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04/05/2020 07:45:00

Le dodici fatiche di Paulette. Il ritorno del capolavoro di Wolinski e Pichard

Che aspetto ha un eroe?, è una domanda che ricorre spesso, soprattutto negli ultimi tempi. Aitante, muscoloso, sprezzante del pericolo, un eroe è sempre pronto a fronteggiare i suoi mostruosi nemici, senza paura, senza affanno, come Eracle che abbatte l’Idra o San Giorgio che sconfigge il Drago. C’è un’idea di assoluto nelle imprese degli eroi, è come se la sconfitta dell’Idra o del Drago continuasse a liberarci ogni volta che il nostro animo si sente insidiato dai terribili mostri della coscienza. E quando siamo bambini, tutto questo, ci restituisce serenità, anzi, ci infonde coraggio.

Ma il nostro, per fortuna, non è più tempo di eroi. Non almeno di quegli eroi a cui pensiamo istintivamente. Non sappiamo più che farcene di Superman posticci né di Jeeg Robot tirati a lucido: periodicamente, li ritroviamo banali, senza la stoffa e la baldanza di quando ci entusiasmavano. E forse è questa una delle ragioni per cui ci rende davvero felici sapere che Paulette, il fumetto di Wolinski e Pichard, ritorna in libreria dal 6 maggio per i tipi di Oblomov Edizioni. Perché Paulette è un’eroina, a tutti gli effetti, ma ribalta completamente il vecchio e trapassato statuto dell’eroe.

Innanzitutto non ci ritroviamo di fronte all’ennesimo palestrato in calzamaglia contro l’ultima minaccia extragalattica; Paulette Gulderbilt è una giovane, avvenente ereditiera che fronteggia di giorno in giorno la sua inarrestabile nemesi, capace di resurrezioni improvvise e micidiali tentativi di annichilimento: il suo acerrimo nemico è la noia. Nonostante sia una battaglia persa in partenza (chi può sfuggire dalla noia?), Paulette fa di tutto per non lasciarsi sopraffare, impegnandosi in una serie continua di insensate e ardimentose avventure che travolgono la fantasia del lettore. Al suo fianco, un brutto vecchiaccio di nome Joseph, che per sbaglio viene trasformato in donna da una talpa presbite: un aspetto che ricorda la sciagura dell’indovino Tiresia condannato, secondo la leggenda, ad assumere sembianze femminili per sette anni.

Solo che Joseph non ha niente di divinatorio, e Paulette ha molto poco del personaggio edipico. È affascinante notare, però, la continua parodia e il ribaltamento della mitologia antica e delle favole e della letteratura, da Cappuccetto Rosso alla Divina Commedia di Dante.

A proposito di Dante, nella prima delle due storie raccolte nel prezioso volume di Wolinski e Pichard, c’è un incredibile viaggio ultramondano, alla maniera del Sommo Poeta, soltanto che stavolta il peregrinaggio nell’aldilà comincia dal Paradiso. Che si scopre essere un luogo noiosissimo - come già il poeta fiorentino lasciava intuire - dove nessuno ride, nessuno ha fame, non c’è bisogno di coltivare alcun desiderio: l’eterna felicità infatti coincide con l’assenza di turbamenti. Quando Paulette ne prende coscienza, non ci pensa due volte ad andarsene via. Tra l’altro, uscendo di scena con una sentenza epocale: «Preferisco essere infelice di tanto in tanto perché non riesco a ottenere quel che voglio, piuttosto che sempre felice perché non ho voglia di niente».

Paulette è l’eroina dei nostri desideri, delle nostre paure inconfessate. Non è di Idra, Draghi, o di virus e pestilenze che abbiamo paura, ma di perdere la forza dei nostri desideri, la capacità di rendere erotica la nostra esistenza, cioè di redimerla dal languore di tutti i giorni. Alla fine di ogni sua sgangherata peripezia, Paulette innesca in noi la voglia di salvarci da ciò che ci rende piatti. Per ritrovare il piacere delle curve imperfette delle nostre vite. Attraverso le sue, che resteranno eternamente perfette.

Quest’anno Paulette compie cinquant’anni, la sua prima comparsa nel mondo del fumetto risale al 1970. E dopo cinquant’anni continua a farci capire che sì, non è più tempo di eroi, ma di sicuro è tempo di eroine.

Marco Marino