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25/11/2020 06:00:00

Coronavirus: 2737 positivi nel trapanese, 107 i ricoverati. La curva epidemica tende a stabilizzarsi

 Aumentano ancora i positivi al Coronavirus in provincia di Trapani. Sono 2737 i casi, lunedì erano 2575.  Sono 58 i deceduti dall'inizio dell'epidemia e 1241 i guariti totali.

Attualmente i ricoverati in terapia intensiva sono 6 (stabili), mentre i ricoverati non in terapia intensiva del territorio sono aumentati a 101. Ieri nell'Isola si sono registrati 1306 nuovi casi e purtroppo 48 decessi. 

I dati nelle città trapanesi: Alcamo 373, Buseto Palizzolo 5, Calatafimi Segesta 12 Campobello di Mazara 31, Castellammare del Golfo 62, Castelvetrano 223, Custonaci 45, Erice 102, Favignana 3, Gibellina 29, Marsala 479, Mazara del Vallo 381, Paceco 67, Pantelleria 74, Partanna 35, Poggioreale 1, Salaparuta 7, Salemi 50, Santa Ninfa 5, Trapani 599, Valderice 73, Vita 3, San Vito Lo Capo 42, Petrosino 32. Per quanto riguarda i tamponi, sono stati effettuati 1014 molecolari e 778 tamponi per la ricerca dell'antigene. Circa lo screening del fine settimana, sono stati trovati 234 positivi al tampone rapido, di questi sono stati confermati 105 positivi al tampone molecolare.

I dati in Sicilia - Cresce, ma la curva sembra stabilizzarsi, l’epidemia di covid in Sicilia. Nelle ultime 24 ore, secondo il bollettino del ministero della salute, sono stati registrati 1.306 nuovi casi di coronavirus su 9.963 temponi (e la percentuale tra casi e test processati scende al 13,1%). I morti sono stati invece 48 e il totale delle vittime siciliane dall’inizio della pandemia è di 1.275.

Stabile la pressione sulle terapie intensive: i ricoverati restano 243, mentre le persone complessivamente ricoverate in ospedale diminuisce di 3 (sono 1844 erano 1.847). I guariti nelle ultime 24 ore sono addirittura 972. In isolamento domiciliare restano in tutto 36.355 persone. Nelle province siciliane è Catania quella con più nuovi casi: 342, segue Palermo con 313, Messina con 160, Trapani con 158, Siracusa con 95, Ragusa con 79, Agrigento con 76, Caltanissetta con 63 e Enna con 20.

Continuano negli ospedali siciliani i controlli degli ispettori del Ministero - Dopo gli ospedali di Catania, Garibaldi Centro e San Marco, e in quelli di Enna e di Caltanissetta, gli ispettori del ministero della Salute, continunano i sopralluoghi negli ospedali siciliani per verificare la situazione relativa ai numeri dei posti letto di terapia intensiva registrati dall’assessorato regionale della Salute sulla piattaforma Gecos. Ieri la visita ha riguardato i controlli all’ospedale Civico di Palermo. Accompagnati dai carabinieri del Nas, dopo una prima verifica in direzione generale, si sono diretti nei reparti di rianimazione e pronto soccorso. Poi ’ispezione è proseguita all’ospedale "Cervello"  e al Civico di Partinico. 

I dati in Italia - Sono 23.232 i nuovi positivi in Italia nelle ultime 24 ore (ieri 22.930) a fronte di 188.659 tamponi (quasi 40mila più di ieri). Ma scende la percentuale positivi/tamponi: 12,31% quando ieri era al 15,4%. In grosso aumento i decessi, 853 oggi (ieri 630), con il numero totale delle vittime che arriva a 51.306. I guariti, oggi 20.837 (ieri 31.395), sono in tutto 605.330. In lieve rialzo, dopo che ieri per la prima volta si era registrato un -9.098, il numero delle persone attualmente positive: +1.537 per un totale di 798.386.

Dei segnali positivi ci sono e la curva epidemica dei casi di Covid-19 in Italia tende a stabilizzarsi, ma la situazione resta fortemente critica soprattutto in relazione ad un parametro essenziale: il numero delle vittime, che ha segnato un rialzo facendone registrare 853 a fronte delle 630 di lunedì. A preoccupare maggiormente è infatti proprio l'andamento dei decessi, destinato a mantenersi alto ancora per circa due settimane. Ma il cauto ottimismo per i primi effetti delle misure restrittive è controbilanciato anche da un altro dato negativo, vale a dire la tenuta delle strutture sanitarie sulle quali permane un carico notevole. E' un'analisi dell'andamento epidemiologico che spinge alla massima prudenza e cautela quella fatta dal presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), Franco Locatelli, e del direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, in occasione della conferenza stampa organizzata dal ministero della Salute.

730 positivi su 100mila abitanti  - Illustrando i dati giornalieri del contagio, Rezza ha detto "C''è stato un leggero aumento del numero dei positivi". Però, ha sottolineato, "c'è un brutto dato: ci sono stati 853 decessi, un fattore molto negativo". Ciò anche alla luce del fatto che proprio i decessi rappresentano il parametro che cala per ultimo. Questa situazione, dunque, potrebbe protrarsi per un periodo non brevissimo, come ha sottolineato Locatelli. "Credo - ha affermato - che ci sarà un numero di morti in questo ordine di grandezza ancora per 10-14 giorni, poi dovremmo vedere un calo". Ed ancora: "Il numero dei nuovi infetti è troppo alto; quando saremo a 50 su 100mila saremo sollevati, finchè la situazione resta questa l'allerta rimane alta", ha spiegato Rezza, sottolineando che attualmente siamo a 730 per 100 mila abitanti in una escalation che è andata da 50, poi a 200 per 100 mila abitanti e che ha continuato a salire. La conseguenza è che il carico sulle strutture sanitarie permane, e quindi "il cauto ottimismo è controbilanciato dal fatto che gli effetti di questa lunga scia si vedranno per diverso tempo". Il calo dei positivi, con andamenti oscillanti fisiologici negli ultimi giorni, hanno rilevato gli esperti, è invece effetto delle misure di contenimento messe in atto. Nonostante il quadro che resta grave, qualche segnale di miglioramento, però, inizia ad evidenziarsi.

L'indice di contagiosità è attualmente pari a 1,2 e sta continuando a scendere: "è un segnale che va nella direzione giusta", ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, nella trasmissione Di Martedì. "Da qualche settimana vediamo un segnale che nella direzione giusta: l'indice di contagio Rt si sta abbassando. Due settimane fa era 1,7, poi 1,4 ora è poco meno di 1,2 e sta ancora scendendo. Questo significa - ha rilevato - che le misure che abbiamo adottato iniziano a dare i loro effetti e che dobbiamo continuare a insistere su questa strada perché la curva è piegabile, lo abbiamo già visto in marzo. Stiamo un po' alla volta riuscendo a ripiegarla, ma dobbiamo insistere con la massima attenzione e la massima prudenza".

Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato una nuova Ordinanza con cui si rinnovano le misure restrittive contenute nel precedente provvedimento del 10 novembre 2020 per le Regioni Basilicata, Liguria e Umbria, che restano in zona arancione, e per la Provincia Autonoma di Bolzano, che resta in zona rossa. La nuova Ordinanza è valida fino al 3 dicembre 2020, ferma restando la possibilità di nuova classificazione prevista dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2020. Complessivamente, quindi, la ripartizione delle Regioni nelle diverse aree è attualmente la seguente: area gialla: Lazio, Molise, Provincia autonoma di Trento, Sardegna, Veneto:
area arancione: Basilicata, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Liguria, Puglia, Sicilia, Umbria; area rossa: Abruzzo, Calabria, Campania, Lombardia, Piemonte, Toscana, Valle d'Aosta, Provincia Autonoma di Bolzano.

Un accordo a livello europeo per uniformare le misure restrittive che scatteranno con le vacanze di Natale e Capodanno, il tentativo di riaprire le scuole coinvolgendo i sindaci delle grandi città prima di Natale nella prima data utile e l'ulteriore stretta sugli spostamenti tra il 24 dicembre e il 6 gennaio, con il divieto di feste e appuntamenti di piazza, cenone a numero chiuso, con forse 6, massimo 8 persone.

Conte: Coordinamento con l'Ue sulle misure per Natale - Il governo lavora su più fronti per far sì che gli interventi che saranno decisi con il prossimo Dpcm consentano di evitare gli errori fatti in estate e non siano vanificati dalle scelte degli altri paesi, in particolare quelle relative allo sci visto che il governo ha ribadito il no alla riapertura degli impianti e una decisione in senso contrario da parte di altre nazioni rappresenterebbe un ulteriore colpo ad un'economia già al tappeto. Di un "coordinamento europeo" sulle misure hanno parlato lo stesso Conte e il presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen in una telefonata nella quale, dice il premier, c'è stato un "ottimo scambio di vedute" su questo e altri temi.

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