Fanno ancora discutere le parole del Presidente della Regione Siciliana che ha definito strumentale lo sciopero indetto dalla Coldiretti a Palermo in data 14 novembre 2019. Un'affermazione pesante, letteralmente significa aver utilizzato gli agricoltori e i loro disagi come strumento per conseguire propri particolari fini.
Se ciò fosse vero di quali fini si tratterebbe? Cosa c'è in ballo nelle scelte della politica Siciliana che potrebbero ledere gli interessi della Coldiretti? In attesa di qualche chiarimento nel merito, magari da parte dell'Onorevole Musumeci, vogliamo capire come si arriva a uno sciopero e quanto quello in questione fosse motivato, perché qualcosa che non torna c'è, almeno sul territorio della provincia di Trapani.
Lo sciopero come manifestazione di un disagio che vive l'agricoltura ha una forte connotazione territoriale, ciò significa che si arriva allo sciopero dopo una serie di passaggi che partono dal basso, con riunioni e incontri in organi sindacali locali, comunali, provinciali, regionali e magari nazionali. Seguendo questi passaggi si crea conseguentemente una coesione sociale tale da coinvolgere tutte le organizzazioni sindacali per un'eventuale sciopero.
Di tutto ciò non c'è traccia, almeno in provincia di Trapani, anzi l'ultima traccia risale al 2005, esattamente la sera del 24 ottobre 2005 a Gibellina, quando le principali sigle sindacali (Coldiretti inclusa) revocarono lo sciopero preorganizzato e conseguentemente vennero sfiduciati dagli agricoltori i quali scioperarono lo stesso a Palermo nei giorni 25 e 26 ottobre 2005. E da allora a tutt'oggi questa rottura è rimasta, da un lato gli agricoltori privi di rappresentanza sindacale con cui dialogare e dall'altro lato i sindacati che privati di iniziative provenienti dalla base si sono dedicati a attività di consulenza. Questo con evidenti danni sulla governance dell'agricoltura e del territorio cui tutti noi assistiamo.
Altre conferme di ciò si hanno cercando sul sito della Coldiretti Sicilia, dove non si trova nessun materiale inerente la programmazione dello sciopero del 14 novembre 2019, cercando la parola sciopero (o parole simili) non si trovano argomenti o attività recenti o di particolare rilievo sindacale a sostegno della categoria degli agricoltori, non si trovano nè colleggi o organi sindacali a vari livelli. In pratica è come se la Coldiretti non svolgesse attività sindacale.
Riepilogando, di certo c'è che la manifestazione del 14 novembre 2019, vista l'assenza delle altre sigle sindacali, il trionfo di bandiere e cappellini gialli (vessilli della Coldiretti), vista la presenza dei vertici nazionali della Coldiretti, è stata sicuramente (con l'approvazione dall'alto) la manifestazione della Coldiretti.
Oltre a quella del 14 novembre 2019 ci sono altri precedenti nei confronti di Coldiretti. In una nota il Dipartimento Agricoltura e Risorse Agroalimentari della Regione Calabria ha affermato “il modus operandi di Coldiretti è, come sempre, quello della polemica sterile e della strumentalizzazione”.
In un'altro caso è la CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) di Catanzaro che definisce una manifestazione del 2017 della Coldiretti “strumentale”.
Anche il movimento pastori Sardi ha preso le distanze da una manifestazione indetta dalla Coldiretti nel febbraio 2017 definendola “puramente strumentale”.
A prescindere dagli sviluppi che seguiranno quello che serve agli agricoltori del territorio della provincia di Trapani è una vera rappresentanza sindacale che riesca a canalizzare problemi e soluzioni dalla categoria degli agricoltori alla politica, con l'augurio che non si verifichino aggregazioni o pseudo rappresentanze degli agricoltori con il fine mascherato di canalizzare voti magari per le prossime politiche locali, cioè l'ennesimo sciacallaggio alle spalle degli agricoltori.
Phredox