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02/01/2022 18:00:00

 Dimmi come ricordi e ti dirò chi sei: “La prima storia bella”di Giacomo Pilati

L'anima esiste? E se esiste dove risiede, dietro quale funzione umana si nasconde? Non abbiamo ancora una risposta univoca in merito, tante le ipotesi filosofiche, le congetture New Age, le suggestioni mistiche, le nuove frontiere della neuroscienza. Ecco che, in assenza di certezze, mi prendo la libertà di collocare l'anima (laica?)nella funzione mnestica degli esseri umani.

Mi rassicura pensare che, attraverso questa capacità, si manifesti la nostra vera essenza, d'altra parte noi siamo il risultato di ciò che ricordiamo di aver fatto, vissuto, provato. Inoltre sappiamo bene quanto sia devastante perdere questa funzione, smarrirsi nel mondo senza memoria di ciò che è stato. Ebbene, poiché la memoria non è semplicemente riproduzione ma anche ricostruzione, allora possiamo affermare che, il modo in cui descriviamo un evento passato, smascheri la nostra vera essenza. Siamo noi, infatti, i registi del film della nostra vita, scegliamo l'inquadratura, dosiamo la luce e, talvolta, ne scriviamo pure la sceneggiatura. Non di rado dissimuliamo, ricostruiamo emozioni che ci fanno stare bene, sforiamo nella fiction per sfuggire alla realtà insopportabile. Tutto questo per assicurarci un posto che sia solo nostro, un luogo sicuro in cui custodire la nostra anima.

I ricordi, dunque, la memoria, è questo il senso de "La prima storia bella" di Giacomo Pilati, tanti fermo immagine che prendono vita giusto il tempo della lettura. Brevi tuffi nella memoria condivisa di quanti hanno vissuto quel tempo, ma con la differenza della voce narrante altra. Non credo possa esistere esercizio migliore per comprendere la vera natura dell'autore, un'anima delicata, a tratti commovente, fragile e sensibile, che non riesce, quasi mai, a riscattarsi dalle prove che un fanciullo deve affrontare, coltivando quel senso di inadeguatezza che tutti abbiamo provato da bambini. Giacomo però è quello che sceglie di inquadrare la fiammella della candela, non indugia sul buio, gioca con la luce che si muoveva assecondando una misteriosa cadenza... riesce a mostrarci sovente l'aspetto poetico di ciò che si ricorda, è severo solo con se stesso, prova a ironizzare su certe sue goffaggini, ma lo fa indossando la maschera di Pierrot, e il lettore attento vede quella lacrima che luccica sulla sua guancia.

Un libro che ricalca l'esperimento di Francesco Guccini con il suo Dizionario delle cose perdute, con la differenza che il nostro ha circoscritto un territorio più ristretto, un angolo di Sicilia che trasuda ancora degli stessi profumi... nonostante tutto.

La prima storia bella di Giacomo Pilati, leggetelo! Un episodio ogni tanto, se volete, tenetelo a portata di mano quando non sapete di preciso cosa avete voglia di leggere, troverete un amico che vi racconta storie brevi capaci di attivare i vostri ricordi o semplicemente la vostra immaginazione rispetto a un tempo che non avete vissuto.

Katia Regina

 



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