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22/04/2020 09:24:00

L'emergenza coronavirus e la buona politica che manca ad ogni livello

 L’emergenza sanitaria che il nostro Paese sta attraversando ha reso ancora più evidente quanto manchi, oggi, la (buona) Politica.

Il Governo nazionale non si è limitato a farsi guidare dalla scienza – scelta legittima e sacrosanta – ma ha appaltato alla scienza ogni decisione, - peraltro il “rimanere a casa” è sembrata l’unica decisione - come se il Paese fosse un gran laboratorio e come se non fosse precisa responsabilità della Politica contemperare i vari interessi, molti dei quali non possono essere oggetto di attenzione di virologi e epidemiologi.

Nelle varie regioni abbiamo assistito a decisioni spesso contraddittorie, prive di senso, alcune delle quali improntate ad una smaccata propaganda, perché –oggi- le visualizzazioni sui social dei vari governatori e dei politici in genere sono il nuovo metro della “qualità” della Politica.

In più, spesso, si è guardato con ammirazione al modello cinese o si è invocato un modello autoritario, in cui fosse finanche l’esercito a vegliare sulle prescrizioni nella errata percezione che la Democrazia – intesa anche come capacità di responsabilizzazione dei cittadini – fosse troppo debole: ed invece, è la nostra responsabilità che segna la nostra libertà e dunque la nostra Democrazia.

La Democrazia, infatti, è (anche) un patto di fiducia che lega i cittadini e lo Stato: non dovrebbe essere necessario, ad esempio, vietare ad un anziano di sedersi – isolato – su una panchina o ad un genitore di portare sotto casa il proprio figlio. Ciò che è accaduto in Italia in tema di specificità delle restrizioni – e che molti hanno ritenuto a torto un vanto- non è avvenuto in Europa. Mentre da noi si ritiene debbano essere (solo) gli scienziati a decidere se gli over 70 possano, adesso, uscire da casa o se e come andare in spiaggia – come se il diritto alla salute fosse solo il diritto a non contrarre il virus - in Germania i cittadini già da soli si distanziano nelle spiagge dei laghi, perché in fondo è la responsabilità il cuore della Democrazia. Questo patto di fiducia con lo Stato inizia – ma non si esaurisce – dunque con il voto a cui siamo chiamati ogni volta. Guardiamo alla Sicilia. Qui ci sono medici, infermieri, forze dell’ordine, amministratori locali, presidi, insegnanti, volontari che stanno facendo di tutto – spesso in silenzio, senza inutili atteggiamenti da caudillo – per affrontare questa emergenza. C’è, dunque, una Sicilia che sta smentendo anche non pochi luoghi comuni – troppo speso ripresi anche dalla stampa - sul fatto che il Sud sarebbe stato “sepolto” dal virus, a causa anche della “indisciplina” dei suoi cittadini (peraltro smentita dai fatti e dai dati). Ma c’è anche un’altra Sicilia, che troppo spesso è rappresentata da amministratori che fanno la voce grossa con Roma nel tentativo evidente di racimolare aiuti, più per il dopo che per l’ora, (considerato l’andamento – assolutamente sostenibile – dell’epidemia in tutto il Sud), che hanno invocato norme da “stato di polizia”, ai limiti della legittimità costituzionale, a fronte di una epidemia – qui in Sicilia – fortunatamente mai divenuta emergenza. Amministratori che hanno vietato davvero tutto perché terrorizzati dalla tenuta (e qualità) del sistema sanitario – tanto da invocare l’esercito per le strade - senza però mai accennare ad un’autocritica sullo scempio che è stato compiuto – proprio dalla politica stessa- sulla sanità. O amministratori che preannunciano i disastri economici del Covid, dimenticando che loro stessi hanno posto le pietre tombali sull’economia della nostra regione.

Spero sia chiaro a tutti che questo evento dovrà condurre tutti noi ad assumerci le nostre responsabilità di cittadini, non potendosi limitare la nostra cittadinanza ad una sterile lamentala di ciò che non va, al canto dai balconi o – peggio – alla caccia all’untore affacciati al balcone di casa.

Se questo evento imporrà, probabilmente, a tutto il mondo una ricostruzione, sociale ed economica, tanto più ciò sarà necessario nella nostra Sicilia e nelle nostre comunità: sarà richiesto alla Politica uno sforzo, quella audacia che è necessaria in momenti storici così, che non potrà tradursi, ancora una volta, in una Politica fatta di mediocri accordi, tornaconti personali, trasformismo, decisioni assunte nel nome di logiche familiari o di cordate fra amici.

Dovremo scegliere sulla base delle competenze. Esigere che la Politica torni ad essere, soprattutto, capace di una “visione”. Che i Politici siano autorevoli e credibili. Tanto più, a breve, quando si sarà chiamati a dare risposte ad una economia già fragilissima, ad un tessuto sociale sfibrato, a sacche di povertà che rischiano approdi pericolosi. Questa è la sfida che tutti noi abbiamo davanti. Se non sapremo affrontarla, la prossima volta che assisteremo, da parte della Politica, a scelte prive di qualunque logica, ricordiamoci che i colpevoli saremo soltanto noi stessi.

Avv. Valerio Vartolo