Appropriazione indebita, chiesta l'assoluzione per Pino Giammarinaro
l pm Niccolò Volpe ha chiesto l’assoluzione dell’ex deputato regionale della Dc Pino Giammarinaro dall’accusa di appropriazione indebita. Stessa richiesta il pm ha avanzato anche per altre tre persone, tra le quali anche la moglie dell’ex politico salemitano, Giovanna Calistro.
Gli altri due sono Giuseppe Angelo e l’avvocato di Gibellina Antonio Inzirillo. Richiesta di condanna, invece, per Antonio Maniscalco e Fabrizio Chianetta. Per il primo, il pm Volpe ha invocato due anni di reclusione, mentre per il secondo un anno e mezzo. Tranne Inzirillo, tutti gli imputati sono di Salemi. Il processo si svolge davanti al giudice monocratico Vito Marcello Saladino. Ai sei imputati era stato inizialmente contestato (indagini della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura) di essersi appropriati di somme, per un totale un milione e 240 mila euro, prelevate dalle casse di centri medici e di fisiokinesiterapia di cui Giammarinaro, secondo gli inquirenti, sarebbe stato “amministratore di fatto” e gli altri formalmente amministratori, soci o dipendenti. Le società dalle quali sarebbero state prelevate le somme sono il “Centro Emodialisi Mazarese”, di cui era amministratore unico Antonio Maniscalco, il “Ginnic Club Alicia – Centro di Fsk di Calistro Giovanna”, di cui erano soci accomandatari quest’ultima e il Chianetta, e la “Salus” di Gibellina, di cui era amministratore unico l’avvocato Inzirillo. Dalla “C.E.M.” sarebbero stati complessivamente prelevati 954 mila euro, di cui 100 mila sotto forma di prestito fatto ad Angelo. I fatti inizialmente contestati dall’accusa sono relativi al periodo compreso tra il 2008 e il 2011. Nel processo, però, l’accusa non è riuscita a provare il sospetto che Pino Giammarinaro fosse l’amministratore “di fatto” delle società e per questo motivo il pubblico ministero ha chiesto l’assoluzione dell’ex deputato regionale. Tutto iniziò con la relazione degli amministratori giudiziari delle società poste sotto sequestro, che notarono ammanchi in cassa. A difendere i sei imputati sono gli avvocati Paolo Paladino, Baldassare Lauria, Stefano e Andrea Pellegrino, Antonino Zanghi, Giuseppe Culicchia e Nicolò Clemenza.
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