Quantcast
×
 
 
15/05/2019 12:00:00

Bambini maltrattati, Sicilia penultima in Italia. Il rapporto Cesvi: "Elevata criticità"

 Anche nel 2019, resta forte il divario tra il Nord e il Sud del nostro Paese per quanto riguarda il rischio di maltrattamento all’infanzia: è ancora allarme nel Mezzogiorno, dove la Sicilia rimane fissa in penultima posizione, seguita solo dalla Campania (che si riconferma ultima) e preceduta da Calabria e Puglia.

Male anche Abruzzo e Lazio, mentre di nuovo al primo posto come “regione più virtuosa” l’Emilia Romagna, seguita da Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Allo stesso tempo, rilevanti differenze territoriali si registrano anche per quanto riguarda la povertà: sono 1 milione e 208 mila i minori che vivono in una situazione di povertà assoluta in Italia, al sesto posto tra i Paesi con le peggiori performance in Europa, con il 32,8% di bambini/e a rischio di povertà o esclusione sociale. Anche in questo caso la situazione peggiore si riscontra al Sud; tra le città metropolitane, i comuni capoluogo più vulnerabili sono quelli del Mezzogiorno: oltre a Napoli, sono nell’ordine Catania, Palermo e Messina le città che presentano una maggiore vulnerabilità a livello sociale e materiale. Questi comuni sono più predisposti degli altri agli effetti della crisi economica e in essi convivono strati sociali potenzialmente più deboli.

 

È quanto emerge dalla II edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia, elaborato da Cesvi e presentato presso la Camera dei Deputati. Questo Indice è il risultato dell’aggregazione di 64 indicatori relativi ai fattori di rischio e ai servizi offerti sul territorio, che individuano aree critiche e best practice nelle diverse regioni italiane: la Sicilia purtroppo si trova al di sotto della media nazionale, ricoprendo anche nel 2019 il penultimo posto nella graduatoria regionale italiana.

 

Scendendo nel dettaglio delle singole voci relative ai fattori di rischio che contribuiscono al posizionamento delle varie regioni all’interno dell’Indice, si evince che la Sicilia è al 19esimo posto per capacità di cure; sale al 7° posto per capacità di vivere una vita sana (nel 2018 era all’11°), grazie soprattutto ai progressi nella diminuzione del tasso di mortalità per droga; riscende al 18° posto per capacità di vivere una vita sicura (perdendo 4 posizioni rispetto al 2018); tocca il fondo della classifica, in 20esima posizione, per capacità di acquisire conoscenza e sapere, ma anche di accedere alle risorse e ai servizi; infine si conferma penultima, al 19°posto, per capacità di lavorare, seguita in questo caso solo dalla Calabria. Questa rilevazione - che si sofferma sulla lettura del contesto e dei servizi - non misura quanti bambini siano effettivamente maltrattati nei territori interessati, ma solo quali siano le condizioni ambientali nelle quali i bambini vivono e se queste favoriscano più o meno il fenomeno del maltrattamento.

 

L’Indice mette in evidenza, inoltre, la persistenza di forti disparità tra Nord e Sud anche in relazione al sistema di servizi (per adulti e bambini/e) nell’ambito della prevenzione e cura del maltrattamento: in questo scenario, la Sicilia è 17esima e si colloca tra le regioni “a elevata criticità” - che combinano una situazione territoriale difficile sia per i fattori di rischio che per l’offerta dei servizi. La regione con la maggiore capacità di fronteggiare il problema del maltrattamento infantile, sia in termini di contesto ambientale che di sistema dei servizi, è invece, anche quest’anno, l’Emilia Romagna, seguita da Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Toscana.

 

“È stato dimostrato che il maltrattamento avviene trasversalmente in tutte le classi sociali, tuttavia la condizione economica della famiglia può avere un effetto diretto sul maltrattamento e la trascuratezza, ad esempio per la mancanza di denaro necessario per rispondere ai bisogni di base dei minori, o un effetto indiretto, aumentando la situazione di stress dei genitori. Inoltre povertà materiale e povertà educativa sono strettamente correlate: nelle famiglie in cui si fatica ad arrivare a fine mese è difficile, per esempio, riuscire a partecipare ad attività culturali e ricreative”, dichiara Daniele Barbone, Amministratore Delegato di Cesvi. “Investire in prevenzione e contrasto al maltrattamento sui bambini deve costituire una scelta politica strutturale di medio-lungo termine, che tenga presente non solo i costi di questo investimento ma anche i ritorni in termini di benefici sociali ed economici per tutti. Attraverso questo Indice regionale, vogliamo portare l’attenzione degli attori politici su una serie di misure necessarie, tra cui una Legge Quadro nazionale sul maltrattamento all’infanzia che intervenga in modo sistematico sul fenomeno facilitando la costruzione di politiche intergenerazionali. A ciò si aggiunge l’importanza di disporre di un sistema informativo puntuale sul maltrattamento all’infanzia in grado di approfondire le tematiche legate alla genitorialità, ai gruppi familiari più a rischio e alle condizioni di salute dei genitori e dei bambini, per cogliere la multidimensionalità di un problema che riguarda diversi aspetti della vita quotidiana”, conclude l’AD di Cesvi.