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14/01/2019 06:00:00

Erice, i paradossi dell'antimafia: la storia della famiglia Drago / 1

 Quando lo Stato sequestra i beni al mafioso Giuseppe Grigoli, re dei supermercati e socio del boss Matteo Messina Denaro, gli ufficiali del Tribunale, le forze dell’ordine, gli investigatori, fanno il conto di tutti i beni, e sono parecchi. Ci sono locali un po’ dappertutto, in provincia di Trapani, qualcosa anche ad Agrigento e a Palermo.
Il patrimonio immobiliare è ingente, tutto lì sequestro ammonta a 700 milioni di euro.
Il Gruppo 6 Gdo gestiva direttamente 43 supermercati, in numerosi paesi delle province di Trapani e Agrigento e altri 40 punti vendita affiliati al marchio Despar. I beni considerati "di origine e di natura mafiosa" sono: 12 società, 220 fabbricati (palazzine e ville) e 133 appezzamenti di terreno per 60 ettari.

E’ il 2008. Dopo qualche anno il sequestro si tramuta in confisca, definitiva, nel 2016. Su Tp24.it ne abbiamo parlato in un articolo che potete leggere cliccando qui. 
Una serie di immobili passano all’Agenzia delle Entrate e nella disponibilità di Comuni.


Uno di questi immobili si trova a Ballata, frazione di Erice dove vivono circa cinquecento persone, sulla collina ai piedi del castello.
L'immobile in questione è grande. Principalmente ospitava un supermercato, oggi abbandonato, nella disponibilità del Comune di Erice, che lo tiene chiuso.
L’immobile ospita anche un’abitazione, e una tabaccheria di quelle di una volta, dove uno può comprare anche il latte o le merendine, le bombole del gas e i quaderni per la scuola.
Lì vive il signor Salvo Drago, classe ‘79, con la sua famiglia.

E questa è la sua incredibile storia.

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Lui dice che è stato il primo in Italia a denunciare in una Procura l'Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati, e forse ha ragione. Il signor Salvo Drago le ha provate tutte, in questi anni, ma le istituzioni non gli danno risposta. Si è rivolto all’autorità giudiziaria denunciando la vicenda, in particolare alla Procura di Trapani, perché vuole sapere di chi è la colpa delle sue disavventure. E’ riuscito a parlare anche con il Procuratore Morvillo, che gli ha promesso di interessarsi alla vicenda. 

Ma cos’è successo? Si sono dimenticati di lui, del tabacchino, della sua famiglia, forse a causa di una svista. O forse c’è dell’altro.
Drago, con la moglie, il figlio, e i suoceri vive a Ballata, una frazione di Erice. Ai piedi dei ruderi del castello hanno anche la loro attività commerciale. La casa e il locale commerciale, hanno una caratteristica in comune, appartenevano al mafioso Giuseppe Grigoli.

I due immobili infatti fanno parte dei beni confiscati definitivamente nel settembre 2013: sono una piccola parte di quel patrimonio di 800 milioni del “re dei supermercati”. Questi, nello specifico, fanno parte della “Grigoli distribuzione s.r.l” che aveva 353 unità immobiliari tra fabbricati, magazzini, depositi e terreni.

Nel 2009 l’amministratore giudiziario concede in locazione l’abitazione e il locale commerciale in questione alla suocera del signor Drago.  I Drago non hanno nulla a che fare con la mafia. Anzi, lui è pure figlio di un poliziotto. C’era da prima, in quell'immobile là, per lui non cambia nulla. Paga a Grigoli, paga allo Stato o a chi lo rappresenta. Sono circa 600 euro al mese.

Nel 2013 dal sequestro si passa alla confisca definitiva e i beni possono essere trasferiti dall’Agenzia dei beni sequestrati e confiscati (Anbsc), “per finalità istituzionali o sociali ovvero economiche, con vincolo di reimpiego dei proventi per finalità sociali, in via prioritaria, al patrimonio del comune ove l’immobile è sito” dice la legge.

Ecco, se cercate una storia che racconti tutte le contraddizioni sul fronte antimafia in Italia e come funziona male l’Agenzia dei beni confiscati, l’avete trovata.
L’Agenzia deve verificare lo stato degli immobili prima di trasferirli nel patrimonio di altri enti.
Nel caso di Drago, non lo fa. Nessuno si interessa.
Drago vende sigarette e quaderni, caramelle e carbonella. Ha fatto la guerra in Bosnia, ha un alto senso dello Stato e del dovere, ma per lui finisce lì. Non segue le vicende di Grigoli, come quelle della mafia, e dell'antimafia, non sa neanche che il suo immobile ha cambiato padrone. Paga e continua a pagare.
Nessuno lo informa che l’amministrazione giudiziaria è cessata.
Si arriva al 27 Aprile 2015.

In quella giornata di fine Aprile, in cui la campagna trapanese sa essere dolcissima, per Drago c’è una visita amara. L’inizio delle sue tribolazioni. Si presentano da Drago l’allora Sindaco di Erice, Giacomo Tranchida, e una avvocatessa dell’ Anbsc.
Lo guardano un po’ stupiti.
Si guardano tutti in verità un po’ stupiti. Come se vedessero un fantasma.
E gli dicono più o meno così: “Ma lei, qua, che ci fa?”.
“Come che ci faccio? E’ casa mia”.

Così come nessuno aveva informato Drago che l’immobile dove vive aveva cambiato proprietario, nessuno aveva informato i nuovi proprietari, l’Agenzia e il Comune, che quell’immobile era regolarmente occupato da una famiglia, con tanto di piccola attività commerciale. Nel passaggio di consegne tra amministratore giudiziario e agenzia, hanno considerato l’immobile come vuoto, totalmente vuoto Come racconta Drago: “L’Agenzia ha poi consegnato gli immobili al Comune di Erice senza accorgersi della nostra presenza”.

Drago spiega al Sindaco Tranchida e all’avvocato che lo accompagna che lui ha un regolare contratto di locazione stipulato con l’amministratore giudiziario.

Il Sindaco Tranchida e l’avvocatessa gli chiedono, prima di andarsene, una copia del contratto e dell’ultima ricevuta di pagamento. La situazione appare fin da subito molto strana. Com’è possibile che loro non sapessero che i due locali non erano vuoti?
Drago è convinto che, una volta che ha dato copia del contratto a Sindaco e Agenzia, la sua situazione diventerà nota a chi di dovere, e tutto verrà in qualche modo risolto. Cambierà l'Iban del bonifico da fare ogni mese, tutto qui. Affari loro. Lui ha pagato, paga e pagherà. Prima a Grigoli, poi all’amministratore giudiziario, adesso all’Agenzia, al Comune o a chi diavolo vogliono loro.
Basta solo avere il decreto di assegnazione, che tra l’altro deve essere fatto entro 90 giorni dalla confisca, dice la legge. Loro sono invece già in ritardo di due anni: 2013 - 2015.

Il nostro povero tabaccaio è troppo ottimista.

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