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02/05/2019 18:35:00

La Resurrezione e le donne

È il primo giorno della settimana!

Tra i vicoli ancora bui di Gerusalemme, alcune donne, avvolte nei loro scialli, si muovono con passi felpati.

Ombre fra le poche ombre prodotte dalla fievole luce dell’alba!

Ancora nessun rumore per strada! Solo qualche finestra che si schiude appena e che emette un piccolo fascio di luce, da un lume appena acceso.

Le donne giungono alla porta detta “Vecchia” di Gerusalemme. L’attraversano e svoltano a destra verso quel sentiero irto che porta al Golgota.

Il loro respiro si fa affannoso per la salita e per il ricordo dei momenti di crudeltà indicibili consumati in quel luogo!

 

Gli occhi si bagnano di lacrime! L’uomo Gesù non aveva più “sembianze d’uomo” tanto era sfregiato e imbrattato di sangue: la carne ridotta a brandelli, una corona di spine conficcata sul capo che gli inorridiva il viso, l’immensa croce che lo piegava in due! Un ricordo che lacera il cuore!

Giungono, ora, sulla sommità della collina. Le tre croci vuote sono ancora là!

Si respira aria di morte! Orrore e desolazione! Sfregio all’innocenza! Oltraggio alla vita!

Brividi di freddo penetrano le ossa delle donne!

Le lacrime giungono fino a terra e i loro capi si voltano simultaneamente perché gli sguardi non sopportano il ricordo dell’orrore commesso in quel luogo!

Sono frustrate le “nostre donne”, addolorate e dispiaciute. Colui che le aveva accolte con gentilezza, con tanto amore senza pregiudizi, ora è stato loro tolto con una morte atroce e dolorosa. Gesù le aveva fatte sentire importanti, amate e protette. Non le aveva sminuite e denigrate così come tutti gli altri uomini “fanno” di solito, non le aveva fatte sentire inferiori, piuttosto le aveva innalzate allo stesso grado degli uomini. Gesù aveva dato loro “dignità” di esseri umani e il “diritto” di essere considerate uguali ai maschi. Ora tutto sembra essere svanito dentro la pietra fredda di una tomba.

Non vedono l’ora di trovarsi nel posto che dà rifugio al loro maestro, amico, fratello, figlio morto. Non vedono l’ora di arrivare perché hanno qualcosa da fare! Fra le mani stringono un carico prezioso: “il fagotto per la cura”, fatto di unguenti, di mirra, di oli profumati e di fasce. Le protagoniste del nostro viaggio desiderano pulire e risanare, dal sangue e dalla polvere, le molte piaghe del corpo ferito e straziato del loro amato.

Le donne sono quasi giunte al luogo della sepoltura.

Rallentano il passo perché sono perplesse.

Pensano che c’è un masso da spostare e per il loro fisico questo è un problema.

Sono perplesse, ma non scoraggiate e accelerano l’andatura.

Qualcuno di sicuro lo farà per loro!

Certo se ci fossero stati i discepoli maschi, tutto sarebbe stato più facile.

Ma loro non ci sono. Loro hanno avuto paura, paura per le loro vite, paura di seguire un maestro perdente, un uomo che era stato travolto dagli eventi così drasticamente tanto da essere annientato, tanto da non sembrare più un essere umano.

Chi vuol seguire un condannato a morte? Chi vuol dichiararsi dalla sua parte? Tutti i discepoli dispersi, nascosti, rintanati per paura di essere presi e crocifissi anche loro!

Giungono al luogo della sepoltura le nostre amiche e si fermano di botto, attonite. La pietra è spostata, la bocca del sepolcro aperta. Si chinano per entrare dentro in cerca del corpo amato. Il corpo di Gesù non c’è più! Un fascio di luce che giunge chissà da dove, fa loro scoprire due uomini sfolgoranti che le apostrofano:

« Perché cercate il vivente fra i morti? Egli non è qui, è risuscitato! »

Le figure si allontanano e ora il sepolcro è di nuovo vuoto e buio.

Una cosa però l’hanno compresa le nostre coraggiose donne: Gesù è risorto come aveva detto loro tante volte.

Si abbracciano felici e piangono di gioia. Escono fuori dalla tomba e il luogo del sepolcro appare loro di una bellezza indescrivibile.

Il sole è ormai alto, la campagna risplende dei suoi colori primaverili, gli alberi sono in fiore, gli uccelli cinguettano festosi! La natura sente il battito della vita e il respiro dell’anima!

Le donne corrono felici per il sentiero che li riporta a casa.

Tutto sembra avere un altro odore, un altro sapore e un altro peso!

Tutto sembra leggero! C’è gioia nell’aria e nella campagna in festa, ma anche nelle donne. La speranza è tornata in loro. Sapere che il Cristo è Risorto e che è Vivente, produce in esse la consapevolezza che Gesù non le ha abbandonate come pensavano, ma che è ancora insieme a loro pronto a soccorrerle e a sostenerle.   Da ora in avanti per loro e per le donne di tutti i tempi le cose possono cambiare perché la Resurrezione fa ogni cosa nuova, ogni cosa diversa rispetto a prima, ogni cosa equa e soprattutto giusta.

Ritornano con gioia, sentendosi libere e degne le nostre donne a Gerusalemme.

Hanno anche loro un mandato da adempiere: Proclamare la Resurrezione di Cristo.

Donne apostole, donne discepole, seguaci di Gesù.

Le guardiamo come volare e dietro loro scorgiamo altre donne, donne che hanno un nome e un cognome, donne che si sono sentite degne di rispetto perché amate da Gesù e testimoni della sua Resurrezione.

Le vediamo correre giù per il sentiero che porta a Gerusalemme ed anche verso altri sentieri, altre vie, in altre regioni e in altre nazioni. Sono tante e le conosciamo tutte per nome.

Scorgiamo le donne nominate nei vangeli: Maria Maddalena, Giovanna moglie di Cuza, Maria madre di Giacomo, Salomè, Susanna; e poi le donne nominate dall’apostolo Paolo: Febe, Cloe, Prisca, Evodia, Sintiche, Apfia, Giunia, le numerose Maria, Perside, Trifena, Trifosa, Stefana, Olimpa, Ninfa, Loide, Eunice, la sorella di Nereo, la madre di Rufo. E poi scorgiamo Elisabeth Schüssler Fiorenza, Mary Daly, Elizabeth Green, Lidia Maggi, Rosanna Virgili, teologhe che hanno ricercato nei vangeli il valore, la dignità che Gesù aveva dato alle donne e che si sono “sporcate le mani” nel lavoro di solidarietà e di evangelizzazione; e poi scorgiamo tutte noi: Lella Teresi, Maria Mirabile, Maurizia Maggio, Franca Somma, Giacoma Somma, Caterina Gerardi, Manuela Torre, Enza Parisi, Mariella Coppola, Mariella Ruggieri, Valdesina Denaro e per ultima, io, che vi dico:

«Non temete, donne, amiche, sorelle, Cristo è veramente Risorto ed è sempre con voi per aiutarvi e sostenervi!»

«Non lasciatevi sopraffare dall’angoscia e dalla sofferenza, Cristo è al vostro fianco!»

«Non permettete a nessuno di sottomettervi, di annullarvi, di togliervi la “vostra” dignità di donna, che Gesù ha ripristinato»

«Non abbiate pregiudizi di sorta, non arrendetevi mai, sentitevi libere, perché Cristo vi ha rese libere!»

«Amate e lasciatevi amare. Rispettate tutti e tutte, ma prima amate e rispettate voi stesse, così come Cristo vi ama e vi rispetta!»

Agli uomini, dico:

«Noi donne non siamo aliene, non siamo un mondo a parte, ma facciamo parte di voi, come voi fate parte di noi!»

«Amiamoci con l’amore che Cristo ci ha donato e che ci rende eguali, nelle nostre peculiari differenze e sensibilità, eguali parimenti partecipi della medesima dignità di esseri umani creati ad immagine e somiglianza di Dio.»

«Ricordate che Cristo è Risorto e ci ha rese e resi liberi, affinché fossimo veramente liberi. AMEN! »

Pina Giacalone - pastora pentecostale

                                        culto ecumenico del 30 aprile 2019 - Chiesa Madre di Marsala