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17/10/2019 06:00:00

Inside Licata/9. Società, auto, immobili. Tutti i beni sequestrati

Inside Licata. Un’inchiesta a puntate di Tp24 sul re delle sale ricevimenti a Marsala, Michele Licata, il sistema andato avanti per anni che ha portato a milioni di euro di tasse evase, alle truffe sui contributi pubblici, soldi nascosti, fornitori compiacenti, in quello che è diventato un caso studiato in tutta Italia. Questa inchiesta entra nel cuore del sistema Licata. Nel suo Monopoly.

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 I beni di Michele Licata e famiglia restano, quindi, sequestrati, come abbiamo raccontato nei giorni scorsi.


Su ricorso della Procura di Trapani, la V sezione penale e per le misure di prevenzione della Corte d’appello di Palermo ha sospeso l’esecutività del decreto con cui la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani aveva disposto il dissequestro e la restituzione a Michele Licata, 56 anni, di Marsala, ex imprenditore leader del settore ristorazione-alberghiero, di una parte dei beni che dal 2015 sono gestiti in amministrazione giudiziaria. Il maxi-sequestro (beni per circa 127 milioni di euro), disposto su richiesta dell’allora procuratore di Marsala Alberto Di Pisa (pm è Antonella Trainito), fu la più imponente misura di prevenzione patrimoniale per “pericolosità fiscale” a livello nazionale.

Al momento, quindi, nulla viene restituito all’imprenditore marsalese, che in primo grado, il 2 dicembre 2016, è stato condannato con rito abbreviato dal gup di Marsala Riccardo Alcamo a 4 anni, 5 mesi e 20 giorni di reclusione per una evasione fiscale di diversi milioni di euro, nonché per truffa allo Stato e malversazione. E con Michele Licata, che a fine novembre 2015 gli inquirenti hanno definito “abituale evasore fiscale socialmente pericoloso”, furono condannate anche le figlie Clara Maria (1 anno, 4 mesi e 10 giorni) e Valentina (1 anno, 1 mese e 10 giorni). Per entrambe pena sospesa. L’evasione fiscale contestata al “gruppo Licata” (Iva e tasse non pagate tra il 2006 e il 2013) è stata stimata da Procura e Guardia di finanza in circa 6/7 milioni di euro, mentre i finanziamenti pubblici per la realizzazione di alberghi e ristoranti “indebitamente” percepiti ammonterebbero a circa quattro milioni di euro. Tra i beni sequestrati, il ristorante Delfino, il Delfino Beach hotel, il complesso Baglio Basile (albergo e ristoranti) e l’agriturismo La Volpara. Dall’indagine di Fiamme Gialle e Procura di Marsala, si evidenzia nel provvedimento della Corte d’appello di Palermo, è emerso che tra il 2005 e il 2013 sono stati commessi reati fiscali, evasione di Iva e Ires, con l’iscrizione nella contabilità delle società di Michele Licata, e di quelle a lui riferibili, di fatture per operazioni inesistenti per oltre 25 milioni di euro, nonché annotazioni sempre in contabilità di “pagamenti fittizi operati in favore di fornitori compiacenti per un ammontare complessivo di oltre 13 milioni di euro”. Condotte “fraudolente” che a Licata avrebbero consentito di conseguire un “indebito vantaggio” di 22 milioni di euro. Con sottrazione dalle casse sociali, negli anni, di oltre 9 milioni di euro. Somme che sarebbero finite nelle sue tasche. Nell’attesa, quindi, dell’esito del principale processo a carico di Michele Licata (il 21 novembre la prossima davanti la terza sezione della Corte d’appello di Palermo), tutti i suoi beni rimangono sequestrati.

Ecco, allora, tutti i beni sequestrati a Michele Licata e famiglia.

Roof Garden Srl, con capitale sociale di 2,7 milioni di euro. Le quote societarie sono divise tra Michele Licata (80%), e le figlie Clara Maria e Valentina. Sequestrati tutti i beni della società. Sono 89 beni immobili, tra fabbricati e terreni. 9 beni mobili registrati, più i conti correnti intestati alla società.

Delfino Srl, con capitale sociale di 1.479.000 euro, suddiviso tra Michele Licata (80%) e il 10% ciascuno per le figlie Clara Maria e Valentina. I beni immobili della Delfino Srl sono 198, tra terreni ed edifici. 12 tra auto e furgoni, 5 conti correnti attivi.

 

Delfino Ricevimenti srl, con capitale sociale di 15.300 euro. Licata e le figlie Clara Maria e Valentina hanno a testa il 30% delle quote, il 10% è invece in capo alla Delfino Srl. Sequestrati i due conti correnti.

Rubi Srl, con capitale sociale 12.750 euro, suddiviso tra Michele Licata (70%), la moglie Maria Vita Abrignani e le figlie hanno il 10% a testa. Sono 19 i beni immobili, soprattutto terreni. Alla società appartiene un autoveicolo, e sono intestati tre conti correnti.

Sweet Temptation Srl, con capitale sociale di 10.000 euro di cui Michele Licata detiene il 10% e la figlia Valentina il 90%.

Rakalia Srl, con capitale sociale di 10.000 euro, le quote societarie sono per il 70% della moglie Maria Vita Abrignani e per il 30% della madre di Michele Licata, Maria Pia Li Mandri.

Punta d’Alghe Srl, con capitale sociale di 10.000 euro. Detengono il 25% delle quote a testa Michele Licata, la moglie, e le due figlie Clara Maria e Valentina.

Don Mariano Srl, con capitale sociale 10.000 euro, suddiviso per metà tra Maria Vita Abrignani e Valentina Licata.

Wine Resort di Abrignani Maria Vita & C. Sas, con capitale sociale di 400 mila euro. Della società detengono il 25% delle quote a testa Michele Licata, la moglie, e altre due persone, Salvo Agostino e Salvatore Tardino. Della società sono state sequestrate le quote dei coniugi Licata, più i beni immobili, 8 tra fabbricati e terreni a Pantelleria, e un autoveicolo.

L’Arte Bianca Srl, con capitale sociale di 10 mila euro, di cui il 90% delle quote detenute da Clara Maria Licata e il 10% dalla madre Maria Vita Abrignani.

Sono sequestrati, inoltre, tutti i beni strumentali e ogni altro bene destinato ad attività di impresa, nonchè conti correnti, delle ditte individuali intestate a Michele Licata, alla moglie Maria Vita Abrignani e alla figlia Clara Maria.

 

Sono state sequestrate le quote di partecipazione di Maria Vita Abrignani e Valentina Licata nel capitale sociale della cooperativa di solidarietà sociale “Sole”, amministrata da Roberto Cordaro, figlio del consigliere comunale Pino.

Sequestrati anche i beni personali dei componenti della famiglia Licata, e sono tanti.
Michele Licata possiede, e rischia di non possedere più. Ci sono due terreni e un edificio da 18 vani e mezzo ereditato dal padre. Più 31 tra conti correnti, depositi, investimenti, prodotti assicurativi. Tre polizze assicurative, e ben 98 assegni circolari per un totale di 680 mila euro emessi in favore delle figlie e della moglie.

Anche alla moglie di Michele Licata, Maria Vita Abrignani, sono stati sequestrati i beni. Tra questi ci sono 12 tra terreni e fabbricati. Poi tre tra conti conti correnti e disponibilità finanziarie. Una polizza assicurativa.
I beni personali intestati alla figlia di Michele Licata, Valentina, finiti sotto sequestro consistono in quattro tra conti correnti e investimenti, più una polizza assicurativa. Inoltre sequestrati 28 assegni circolari dal valore complessivo di 525 mila euro, tutti emessi lo stesso giorno, il 20 aprile 2015, in favore della nonna Maria Pia Li Mandri.

All’altra figlia, Clara Maria Licata, sono state sequestrate le disponibilità finanziarie: 10 tra conti correnti e investimenti. Più 41 assegni circolari per un totale di 585 mila euro emessi tutti il 20 aprile 2015 in favore della nonna Maria Pia Li Mandri. Sia questi assegni che quelli emessi da Valentina Licata sono stati emessi nei giorni precedenti il sequestro dei beni per tentare di sottrarre le somme allo Stato.

Oggetto di sequestro anche i conti correnti e le disponibilità finanziarie, 5 in totale, della figlia Silvia Licata.
Altre somme per un totale di 992 mila euro nelle disponibilità di Michele Licata e della figlia Clara Maria sono finite sotto sequestro.

Da questo lungo elenco di beni si può percepire la vastità dell’impero di Michele Licata che smistava somme e beni tra i familiari, ma era lui che gestiva tutto, che aveva in mano le società, che orchestrava il giro vorticoso di fatture false raccontato in questi giorni. Inside Licata continua domani per l’ultima puntata.

 

PUNTATE

1 - Così sono cominciati i guai per il re degli hotel di Marsala
2 - Il “modus operandi”, le aziende compiacenti, le fatture false
3 - Soldi pubblici con fatture false. I progetti al Baglio Basile e Delfino
4 - La maxi evasione, ecco tutte le imposte non pagate
5 - La confessione: "Sì, ho usato fatture false"
6 - La fedina penale. Dal cibo avariato al caso Torrazza: tutte le condanne
7 - "Tengo famiglia". Tutti i soldi fatti sparire
8 - Ecco perché il re degli hotel è una persona "socialmente pericolosa"