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05/05/2019 06:00:00

Corruzione, rifiuti, energia. Dopo il caso Arata - Nicastri, cosa accade in Sicilia

Continua a tenere banco la vicenda del sottosegretario Siri, indagato per corruzione, per i rapporti con il faccendiere Paolo Arata, a sua volta socio dell'alcamese Vito Nicastri, ritenuto vicino a Matteo Messina Denaro. 

E nel decreto di perquisizione che ha svelato l’accusa di corruzione nei confronti del sottosegretario ai trasporti Armando Siri si citano le parole di un mafioso che chiama in causa l’imprenditore Vito Nicastri. Il quale, secondo il racconto, si vantava di avere l’appoggio “dell’amico di Castelvetrano” per una speculazione nel campo delle energie rinnovabili.

Nicastri, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa a Palermo, è accusato di aver sviluppato un’altra speculazione su alcuni terreni agricoli e secondo gli inquirenti ha fatto guadagnare soldi a un sodalizio mafioso che arrivava fino a lui. Lorenzo Cimarosa,  racconta di una borsa piena di banconote che l’imprenditore alcamese avrebbe mandato al capomafia Messina Denaro attraverso una serie di uomini fidati. La procura ha chiesto per lui dodici anni di reclusione.

I magistrati che indagano su Vito Nicastri e Paolo Arata hanno precisato che Armando Siri non sapeva nulla degli ancora presunti legami tra l’imprenditore e il re dell’eolico, a sua volta amico dell’ex parlamentare di Forza Italia che poi ha scritto il programma della Lega. Ma l’intreccio sta tutto in un reticolo di società del settore delle energie rinnovabili, che secondo gli inquirenti fanno capo solo formalmente alla famiglia Arata, ma di fatto sono partecipate occultamente da Nicastri.

Secondo l’accusa, gli Arata, attraverso la Alqantara srl (da loro formalmente partecipata) o personalmente (sia Paolo, che la moglie e il figlio), acquisiscono partecipazioni:

– nella Etnea srl (che opera nel settore del mini-eolico, con 10 turbine già produttive),
– nella Solcara srl (titolare di 6 torri mini-eoliche già produttive),
– nella Solgesta srl, nella Bion srl (fotovoltaico) e nell’Ambra Energia srl (fotovoltaico).

Tutte queste società, sostengono gli inquirenti, appaiono occultamente partecipate da Vito Nicastri. Sempre secondo l’accusa, Arata e Nicastri avrebbero pagato due pubblici ufficiali all’interno dell’assessorato e un altro in servizio al comune di Calatafimi, che riceve direttamente sul proprio conto corrente, dall’agosto del 2015 sino al settembre del 2018, bonifici provenienti dalla Quantas srl per un totale di 115mila euro. In cambio rilascia autorizzazioni per la costruzione delle torri mini-eoliche della Etnea srl, società che aveva acquistato, nel dicembre 2015, la Quantas srl.

Ma Arata all’epoca ha anche un problema. Una deputata regionale del MoVimento 5 Stelle in Sicilia con le sue denunce sta facendo saltare il business del biometano nel cuore della provincia di Trapani. Valentina Palmeri inizia a indagare sullo strano progetto di Catalafimi, chiedendo gli atti alla Regione. Arata, ha fedelissimi anche lì, e le carte sul biometano non vengono mostrate alla deputata. Che però non ha intenzione di mollare. E qui il professore si sarebbe ricordato di Armando Siri e dello slogan “Facciamo squadra” che lo aveva portato sul palco della Lega.

Sarebbe quindi stato Arata far inserire inserire nel programma del nuovo governo un passaggio sul biometano. E, secondo le indagini, una volta avuta la conferma da Siri che era cosa fatta, Arata ha esultato: «Così li freghiamo». Chi? I 5 Stelle siciliani. Poi è la volta del famoso emendamento sull’eolico e dei presunti 30mila euro di tangente per sbloccare i finanziamenti. «Ci pensa il nostro amico», dice Arata al figlio di Nicastri per rassicurarlo. L’amico sarebbe Siri, che all’epoca della formazione del governo, secondo la ricostruzione investigativa, aveva chiesto ad Arata di intercedere presso i suoi “amici americani” per entrare nel governo.

Per la procura di Roma, Armando Siri avrebbe intascato una mazzetta da 30 mila euro. Questo il prezzo di un emendamento che doveva favorire gli affari siciliani di Paolo Franco Arata, il consulente per l'energia di Matteo Salvini in società con Vito Nicastri, il "re" dell'eolico vicino al latitante Matteo Messina Denaro.

È Arata a parlare di quella mazzetta, il 28 settembre dell'anno scorso. E non sospettava certo di essere intercettato dalla Dia di Trapani su ordine della procura antimafia di Palermo. Al figlio Francesco e al figlio di Nicastri tracciava il bilancio degli affari e prometteva nuove prospettive, proprio grazie a quell'emendamento sponsorizzato da Siri.

Ma, all'epoca, i 30 mila euro erano stati già pagati? L'indagine della procura di Roma punta a dare una risposta, passando nuovamente al setaccio incontri e telefonate fra il sottosegretario e il consulente faccendiere, negli ultimi sei mesi. Ecco perché i tempi dell'inchiesta non si prevedono brevi, magistrati e investigatori della Dia sono a caccia della mazzetta.

Il cuore dell'indagine di Roma resta nei contatti fra i due protagonisti. Contatti ben cristallizzati dalle intercettazioni, come scritto nel decreto di perquisizione per Arata scattato due settimane fa. Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi hanno scritto che già dalle indagini svolte dalla Dia di Roma "si evince lo stabile accordo fra il corruttore Paolo Arata e il sottosegretario Armando Siri". E c'è di più: Arata, il consulente faccendiere, viene indicato come lo "sponsor per la nomina" di Siri a sottosegretario alle Infrastrutture. E su Siri il giudizio è pesante: "È stato costantemente impegnato, attraverso la sua azione diretta nella qualità di alto rappresentante del governo ed ascoltato membro della maggioranza parlamentare, nel promuovere provvedimenti regolamentari o legislativi che contengano norme ad hoc tese a favorire gli interessi economici dell'Arata". Il piano sembrava perfetto: l'emendamento sostenuto da Siri avrebbe retrodatato un fiume di finanziamenti alla data di creazione di alcune società della ditta Arata-Nicastri.

L'inchiesta è ampia.  I pm scrivono infatti di una "incessante attività promossa da Siri per l'approvazione delle norme, così come emergente da ulteriori conversazioni che Arata ha intrattenuto". Non solo col figlio e i suoi soci occulti, ma anche con "collaboratori di Siri e con altre persone coinvolte (con ruoli istituzionali e non)". Chi sapeva dei rapporti strettissimi fra Arata e Siri? E chi li ha favoriti?

Intanto il presidente della regione Nello Musumeci ha deciso di azzerare e sostituire la Commissione con sede a Palermo che si occupava di Valutazioni Ambientali. Questa commissione doveva valutare l’impatto che un’opera realizzata aveva nell’ambiente in cui era posta e anche le strategie ambientali da adottare, per migliorare, (semmai) le condizioni di vivibilità in sinergia con l’ambiente. La drastica scelta del presidente è arrivata dopo l’avvio delle indagini che hanno coinvolto l’esperto per l’energia Paolo Arata della Lega considerato un faccendiere e anche Vito Nicastri, imprenditore considerato prestanome di Matteo Messina Denaro. I due avevano in mente di realizzare un impianto di biogas a Calatafimi Segesta ed uno a Carlentini e premevano affinchè il tutto si realizzasse. Anche Armando Siri, sottosegretario della Lega è coinvolto nell’inchiesta.


“Serve respirare aria nuova – ha commentato Musumeci- e non mi riferisco solo ai tempi di attesa per le pratiche, ancora lunghi malgrado i progressi registrati nell’ultimo anno. Ringrazio gli attuali componenti e il presidente per il lavoro fatto. Quella commissione ha bisogno di tecnici che considerino il loro compito un umile servizio e non un potere. Tecnici che considerino il trascorrere del tempo come una calamità e non un’opportunità. Voglio una commissione che lavori per accelerare le procedure invece di provare il sadico piacere di infliggere a ogni istanza decine di prescrizioni, spesso discutibili – ha proseguito il presidente -. Così si frena la spesa per gli investimenti e si condanna l’economia siciliana alla stagnazione. Ho chiesto inoltre all’assessore – conclude Musumeci – di proporre la rotazione di qualche dirigente e funzionario interno che si occupa di pratiche autorizzative. Sono certo che potrà essere utile anche questo”.

La giunta ha approvato una delibera che rimodula i fondi del patto per il Sud e sblocca i finanziamenti per cinque impianti di rifiuti pubblici per un totale di 57 milioni e 295 mila euro. E’ previsto anche un impianto di compostaggio a Calatafimi Segesta che costerà quasi 15 milioni di euro. Un altro ne dovrebbe nascere a Ravanusa vicino Agrigento e il costo previsto è di quasi 20 milioni di euro. Altri 19 milioni andranno a Sciacca per la realizzazione del Tmb ( trattamento meccanico biologico) e del primo lotto funzionale della discarica per rifiuti non pericolosi. A Palermo sono destinati 30 milioni e 600 mila euro per la settima vasca della discarica di Bellolampo. Inoltre, per Trapani sono stati stanziati altri 3 milioni e 203 mila euro che si aggiungono ai 10 milioni già esistenti per la realizzazione della nuova vasca per Rsu.