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12/01/2021 08:09:00

Italia, il piano pandemico: "Scegliete chi salvare"

 Fa discutere la bozza del del piano pandemico italiano 2021-2023. Prevede che, se le risorse saranno scarse, bisognerà curare prima chi ha più possibilità di sopravvivere.

Gli esperti del dipartimento prevenzione del ministero della Salute, dal maggio scorso guidata dal professor Giovanni Rezza, hanno stilato una bozza del piano pandemico 2021-2023, pensato per sostituire il piano influenzale 2006, adattato di anno in anno fino a oggi, e che sarà sottoposto alle regioni.

«Nel piano c’è la catena di comando, chi fa cosa, le fasi (allerta, interpandemica, pandemica), le esercitazioni, le scorte di farmaci e di dispositivi di protezione individuale (Dpi) fino al numero di mascherine necessario per ciascun paziente, gli obblighi di aggiornamento, le precauzioni contro le infezioni ospedaliere, la formazione del personale, i piani regionali da approvare entro 90 giorni dal via libera al piano nazionale che avverrà in Conferenza Stato-Regione, i diversi scenari possibili per i virus con R0 (l’indice iniziale di riproduzione) a 1,4, 1,7 o sopra 2, le dotazioni minime di terapie intensive e subintensive e le regole per aumentarle se necessario come è stato fatto, con ritardo, nei mesi scorsi. Ci sono i principi di solidarietà, di salvaguardia dell’economia e di proporzionalità nelle misure di contenimento» scrive Il Fatto. 

Ecco invece una parte di un'intervista molto interessante su La Stampa a Gabriella Buono, responsabile Anestesia e rianimazione al Mauriziano di Torino.

Come sceglie?
«Lavorando sui parametri del triage. Che sono tre: le patologie pregresse, una scala di fragilità e il rischio morte. Dati validi in tutto il mondo che spiegano quanto un paziente rischi di morire nonostante il massimo della cura».
Lei ha mai scelto?
«Certamente».
Quanto le pesa dal punto di vista emotivo?
«In questi frangenti deve prevalere il medico, che agisce secondo ciò che dice la scienza. Noi salviamo vite, purché ci sia un margine anche minimo per farlo. Se c'è andiamo avanti all'infinito. Usando tutte le risorse disponibili».
E quando questo margine non c'è?
«Si fanno scelte diverse. Che sono sempre condivise con altri medici, con i quali si è valutato il paziente. Se ci spiace? Ovvio. Ogni persona ha la sua storia, ha un suo percorso, ha affetti e speranze. Ma poi, come dicevo, deve prevalere il medico. Che fa ciò che va fatto».
Tutto questo è colpa del Covid?
«Guardi che si sceglieva anche prima della pandemia: in Rianimazione si andava, e si va tutt'ora, per un sacco di problemi. Soltanto che prima ti capitava di dover scegliere due o tre volte al mese. Oggi devi farlo anche trenta».
 

Oggi arriveranno in Italia le prime 47 mila dosi del vaccino prodotto da Moderna. Come al solito, il carico atterrerà all’aeroporto militare di Pratica di Mare, da dove sarà subito smistato.

Attualmente positivi: 575.979
Deceduti: 79.203 (+448)
Dimessi/Guariti: 1.633.839 (+16.035)
Ricoverati: 26.245 (+203)
di cui in Terapia Intensiva: 2.642 (+27)
Tamponi: 27.983.049 (+91.656)

Totale casi: 2.289.021 (+12.532, +0,55%)

Il tasso di positività è salito al 13,6% dal 13,3 di domenica.

È l’Emilia-Romagna la regione con più contagi (+1.942 casi) e anche con il più alto numero di decessi (+66). Seguono Veneto (+1.715 positivi), Sicilia (+1.587), Lombardia (+1.488), Lazio (+1.254) e Campania (+1.021). Tutte le altre regioni hanno un incremento di casi a due o tre cifre.

È stato individuato il nuovo paziente 1 di Covid-19 italiano. È una donna milanese di 25 anni, sottoposta il 10 novembre 2019 a una biopsia della pelle per una dermatosi atipica. A dirlo è uno studio internazionale coordinato dall’Università Statale di Milano e pubblicato sul British Journal of Dermatology. Finora il primo infettato accertato nel nostro paese era un bambino di quattro anni, positivo nel dicembre 2019.

Secondo il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria (dati aggiornati all’8 gennaio scorso) i detenuti positivi sono 537. Erano invece 1.088 il 13 dicembre scorso. Cresce invece il numero di contagi tra la polizia, passati a 635 dai 609 del 4 gennaio.