e telefoniche e l’esame di migliaia di documenti e atti bancari, un reticolo di società, in gran parte riconducibili ai due imprenditori, attraverso le quali sarebbero state gonfiate le fatture per alcune forniture o emesse fatture per lavori mai realizzati.
Questo sistema avrebbe consentito all’impresa megarese di presentarsi alla Regione e chiedere lo stanziamento della prima tranche del finanziamento europeo ottenendo così la liquidazione di 2 milioni 666 mila euro; la seconda e terza tranche sono poi state bloccate dall’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Fabio Scavone e dal sostituto procuratore Salvatore Grillo. L’inchiesta degli uomini del comando provinciale delle fiamme gialle, guidato dal colonnello Luca De Simone, ha portato alla luce false fatturazioni per 22 milioni di euro e situazioni come quella legata a 187 blocchi di cemento, quando, pur essendo il materiale già nella disponibilità delle imprese, sarebbero state simulate più cessioni con fatture false per oltre 800 mila euro. I due imprenditori sono ai domiciliari mentre nei confronti di 5 amministratori di società è scattato il divieto di esercitare uffici direttivi per 10 mesi.