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07/05/2021 07:15:00

I libici hanno sparato a tre pescherecci di Mazara. Ecco cosa è accaduto 

Alle 14.30 di ieri, una motovedetta della Guardia costiera libica ha sparato raffiche di kalashnikov contro tre pescherecci di Mazara del Vallo – Aliseo, Artemide e Nuovo Cosimo – che stavano pescando a 35 miglia dalla costa di Misurata.

I tre pescherecci italiani si erano introdotti nella zona di pesca protetta libica, un tratto di mare definito «ad alto rischio» dalle nostre autorità. Al che, i libici, dopo aver intimato loro di tornare indietro, sono intervenuti, arrivando sul luogo – sembra - a bordo della Ubari, una motovedetta donata cinque anni al governo di Tripoli proprio dall’Italia. Il capitano dell’Aliseo, Giuseppe Giacalone, è rimasto ferito lievemente a un braccio e alla testa da alcune schegge del vetro della cabina, andato in frantumi. I libici avrebbero sparato colpi d’avvertimento. Il sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, sostiene però che gli spari siano stati ad altezza d’uomo.

Fortuna ha voluto che nella zona, impegnata nell’operazione Mare Sicuro, ci fosse la Libeccio, una fregata della nostra Marina militare, subito intervenuta con il suo elicottero.

«I miliziani salgono a bordo dell’Aliseo, concentrano l’equipaggio e ordinano al timoniere di far rotta verso Misurata. Nel frattempo la fregata Libeccio si è avvicinata a tutto vapore: l’elicottero ha già sorvolato la vedetta libica e anche un aereo da ricognizione partito dall’Italia, ha fatto rimbalzare informazioni al Cincnav, il comando in capo della Squadra navale. Da Roma la Marina militare tratta con quella libica da cui dipende la Guardia costiera: l’Aliseo viene rilasciato e nella notte fa rotta per l’Italia assieme alle altre due barche, scortato dalla Libeccio» racconta Repubblica. 

«Il Governo italiano ha più volte spiegato che quelle acque non possono essere più considerate internazionali» spiega Il Sole. 

«Il diritto internazionale sarebbe dalla parte dei libici, la zona di pesca protetta costituisce un’area di sovranità funzionale legittimamente proclamata dalla Libia sulla base delle norme consuetudinarie codificate nella Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare. Tuttavia l’oro rosso, il gambero a cui danno la caccia i pescherecci italiani è un crostaceo pregiato ed è questo che li spingerebbe a sconfinare» aggiunge il Messaggero.

Una «alta fonte del governo italiano» al Messaggero: «Invocare l’intervento del governo contro la Libia è del tutto fuori luogo: i pescatori di Mazara erano nel torto. Questo però non può in alcun modo legittimare l’uso delle armi contro di loro».

Un «altissimo dirigente della Difesa», sempre al Messaggero: «Quelle acque lì sono pericolose, fanno parte della zona di protezione pesca istituita da Gheddafi per il ripopolamento marino e mai contestata, dove è assolutamente vietato pescare. E dove sono previste sanzioni precise: il sequestro del peschereccio e del pescato, la multa e il rilascio. Ciò avviene da anni. Agli armatori il giochetto andava e va bene: nove volte su dieci la fanno franca, non succede nulla, e quando va male scatta il sequestro. Il problema è che questa volta i libici hanno sparato dei colpi di avvertimento a prua. Stiamo facendo le nostre indagini per capire perché è stato colpito il comandante Giacalone. Forse un colpo di rimbalzo, da quel che sappiamo non c’era la volontà dei libici di ferire...».