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23/01/2020 06:00:00

Messina Denaro punto di riferimento per Cosa nostra trapanese, ma c'è molta insofferenza

 Il boss Matteo Messina Denaro, a capo del mandamento di Castelvetrano, è ancora il principale punto di riferimento dell’organizzazione Cosa Nostra in provincia di Trapani. Nonostante la lunga latitanza - si legge nella relazione del primo semestre 2019 della Direzione Investigativa Antimafia - il capo del mandamento di Castelvetrano e rappresentante provinciale di Trapani, costituisce ancora il principale punto di riferimento per le questioni di maggiore interesse in seno all'organizzazione.

Segnali di insofferenza - Benché il boss continui a beneficiare di un diffuso sentimento di fedeltà da parte di molti membri dell’organizzazione mafiosa trapanese, non mancano – si legge nella relazione della Dia - segnali di insofferenza da parte di alcuni affiliati per una gestione di comando difficoltosa per via della latitanza che tende a riverberarsi negativamente tralasciando le questioni importanti per gli affari dell’organizzazione“. Le posizioni di vertice dei mandamenti mafiosi di Trapani ed Alcamo «risultano stabilmente detenute da noti esponenti delle storiche famiglie mafiose con un sistema di successione quasi dinastico e quella di Castelvetrano, come detto, continua a fare riferimento al latitante numero uno in Italia».

Non è il Capo di Cosa nostra - Matteo Messina Denaro, potente, ricco e tra i latitanti più pericolosi al mondo, non è però il capo di Cosa Nostra. Come sostengono da tempo diversi magistrati la primula rossa è al vertice solo del mandamento di Castelvetrano e persino nel trapanese fa fatica a mantenere il controllo dell’organizzazione criminale. Con la morte nel novembre del 2017 di Totò Riina non è stato ancora scelto un boss dei boss, ma a cercare l’erede di Totò u curtu, come specifica ora la Direzione investigativa antimafia, sono negli ultimi tempi proprio quelle famiglie mafiose storiche palermitane che i corleonesi hanno cercato di sterminare, costringendole a fuggire negli Stati Uniti, e lo stanno facendo stringendo nuovi legami con le famiglie mafiose americane.

La mafia trapanese - «I quattro storici mandamenti di Trapani, Alcamo, Castelvetrano e Mazara del Vallo, composti da 17 famiglie mafiose, si distinguono - si legge nella relazione - per la notevole forza intimidatrice». Diverse le operazioni antimafie che in questi ultimi anni sono state messe a segno dalle forze dell'ordine in tutta la provincia di Trapani. Si va dall'Operazione Freezer ad AnnoZero, e poi MafiaBet, Scrigno, Eden, Eden2 e Eden3, l'operazione che ha coinvolto il «re dell'eolico» Vito Niacastri. 

Nuovo corso e nuovi rapporti tra Cosa nosta palermitana e americana - C’è un nuovo corso che segna un nuovo rafforzamento dei rapporti tra esponenti di alcune famiglie storiche di Cosa Nostra palermitane con Cosa Nostra americana, si legge nella relazione presentata alla Camera dal ministro dell’interno, Luciana Lamorgese. I capi hanno ripreso ad organizzare summit, come l’incontro avvenuto il 9 febbraio 2016 a Catania tra gli esponenti locali di Cosa Nostra e quelli delle province mafiose di Palermo, Agrigento, Enna e Caltanissetta. La relazione ricorda che nel blitz di luglio, scattato tra la Sicilia e gli Usa, sono stati colpiti esponenti delle famiglie Gambino, Inzerillo, Di Maggio, Mannino e Spatola, tutti eredi degli scappati dei primi anni ottanta, costretti a lasciare Palermo per trovare rifugio in America per scampare al piombo dei corleonesi di Totò Riina. E nei rapporti internazionali sono coinvolti i vertici delle famiglie di Uditore, Torretta e Passo di Rigano, mentre sul versante americano degli “scappati” un peso decisivo è stato acquisito sempre dagli Inzerillo. Le indagini più recenti hanno confermato la persistente attualità di rapporti tra esponenti di famiglie storiche di cosa nostra palermitana, i cosiddetti perdenti della seconda guerra di mafia, con elementi di cosa nostra americana con particolare riferimento alla famiglia gambino da oltre cinquant'anni radicata negli Usa". La Dia fa riferimento al blitz "new connection", del 17 luglio 2019, che ha colpito il mandamento mafioso palermitano di Passo di Rigano, storica roccaforte della famiglia Inzerillo.

Cosa nostra torna a gestire il traffico di droga - Oltre ai consueti affari legati al racket e all’usura, cosa nostra palermitana e in generale siciliana è tornata ad occuparsi e a gestire il traffico e lo spaccio di droga. Un affare che dopo anni di calo sta tornando a riempire le casse delle famiglie e a sostentare le famiglie delle migliaia di carcerati. "E' una delle più remunerative fonti di ricchezze in contanti" assicurano dalla Dia. Un settore criminale "nel quale consolidare alleanze e, quindi, consolidare il proprio ruolo negli assetti criminali; una possibilità di riaccreditarsi nella filiera al fine di costituire propri canali di approvvigionamento sicuri e continuativi, fornendo, peraltro, occupazione nelle diverse attività. In un quadro come quello descritto le città di Palermo e Catania continuano a ricoprire un ruolo di centralità nei flussi di hashish dalla Campania e di cocaina dalla Calabria, per la redistribuzione sui mercati isolani".

La mafia nigeriana – si legge infine nella relazione della DIA - è ormai comprovato come rappresenti una presenza importante in Sicilia e in particolare a Palermo, ove hanno trovato un proprio spazio, con il sostanziale placet di cosa nostra che permette loro di controllare la prostituzione su strada e alcuni segmenti di spaccio di stupefacenti in determinate zone".