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03/12/2019 18:05:00

Reddito di cittadinanza, tre miliardi di euro per meno di mille posti di lavoro

 Tre miliardi di euro spesi, ma neppure mille posti di lavoro creati. Secondo fonti sindacali, è questo il bilancio del reddito di cittadinanza: i percettori del sussidio che hanno trovato un impiego dopo aver siglato i patti per il lavoro sono, al momento meno di mille. Il tutto su un totale di oltre 700 mila beneficiari occupabili. Risultato? La fase due del reddito di cittadinanza, quella degli inserimenti nel mondo lavorativo, non solo non decolla, ma rischia addirittura di far precipitare tutta l’impalcatura su cui si regge la misura cara ai Cinquestelle.

Sul piano occupazionale, l’impatto nullo trova conferma anche negli ultimi dati dell’Istat, che a ottobre ha registrato una crescita degli occupati, in aumento di 46mila unità, grazie però soprattutto al balzo degli autonomi (+38mila sul mese di settembre). Dunque se l’occupazione è tornata a salire, non è certo per effetto del reddito di cittadinanza. Attualmente l’Anpal sta incrociando le banche dati per fornire al ministero del Lavoro una fotografia dettagliata delle situazione. Dagli ultimi dati disponibili, aggiornati al 30 settembre, emerge che erano 18 mila i beneficiari del reddito, che avevano trovato un impiego con le vecchie procedure. Parliamo di persone già in carico ai centri per l’impiego, che non sono passati attraverso i navigator e non hanno firmato i patti per il lavoro. Alla luce di questo, nella migliore delle ipotesi, al momento sarebbero poco di più di ventimila i percettori che hanno rimediato un posto, dei quali solo una minima parte grazie al nuovo meccanismo. A conti fatti, meno di un beneficiario occupabile su 30 ha ottenuto un contratto di lavoro grazie al reddito di cittadinanza. Il bonus però è già costato allo Stato circa 3 miliardi di euro.

Non solo. La stragrande maggioranza dei percettori del sussidio che hanno trovato lavoro, si è dovuta accontentare di un contratto a tempo determinato. Sulla base degli ultimi dati forniti dall’Anpal, soltanto il 18 per cento dei 17.637 beneficiari del sussidio assunti tra aprile e settembre, ha ottenuto un contratto a tempo indeterminato. Numeri, anche questi, che destano preoccupazione e mettono in allarme i sindacati. Spiega Federico Bozzanca della Fp Cgil: ««Anche se è ancora troppo presto per parlare di un flop, questi dati dimostrano che in Italia non vi sono le condizioni per una ripresa dell’occupazione stabile, indipendentemente da ciò che è stato messo in moto sul versante delle politiche attive. Il sistema dei centri per l’impiego, poi, non è ancora in grado di contribuire al rilancio delle politiche attive: c’è ancora carenza di personale, i navigator in molte regioni non sono operativi, infine mancano più in generale politiche di sistema che incentivino l’inserimento lavorativo».

RITARDI - Le convocazioni nei centri per l’impiego, infatti, procedono a rilento, la maggior parte dei sussidiati ancora deve intraprendere i percorsi d’inserimento lavorativo e in molte regioni i navigator sono persino sprovvisti degli strumenti informatici necessari per rendersi utili. Emblematico il caso della Campania, la regione con il maggior numero di percettori, dove la contrattualizzazione degli oltre 470 tutor assegnati alla regione è partita con mesi di ritardo, dopo un estenuante braccio di ferro tra il governatore Vincenzo De Luca e l’Anpal.

Nel frattempo, stando agli ultimi dati dell’Inps, il reddito vede coinvolte 857mila famiglie, al netto dei nuclei ai quali in questi primi sette mesi è stato revocato il sussidio, perché non ne avevano più diritto o perché hanno chiesto di rinunciare al bonus a fronte degli importi troppo bassi. A 200mila famiglie, ha ricordato l’Istituto di previdenza, vengono corrisposti attualmente meno di 200 euro al mese. Sono invece più di 700 mila i beneficiari del sussidio considerati immediatamente attivabili su un totale di più di 2 milioni di persone coinvolte: in base alla legge, gli interessati dovevano essere convocati nei centri per l’impiego per firmare il contratto che li impegna a trovare un impiego entro 30 giorni dal riconoscimento del sussidio. Ma a causa di problemi tecnici le convocazioni sono partite solo a settembre.