Gentile direttore,
avendo letto la replica del sig. Lillo Gesone, pur volendo prendere le distanze da provocazioni gratuite e senza fondamento, perorate da chi dal proprio vocabolario forse abusa o non conosce la vera essenza del termine legalità, eppure, tanto ostentato, riteniamo doveroso ricordare che su una pubblica piazza non esistono “diritti acquisiti”, ma solo interessi pubblici che la pubblica amministrazione deve contemperare, bilanciandoli con quelli dei privati che con questi non appaiano in contrasto, purché l’esercizio dei privati risulti rispettosa delle regole che la normativa impone.
Certo è che nessuno vuole impedire ad altri l’esercizio legittimo di attività di impresa, ed è ovvio che la pruralità di imprese rispettose delle norme può solo arricchire e giovare alla città!
Viene però spontaneo a tal proposito chiedersi come mai il sig. Gesone non abbia chiarito come si coniuga la presenza sulla piazza comunale della suo esercizio commerciale a fronte di un oggettivo inconfutabile mancato collaudo della piazza da parte del comune, che dovrebbe risultare ostativo per lo svolgimento di qualsiasi attività imprenditoriale e non solo dunque per quella del “My Sisily”, a cui, con tale motivazione in data 21.12.2020, il Comune ha inibito l’occupazione del suolo pubblico.
Viene naturale chiedersi poi come fa egli da privato cittadino a conoscere notizie riservate in seno alla Pubblica Amministrazione, connessi ad iniziative giudiziarie di altri.
Si suppone a questo punto che il sig. Gesone risoluto, per la tanto decantata regolarità amministrativa dei suoi locali, non avrà motivo alcuno per negare il consenso all’acceso agli atti amministrativi sull’immobile in cui viene svolta la sua attività ed esercitato da chiunque possa vantare interesse.
Si, sig. Gesone, perché vede, diverse sono i punti oscuri che aleggiano sul suo locale, oltre all’evidente indecorosa facciata sulla piazza di Porta nuova, priva di prospetto, che peraltro dovrebbe già di suo risultare incompatibile, nel rispetto delle norme igienico/sanitarie, alla attività di somministrazione di cibi o bevande, arricchita da grondaie e supporti in ferro a cappe che sprigionano fumi irrespirabili sulla piazza e sul nostro locale.
Ci riferiamo anche ad una improvvisa e “regolarissima” trasformazione di una finestra in porta, su un immobile di chiaro valore storico ed artistico, oggi chiusa con una porta in ferro, che lei ritiene legittima perché aperta nel lontano 2000.
Peccato che fonti certe datano tale apertura, peraltro avvenuta in modo precario ed approssimativo, nel 2006/2007.
Saranno i miracoli della legalità che tutto può??
Massimo Bellitteri
Peppe spanò.