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26/11/2020 16:02:00

A causa del Covid trascurati i pazienti oncologici. Si rischiano anche in Sicilia molti morti per cancro 

 Il Covid è una minaccia per l’assistenza ai pazienti oncologici. Gli esperti non escludono la possibilità che ci siano danni futuri per quanto riguarda la perdita di chance di cura a causa del rallentamento degli screening avvenuto a livello globale. Secondo l'Osservatorio nazionale di screening un milione e 400mila esami di screening sono stati annullati e dovranno essere riprogrammati, mentre la rivista scientifica The Lancet riporta una fosca previsione degli epidemiologi, che nei prossimi 5 anni ci siano 3-4 mila morti in più per cancro. Di fronte a questo scenario, il paziente oncologico continua le cure, l’innovazione in oncologia cavalca anche questa seconda ondata pandemica garantendo nuovi farmaci e tecnologia all’avanguardia e il Covid insegna che anche il futuro dell’oncologia, come per le altre specialità, non sarà più come prima per quanto riguarda l’approccio del paziente, il follow up e la giustizia distributiva dei farmaci, implicando la necessità di un coordinamento nazionale dei punti fondamentali di offerta dell’assistenza al malato oncologico.

Sull’attività di screening e le possibili strategie per recuperare in oncologia il tempo perduto a causa della pandemia si sono confrontati durante l’incontro “Talk webinar. Reti Oncologiche” organizzato da Mondosanità, organizzato con il contributo incondizionato di Bristol Myers Squibb già partner del progetto ONCORETE appena conclusosi, di cui questo Talk webinar era il momento finale di condivisione con il pubblico, tre esperti in campo oncologico, Paolo Pronzato, Coordinatore DIAR d Oncoematologia della Regione Liguria, Vincenzo Adamo, Direttore Oncologia Medica AO Papardo-Messina, Coordinatore della Rete Oncologica Siciliana (Re.O.S.) e Rossana Berardi, Direttore della Clinica Oncologica UNIVPM-AOU Ospedali Riuniti di Ancona.

L’oncologia durante l’emergenza sanitaria mostra uno scenario diversificato da regione a regione, a seconda dell’incidenza dell’epidemia. La maggior parte dei centri ha continuato con le terapie farmacologiche, seppur quantitativamente inferiori, buona parte degli interventi chirurgici oncologici sono stati procastinati se non urgenti, i follow up sono stati per lo più effettuati tramite consulto e le tecnologie più utilizzate sono state telefonate e WhatApp al di là delle rendicontazioni delle prestazioni, l’attività di screening programmato e quella diagnostica ha risentito di pesanti rallentamenti in alcune regioni, in altre ha cercato di mantenere i suoi ritmi nonostante le difficoltà organizzative.

 

In Sicilia lo screening ha risentito di un rallentamento perché le persone hanno rifiutato di andare in ospedale per sottoporsi ai controlli. “Questo problema è stato tamponato grazie ad una serie di iniziative di prevenzione che sono nate spontaneamente nei maggiori ospedali della regione – spiega il dottor Vincenzo Adamo -, mentre per quanto riguarda le cure non c’è stato nessun rallentamento e anche sull’aspetto della chirurgia primaria gli interventi sono andati avanti. Sono convinto che c’è il tempo per recuperare il tempo perduto: in sei mesi certi tipi di tumore, che possono essere sfuggiti ad uno screening, sono recuperabili. Questo è un impegno che dobbiamo prendere tutti nelle nostre Regioni, attraverso le reti, le iniziative e confrontandoci con i colleghi impegnati nell’attività di screening”.

È necessaria una Rete oncologia nazionale delle Reti oncologiche, che garantisca lo scambio di best practice e di dati al fine di una migliore programmazione; per concordare le azioni al fine di assicurare l'innovazione in tempi rapidi; per implementare l’azione sulla medicina territoriale al fine di accompagnare la trasformazione della presa in carico dei pazienti oncologici verso la cronicità, compresa la territorializzazione di alcune terapie; per coordinare al meglio gli studi scientifici; per creare proposte per una implementazione della telemedicina in oncologia; per favorire per alcuni pazienti un follow-up di primo livello a carico del medico di medicina generale e per favorire la territorializzazione della diagnostica di primo livello anche in oncologia a partire dal l'implementazione degli screening.



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