Quantcast
×
 
 
28/03/2019 06:00:00

Ruggirello, Pellegrino e gli altri. Tutte le indagini per voto di scambio in Sicilia

C’è chi chiedeva voti ai mafiosi, chi li otteneva anche senza chiederli. Chi conquistava le preferenze a suon di favori, e corruzione elettorale. Sono i candidati alle ultime elezioni regionali siciliane. La Sicilia terra di clientele e di favori, di voti sporchi. Di indagini per voto di scambio negli ultimi mesi ne sono scattate parecchie. Sono 20 i candidati alle ultime elezioni regionali del 2017 che sono indagati per reati legati all’ottenimento delle preferenze in occasione di quella competizione elettorale. Un totale di 147 mila voti. Sette di loro sono stati eletti. Tra questi politici indagati per voto di scambio o reati affini che li legano a una pratica poco chiara nella conquista del consenso ci sono quattro trapanesi. Sono finiti tutti nei guai negli ultimi mesi. 

Il primo è Stefano Pellegrino, deputato regionale di Forza Italia, unico eletto in provincia di Trapani, tra i sospettati per voto di scambio. Pellegrino, noto penalista di Marsala, è sospettato di aver comprato voti da esponenti mafiosi della famiglia di Campobello di Mazara. L’episodio emerge nell’inchiesta Mafia Bet che ha portato in carcere alcuni campobellesi che tra l’altro facevano affari con le sale scommesse.
Poi è toccato a Paolo Ruggirello, la sua posizione è molto pesante. Ex deputato regionale del Pd, Ruggirello ha tentato la rielezione nel 2017, ma non sono serviti i voti che le famiglie mafiose della provincia di Trapani gli avrebbero procurato. Ruggirello non è stato rieletto. L’ex deputato regionale è stato arrestato qualche settimana fa nell’operazione “Scrigno”, ed è accusato non solo di voto di scambio, ma addirittura di essere organico alla famiglia mafiosa trapanese con i cui esponenti aveva rapporti frequenti di affari e politica. Nella stessa indagine è finita Ivana Inferrera, ex assessore a Trapani. Inferrera è stata prima arrestata in carcere, poi ai domiciliari, qualche giorno fa gli è stata revocata la misura cautelare. Secondo i magistrati la Inferrera, candidata con l’Udc alle regionali, con l’aiuto del marito, avrebbe chiesto alla famiglia Virga di Trapani di procurare qualche voto. Inferrera andò malissimo in quella tornata, con soli 888 voti è stata la meno votata della sua lista.
Situazione diversa per Giovanni Lo Sciuto, l’ex deputato regionale di Forza Italia, arrestato alcuni giorni fa nell’inchiesta “Artemisia” che lo vede a capo di una super loggia massonica segreta in grado di pilotare enti di formazione, sanità, di ottenere informazioni riservate dalle procure, e tanto altro. Nell’inchiesta non emerge la compravendita di voti in senso stretto. Ma molti dei suoi interventi presso l’Asp e l’Anfe da una parte fanno ottenere benefici a chi si rivolgeva a lui per un aiutino, dall’altra Lo Sciuto sapeva che poteva contare sul sostegno elettorale dei beneficiati.
Solo questi quattro politici hanno ottenuto tutti insieme alle ultime elezioni regionali oltre 20 mila preferenze.
Ma non solo i soli. In Sicilia le ultime elezioni regionali sono state investite da inchieste giudiziarie come non si era visto prima.

Scrive La Repubblica: 


L’ultima, la più rilevante per dimensioni, è quella di Termini Imerese, che ha portato a un avviso di conclusione delle indagini per 96 persone. È dal fascicolo termitano che vengono fuori gli ultimi protagonisti di questa pagina in chiaroscuro della politica siciliana: l’assessore Toto Cordaro, il capogruppo all’Ars di Diventerà bellissima Alessandro Aricò (uno degli uomini più vicini a Musumeci), l’ex sindaco di Gangi Giuseppe Ferrarello (che corse per il centrosinistra), Filippo Tripoli che fu candidato di Cuffaro e oggi punta al Comune di Bagheria con l’appoggio del Pd. Fino a Mario Caputo, il “Caputo sbagliato”, che secondo l’accusa venne messo in lista con il soprannome del fratello deputato “Salvino” per ingannare gli elettori. L’inchiesta di Termini Imerese conferma una caratteristica comune a tutte le attività investigative in corso nell’Isola: sono coinvolti non comprimari ma big del voto.
Cordaro ha conquistato 8.173 consensi, Aricò 9.046, Ferrarello addirittura 9.222 (e malgrado ciò non è stato eletto), Tripoli 6.882, Caputo 2.456. Il caso simbolo a Catania, dove sotto inchiesta rimane Luca Sammartino, il deputato del Pd che è stato anche il più votato nell’Isola con le sue 32.492 preferenze. Sammartino avrebbe beneficiato, sul piano elettorale, di irregolarità in un seggio speciale allestito nel centro assistenza per anziani “Maria Regina” di Sant’Agata li Battiati. E nel fronte trasversale degli indagati c’era pure — fino a qualche tempo fa — il recordman palermitano dei consensi (13.984) Edy Tamajo, eletto nelle liste di Sicilia futura, sospettato di aver fatto una compravendita di voti nei quartieri popolari della città: ma la posizione di Tamajo è stata di recente archiviata.


Ci sono poi i recenti casi di Riccardo Savona, sotto inchiesta per truffa. Il deputato regionale di Forza Italia, secondo i magistrati, avrebbe dirottato fondi per la formazione professionale su corsi fantasma, non solo per fare quattrini ma anche per incrementare il proprio bacino elettorale. E ancora nel Catanese ci sono Marco Forzese e Riccardo Pellegrino. A Siracusa Pippo Gennuso. Candidati indagati, come mai era avvenuto. Senza contare tutti quei politici di primo piano coinvolti in inchieste del genere, ma che non ricoprono incarichi pubblici.