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08/05/2021 06:00:00

I pescherecci di Mazara e la "guerra del pesce" con la Libia

Torna a Mazara il peschereccio Aliseo, che ha subito il 6 maggio, l’ennesimo episodio violento nell’ambito della tristemente famosa ‘guerra del pesce’.


L’ALISEO È L’ULTIMO SFORACCHIATO
– Assalito e sforacchiato da un gommone libico ‘amico’ ma “non ad altezza d’uomo” secondo le fonti libiche. La zona dell’ultimo assalto – figlio di una serie infinita di eventi da guerriglia – si trovava tra Misurata e Khoms. Tale area, teoricamente, dovrebbe essere sotto il controllo del Governo Libico di cui siamo amici, quello di unità nazionale, per intenderci, non quello di Khalifa Haftar. La versione ufficiale libica sarebbe quella dell’ammissione dell’uso delle armi, ma solo con colpi di avvertimento in aria, semplicemente per scoraggiare i pescatori. Strana versione e poco credibile: non si capisce allora come il comandante del peschereccio ‘Aliseo’, Giuseppe Giacalone, sia stato ferito ad un braccio ed alla testa, in modo non grave per fortuna, dai vetri infranti a causa dei proiettili sparatigli contro. E come vi siano dei fori di proiettile, ben visibili, sulle fiancate del moto pesca.

I PESCHERECCI MAZARESI DANNO FASTIDIO – La verità è questa: i pescatori con le loro imbarcazioni sono visti, da più parti, all’interno del Governo italiano, come una sorta di fastidiosa presenza. Se così non fosse le autorità italiane – anziché avvisare a più riprese la marineria mazarese che quella è una zona “ad alto rischio”, dalla quale tenersi alla larga, come fatto il 28 aprile scorso – potrebbero usare il bastone e la carota. Il primo dei due mezzi potrebbe essere adottato con una presenza più massiccia di navi militari italiane (la Vi. Pe. - Vigilanza Pesca è tuttora attiva in quelle zone) a proteggere e scoraggiare le azioni da guerriglia libiche; il secondo mezzo, la carota, potrebbe essere costituito da una serie di accordi commerciali tra i due Paesi atti a far ragionare entrambe le parti.

“LODE” DI DRAGHI ALLA GUARDIA COSTIERA LIBICA – Si era espresso così ad aprile scorso, il primo ministro italiano nel corso della visita in Libia al generale Haftar. Il riferimento – seppur indirizzato alla presunta opera di gestione dei migranti e non, alla pesca in quella porzione di mar mediterraneo – andrebbe attualizzato adesso. Il Governo italiano è ancora soddisfatto delle operazioni militari contro i pescherecci italiani? Che posizioni vuol prendere per la decennale ‘guerra del pesce’? Vuol continuare a far lo gnorri girandosi dall’altra parte o vuol provare a risolvere una volta per tutte la situazione?

L’ULTIMO PRECEDENTE:108 GIORNI DI PRIGIONIA – Risale a settembre e termina alla fine del 2020, l’ultimo episodio, culminato con la liberazione di due pescherecci mazaresi, dopo quasi quattro mesi di prigionia durissima in Libia, ad opera degli uomini di Haftar. Giacomo Giacalone – figlio del comandante ferito, Giuseppe, e fratello dell’armatore dell’Aliseo, Alessandro – aveva, secondo quanto raccontato dal Corriere della Sera, già subito la prigionia dei 108 giorni in Libia. Quest’ultimo episodio si era concluso bene, il 18 dicembre scorso, con la liberazione di tutti i componenti gli equipaggi dei due pescherecci mazaresi. Si vuole continuare a far gestire le vite dei lavoratori del mare mazaresi alla dea bendata? Governo Draghi, se ci sei batti un colpo.

 


Alessandro Accardo Palumbo
www.facebook.com/AlessandroAccardoPalumbo