Marausa, una partita di pallavolo per ricordare Giuseppe Montalto, ucciso dalla mafia
Una partita di pallavolo per ricordare Giuseppe Montalto, ucciso dalla mafia, il 23 dicembre 1995 esempio di integrità e coraggio per le future generazioni, si è disputata nella scuola da lui frequentata e a lui intitolata, l’Istituto comprensivo di Marausa, guidato dalla Dirigente Maria Letizia Gentile. A vincere la partita, sono stati i padroni di casa che hanno giocato con i compagni dell’Istituto comprensivo Dante Alighieri di Valderice.
L’evento sportivo è stato promosso in collaborazione con la polisportiva “VADO OK”, presieduta da Vita Polisano. Prima della partita è stato fatto un ricordo dell’agente, con la partecipazione della vedova Montalto, Liliana Riccobene e delle istituzioni locali, l’assessore alla Pubblica Istruzione, Vincenzo Abbruscato, la Magistrata Alessandra Camassa, Presidente del Tribunale di Marsala, la dirigente dell’IC di Valderice, Anna Bica, Roberta Gatani che gestisce la Casa di Paolo, alla Kalsa a Palermo, luogo di nascita di Paolo Borsellino e l’ambientalista Anna Giordano.
La Dirigente Gentile ha aperto il momento commemorativo, leggendo una lettera commovente a Liliana, di un’alunna della classe seconda della scuola primaria plesso di Rilievo:-tuo marito era un uomo sano, aveva i valori della legalità dentro: giustizia, verità, serietà e bontà per la nostra salvezza-, queste alcune delle parole della lettera. Dense di significato le parole della Giudice Camassa, rivolte ai giovani studenti: -La straordinarietà di Giuseppe Montalto sta nell’aver fatto una cosa ordinaria: il suo dovere.
La mafia per identificare e punire il giovane poliziotto lo ha cercato tramite la targa dell’auto, trovandolo mentre guardava una partita di calcetto. Voi giovani dovete pensare alle persone come Giuseppe, come la parte migliore di noi, ogni volta che facciamo il nostro dovere, nella vita quotidiana e ordinaria. Questo è quello che dovete fare voi giovani: semplicemente il vostro dovere.- Commosse e forti le parole di Liliana Riccobene che ha ricordato, il marito, come persona vera e meravigliosa, che amava tutti gli sport e la vita e ha ricordato il momento terribile dell’assassinio, in cui Giuseppe per salvare lei e le sue bambine, una in grembo, si è buttato addosso a loro: -ragazzi la mafia è fatta di codardi. Gli hanno sparato alle spalle.
Mio marito è morto da solo, impotente. Lui non è morto solo per la sua famiglia, ma per tutta la comunità. Era un uomo buono che amava il suo paese. Tutti lo hanno pianto, non solo noi della famiglia. Basta un gesto semplice per ricordarlo ogni giorno. Fare il proprio dovere, seguendo il suo esempio positivo.-
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