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31/08/2019 06:00:00

"Racalmare", quella Sicilia delle coincidenze di Sciascia nell'anno dell'addio a Camilleri

 di Marco Marino

Leonardo Sciascia diceva di essere un uomo scettico. «Le sole cose sicure» - ripeteva abitualmente - «sono le coincidenze». E nell’anno del trentennale della sua scomparsa, come se avesse voluto giocare una partita di fatalità e sincronie con questo 2019, le coincidenze non sono proprie mancate.

Letterariamente quest’anno è l’anno della Sicilia redenta, la Sicilia che finisce di configurarsi nell’immaginario collettivo con il volto del mafioso coppola e lupara. È l’anno della scomparsa di Andrea Camilleri, il primo autore isolano che ha scardinato l’equivalenza Sicilia = Mafia; è l’anno in cui tre scrittori - Evelina Santangelo, Roberto Alajmo e Cristina Cassar Scalia -, raccontando nei loro romanzi la propria anabasi siciliana, il viaggio interno in un’isola luminosa e ingannevole, terra di approdo e di naufragio, si sono ritrovati finalisti nella città di Grotte per la trentesima edizione del “Premio Racalmare - Leonardo Sciascia”.


Tre romanzi - “Da un altro mondo” (Einaudi, 2018); “L’Estate del ‘78” (Sellerio, 2018); “Sabbia nera” (Einaudi, 2018) - costituzionalmente legati dallo stigma della Sicilia.

Per due sere, sabato 31 agosto e domenica 1 settembre, il premio intitolato alla memoria di Leonardo Sciascia tributerà loro uno degli anni più importanti della sua storia. «I trent’anni del Premio Racalmare segnano una circostanza ecolalica. Siamo stati certo spettatori di inattese convergenze (non solo letterarie). E in questo contesto la figura dello scrittore del “Giorno della civetta” aleggerà in tutti i momenti di questa edizione», così risponde alle nostre domande il Presidente del Premio, Salvatore Ferlita.

«Cominceremo con un omaggio ad Andrea Camilleri, che di Leonardo Sciascia è stato amico e se n’è sentito discepolo. D’altra parte è affascinante notare come i grandi scrittori siciliani vadano, in un certo senso, rincorrendosi tra di loro: Sciascia inseguiva e studiava costantemente l’opera di Pirandello, e Camilleri quella di Sciascia. Poi l’omaggio sciasciano continuerà giorno 1 con la consegna del Premio Speciale a Salvatore Silvano Nigro per il suo ultimo saggio, “La funesta docilità”. Libro ispirato da Sciascia e a lui dedicato».


Celebrare oggi Sciascia, allora, diventa il primo impegno del Premio. Un’istanza doverosa e indispensabile, che in alcun modo può essere un esclusivo riconoscimento del talento da “mafiologo” dell’autore dell’Affaire Moro. Come ci riferisce il professor Nigro: «Se Sciascia viene ancora letto ed apprezzato è per le sue grandi qualità letterarie e per le sue battaglie civili. Non viene letto in quanto esperto di mafia (rigetto quella parola pesante che è mafiologia). Tanto più che la mafia di cui si è occupato Sciascia non ha più nulla in comune con la mafia attuale».


Cosa ne sia rimasto di lui e della sua opera trova evidente testimonianza nei titoli in gara: romanzi d’impegno, che legano l’indagine intima a quella sociale, che fanno del genere in cui vengono classificati uno strumento per rendere più efficace la lettura dei contesti in cui la nostra società si ritrova, inconsapevolmente, immersa. «Le opere di Sciascia», sottolinea Nigro, «appartengono al canone della nostra letteratura. Sono dei classici viventi, però; che si rinnovano con la lettura; non dei libri coperti di polvere».