Quantcast
×
 
 
06/11/2019 06:00:00

Mafia e politica a Trapani. Gli accordi di Inferrera e la disfatta delle Regionali

Era Ivana Inferrera la candidata dei fratelli Virga a Trapani per le elezioni regionali del 2017.
Pietro e Francesco Virga capimafia di Trapani avevano deciso di fare il doppio gioco con Paolo Ruggirello, di fargli credere che lo avrebbero sostenuto nella raccolta dei voti, ma è stato tutto un bluff. La loro candidata era Ivana Inferrera, c’erano più soldi in ballo, più interessi. Il marito Antonino D’Aguanno, imprenditore, si sarebbe sbilanciato con le promesse sia di denaro che di posti di lavoro e appalti. Però per l’ex assessore del Comune di Trapani, arrestata anche lei con il marito lo scorso marzo, le elezioni regionali sono state un flop completo: neanche 900 voti, ultima della sua lista. Ecco gli accordi, i voti comprati, le promesse e il lavoro dei mafiosi per Inferrera.

Dall’operazione Scrigno emerge come gli uomini d’onore di Trapani e persone a loro vicine puntassero molto sulle elezioni regionali. Avevano candidati da sostenere ovunque. Su tutti a Trapani spiccano Paolo Ruggirello e Ivana Inferrera.


Inferrera è candidata dell’Udc, è stata assessore a Trapani, il marito, Antonino D’Aguanno, è presidente delle piccole e medie imprese, con interessi in provincia di Messina. E il primo indizio del lavoro di raccolta di voti del clan dei Virga per Inferrera arriva nei primi giorni di ottobre. Pietro Virga parla con un suo collaboratore, Michele Martines. Gli dice chiaramente: “mi sto giocando tutte le carte per questi politici, vedi che mi devi dare una mano. Dobbiamo raccogliere voti. Se le cose vanno bene a me vanno bene a tutti”.

FUORI RUGGIRELLO, DENTRO INFERRERA
I fratelli Pietro e Francesco Virga puntano molto sull’accoppiata Inferrera-D’Aguanno. E sono decisi a “posare” Paolo Ruggirello. “A quello lo buttiamo a mare e portiamo a questo. La mannara a Messina è”.


Per gli inquirenti è tutto chiaro. Fuori Ruggirello, dentro Inferrera. Il marito ha interessi in provincia di Messina e può essere molto utile. I Virga cominciano a muoversi in questa direzione, contatta persone a loro vicine chiedendo l’impegno per le elezioni regionali. Tra questi c’è Salvatore Angileri, di Marsala, al quale Francesco Virga chiede com’è messo per le regionali. “Sto raccogliendo quattro voti per Stefano Pellegrino, l’avvocato”, dice Angileri. Virga fa intendere di aver ricevuto dei soldi da parte di un candidato per raccogliere voti e raccoglie la sua disponibilità. Tant’è che gli lascia un acconto di mille euro.


I VOTI "LOW COST" NEI QUARTIERI POPOLARI
Stesso discorso Virga lo ha fatto a Giuseppe Piccione, marsalese, figlio dell’ergastolano Michele. Anche a lui dà mille euro, da dividere con un altro marsalese, Biagio Bianco, che aveva tante amicizie nel rione popolare di Amabilina. “A tutti questi già quando dai 50, 20 euro per fare la spesa…”. Così compravano i voti nei quartieri popolari. E la condizione posta da Virga era quella di avere qualche giorno prima il resoconto dei voti raccolti, con il numero della sezione. La candidata da votare è lei, Ivana Inferrera. Lo fa capire Virga: “Giusta è lì, con Turano è. Udc. Abbiamo questa qua, il marito almeno così pare a disposizione di…”.

Ma sono due soprattutto le persone che lavorano in quel mese di fuoco che precede le elezioni per portare voti ad Ivana Inferrera. Si tratta di Michele Alcamo, figlio di Salvatore Alcamo già reggente della famiglia mafiosa di Paceco, e di Leonardo Russo, detto “Nanai”.


Russo è il trait d’union tra Pietro Virga e Michele Alcamo, ma in tutta questa vicenda ha avuto contatti diretti sia con Inferrera che con il marito.

FINISCONO I SOLDI PER COMPRARE VOTI
Nei giorni che precedono le elezioni del 5 novembre 2017 è un continuo rincorrersi, riunirsi, telefonarsi e organizzarsi per incontrare gente e raccogliere voti. Ad un certo punto i soldi per comprare voti finiscono, e Virga, che aveva chiuso il negozio per dedicarsi alla causa si arrabbia con Russo che aspettava D’Aguanno per avere altri soldi per continuare la raccolta dei voti. “Minchia abbiamo finito? Ma come? Gli ho detto che io mi sto chiuso di proposito per questo… Che cazzo andate girando!”. Cercano tutti D’Aguanno per continuare.
Sono i giorni che precedono le elezioni, e ci sono molte aspettative.
Il 4 novembre Michele Alcamo ha appuntamento con Antonino D’Aguanno, marito di Inferrera. Lo aspetta sotto casa quando arriva la candidata. I due si vedono, si salutano, nel frattempo D’Aguanno si sta precipitando da Alcamo per raggiungere Trapani. C’è un’atmosfera amichevole, si pensa possa andare tutto bene.

L’ELECTION DAY E LA “SANTINA” SU WHATSAPP
Poi arriva l’election day. Gli uomini di Virga sono molto fiduciosi. Leonardo Russo il giorno delle elezioni confida ad un amico: “Noi altri abbiamo una carissima amica che al 99% sale davvero. Ivana Inferrera, se voi altri non avete nessuna situazione e ci volete votare… è dell’Udc. Ora ti mando una santina tramite whatsapp…”. Russo sa che esiste whatsapp, ma non sa come si usa. E cosa fa? Prima chiede aiuto a Michele Alcamo. Poi incontrano i due proprio Ivana Inferrera. E’ lei stessa a inviare la “santina” via whatsapp al figlio di Leonardo Russo che a sua volta l’avrebbe inviata all’amico.


C’è ottimismo, il giorno delle elezioni e molta frenesia per spostare gli ultimi voti. Il giorno dopo, il 6 novembre, è il giorno dello spoglio. Pietro Virga e i collaboratori Michele Alcamo e Leonardo Russo si vedono per aggiornarsi. Poi Russo e Alcamo vanno al comitato elettorale di Ivana Inferrera. I due salutano affettuosamente, con il classico bacio sulle guance, la candidata e il marito. Da lì cominciano a telefonare a persone di fiducia per capire come sta andando lo spoglio, per avere aggiornamenti. Con un tale succede qualcosa di imbarazzante per quelli che dovrebbero essere i rodati modus operandi criminali.


Russo chiama a tale Carmelo Errera, non indagato, per avere notizie sulle preferenze. Ma si sente male. Allora Errera “ignorando maldestramente le precauzioni che probabilmente Michele Alcamo gli aveva indicato” prima chiedeva a Russo se “Michele” era con lui. Ma ancora peggio, viste le difficoltà di fornire il numero delle preferenze, proponeva addirittura di inviare il riepilogo delle verifiche direttamente sul cellulare di Alcamo tramite whatsapp. Michele Alcamo si arrabbia. Nel frattempo nel comitato di Ivana Inferrera si stava diffondendo troppo ottimismo. Tant’è che Michele Alcamo e D’Aguanno, “offuscati dall’ottimismo”, abbandonano ogni precauzione e si sentono direttamente a telefono per scambiarsi informazioni: “Sono già ottantadue, e manca la sette, la dieci e la undici, mancano tre sezioni”.

LA DISFATTA: “SIAMO ULTIMI”
Passano le ore, e nel pomeriggio si materializza la disfatta.
D’Aguanno dice al telefono ad un amico: “Niente, siamo fiacchi, a Trapani siamo fiacchi”. In serata arriva il responso. A telefono è sempre il marito di Inferrera: “Ora sono usciti i risultati finali… siamo ultimi, 880 voti”.

 


Il giorno dopo i fratelli Virga si vedono con Pietro Cusenza, un altro ritenuto vicino alla famiglia mafiosa trapanese e che si sarebbe attivato, mesi prima, nella raccolta dei voti per l’allora candidato consigliere comunale di Trapani Vito Mannina e per la figlia Simona, candidata ad Erice. I Virga e i Cusenza temono che vista la disfatta D’Aguanno non rispetti i patti, che non e non mantenga le promesse, che non si riesca a dimostrare la paternità dei voti, pochi, raccolti. E Pietro Cusenza, nel tentativo di spiegare meglio a quale rischio andavano incontro nel momento in cui i referenti politici avessero contestato la paternità dei voti, svelava la tecnica utilizzata anche nelle elezioni comunali di qualche mese prima per il sostegno a Mannina. Una precauzione, il controllo del voto. Spiegano gli inquirenti che Cusenza “aveva chiesto ad ogni persona, da lui contattata in quel periodo, di fotografare la propria scheda all’interno del seggio dopo aver espresso la propria preferenza e quindi, in virtù di tale accorgimento era stato in grado di dimostrare che un rilevante numero di voti erano stati dichiarati nulli per dei meri errori nella compilazione”.

IL PATTO
E in effetti dopo le elezioni D’Aguanno per qualche giorno latita, non si fa rintracciare dai collaboratori dei Virga per fare i conti. I mafiosi si agitano. Poi però le cose sembrano sistemarsi. Gli inquirenti registrano che dopo le elezioni D’Aguanno, “con assoluto cinismo”, chiuso il capitolo sulla mancata elezione della compagna, torna ad occuparsi dei suoi affari, degli appalti pubblici, e fornisce “rilevanti riscontri sul contenuto della promessa elettorale”. Promessa ai mafiosi che consisteva non solo nella consegna di denaro ma anche nell’impegno di assumere operai nei cantieri edili nella provincia di Messina, e soprattutto a Milazzo. La “mannara” era là, a Messina dicevano i mafiosi settimane prima, quando cominciarono a muoversi per cercare voti per Ivana Inferrera. “Buttare a mare” Ruggirello, per far eleggere Inferrera. Un progetto ambizioso, ma la candidata Udc prenderà solo 888 voti. Una miseria, ottenuta, secondo quanto emerge dall’inchiesta, violando le regole fondanti di una democrazia, quelle sulla libertà del voto.