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16/01/2022 06:00:00

L’odissea dei positivi al Covid in provincia di Trapani

Sono giorni di passione in provincia di Trapani per chi è positivo al Covid e per chi è entrato in contatto con un positivo.

Non c’è solo l’ansia, la preoccupazione di un virus che dopo due anni mette ancora paura per gli effetti. A questo si aggiungono tutti i disservizi che si stanno registrando nell’assistenza a chi è in quarantena. L’Asp e il servizio Usca sono andati in tilt. Un po’ per carenza di personale, un po’ per disorganizzazione che arriva dall’alto. E migliaia di persone chiuse in casa, ad aspettare esiti di tamponi, a fare ore in fila per i test, centralini che non rispondono. Tante le segnalazioni arrivate alla nostra redazione.


Come quella di Luana. La sua storia: “inizia tutto con la positività di mio figlio il 28 novembre, in seguito ci siamo contagiati pure io e l'altro mio figlio, fortunatamente siamo stati bene e in un periodo tranquillo che rispondevano al telefono, ma nel frattempo è successo il caos più assoluto, il sistema è andato in tilt, i miei figli negativi al tampone del 21 dicembre, io ancora positiva fino al tampone molecolare del 2 gennaio. Da allora il buio, nessun esito nessun referto, nessuna liberatoria né per me né per i miei figli. Io dovrei essere negativa dopo 30 giorni ma nessuno mi ha comunicato niente, dopo 9 giorni e decine di email di sollecito mandate, mi trovo ancora a casa senza niente, senza esito e senza greenpass (avevo quello datomi da 2 dosi di vaccino) che nel frattempo mi è stato revocato perchè scaduto”. Una storia simile a quella di un’altra signora, che si dice “sequestrata in casa”.
E che abbiamo riportato alcuni giorni fa su Tp24.
C’è chi ha avuto il Covid già una volta, se l’è vista brutta, ed è stato contagiato di nuovo. Ma un anno dopo le cose non sono andate bene con l’Usca e con l’assistenza dell’Asp. Anzi è il Caos.

Ne hanno passate di tutti i colori Erica e la sua famiglia.
“Il giorno 30 Dicembre, io e la mia famiglia (marito e due bimbe piccole) spaventati dagli innumerevoli contagi, decidiamo di non incontrare le nostre famiglie poiché, l’anno prima mio padre era finito in terapia intensiva e gli avevano dato 48 ore di vita (fortunatamente si è ripreso). Usciamo solo per il necessario: spesa, farmacia e i prodotti per le bambine. Il giorno 4, dato l’imminente ritorno a scuola e il rientro di mio marito sul posto di lavoro, decidiamo di fare un tampone preventivo dato anche piccoli segnali di raffreddore (qualche starnuto e colpetto di tosse sporadico). Il tampone risulta positivo per noi genitori e la bimba più piccola mentre, la grande risulta negativa. La sera del giorno 4 arriva per mail una convocazione per il giorno successivo all’autoparco comunale di via Libica”. Convocazione che riporta in chiaro la mail della signora e quella di molti altri, è una delle 70 vittime del pasticcio di qualche giorno fa


All’autoparco di Trapani per il tampone fanno due ore e mezza di fila,
durante le quali può scappare il bisognino, ma niente bagni. “Fortuna vuole che in auto io abbia sempre un vasino, uno spray disinfettante e una bottiglia d’acqua… ho anche io dovuto buttare in mezzo alle aiuole il contenuto del vasino”. Arrivato il loro turno non fanno il tampone molecolare. “Alla dottoressa viene un dubbio, corre dai colleghi e torna…ci dice che hanno sbagliato la convocazione, dovevamo andare alla Cittadella e che ci aspettavano per il molecolare alle 17.00. Sinceramente ci siamo rimasti di stucco ma, ci armiamo di forza di volontà e pazienza (soprattutto per le bambine che hanno 3 anni e mezzo e 1 anno e che appena vedono avvicinare il tampone urlano disperate)”.
La famiglia torna a casa, pranza, e vanno alla cittadella della salute un paio d’ore prima dell’orario della convocazione, armati, anche stavolta di pazienza, e di vasino che non si sa mai. Ma… “Arriviamo e nessuno faceva tamponi. Mio marito scende e chiede informazioni spiegando la situazione. Gli viene detto che avrebbero iniziato a breve. Ok avevamo 7/8 auto avanti, non ci avremmo messo 2 ore…e qui inizia il bello: arriva un collaboratore con uno scatolo e le liste, ci chiede le generalità e non ci trova in elenco (certo eravamo stati convocati di la e non alla cittadella), gli spieghiamo la situazione (di nuovo), lo invitiamo a chiedere ai suoi colleghi e così fa…torna e ci dice che dobbiamo fare i tamponi io, mio marito e la figlia grande (che era negativa). Chiedo per la piccola (che era positiva) e mi risponde: ‘Probabilmente è negativa, ma poi a lei che importa? Alla fine sempre a casa deve stare’. Io li inizio ad indispettirmi e ad arrabbiarmi poiché, probabilmente non si legge e non si scrive e poi perché ho tutto il diritto di sapere se mia figlia è positiva o negativa. Ci dice che avremmo parlato con gli altri colleghi. Arriviamo sotto il tendone e per fortuna, chi ci doveva fare il tampone era uno di quelli che la mattina erano all’autoparco e aveva assistito al nostro “disguido”, ci conferma che il tampone dovevamo farlo tutti e 4. Ci fa il tampone ed andiamo via…alle 17.40 arriva una chiamata dal numero dell’ usca. Ci invitano ad andare alla Cittadella per il tampone. Scoppio in una risata nervosa ed avviso che il tampone era stato fatto e noi eravamo a casa da una mezz’ora…ci viene risposto: scusi, siamo in un’altra stanza e non ci siamo informati. Chiudo la chiamata e resto basita”.
Aggiunge la nostra lettrice che si è venuto a creare anche il problema della spazzatura che nessuno ha raccolto per diversi giorni, nonostante le sollecitazioni.

Erica ha voluto “denunciare il sistema, fatto di persone, che, nonostante la mole di lavoro che hanno, dopo 2 anni di pandemia ancora non si riescono ad organizzare. Strano. Ad inizio pandemia, per quanto mi riguarda, funzionava tutto in maniera perfetta. E scrivo anche a tutti coloro che si sentono abbandonati dalle istituzioni, dall’ Usca, dall’azienda per lo smaltimento rifiuti. Siamo tanti ma non siamo cittadini di serie B. E scrivo pure per tutti coloro che si stanno adoperando per noi e che indubbiamente sono stanchi…noi vi capiamo, siamo tutti stanchi…non l’abbiamo con voi operatori ma, con chi vi da le direttive sbagliate per operare il vostro lavoro”.

 


Disservizi non solo per i tamponi ma anche per i vaccini, a Marsala, come a Trapani. E proprio all’hub di via Salemi, nel capoluogo, è sconsigliabile andare nelle giornate di pioggia: “Sono stato in fila sotto la pioggia per la mia terza dose. Ho 31 anni, ma con me c’erano persone di 80, che non potevano stare in piedi.

Mail mandate a tante persone, mail non trovate. E’ quanto successo a Patrizia, ad esempio. Il 3 di gennaio mio figlio fa un test antigenico comprato in farmacia e risulta positivo. Subito attiviamo la procedura e il medico comunica all'Usca che mio figlio deve essere posto in isolamento per presunta positività in attesa del molecolare. Da quel giorno aspettiamo una chiamata dall'Usca ma nessuno chiama. Seguendo le procedure mio figlio va in isolamento io e mia figlia in quarantena in attesa di fare il tampone dopo 5 giorni. Tutto in maniera autonoma. Oggi anche io e mia figlia facciamo il tampone attraverso un laboratorio di analisi e risultiamo positivi. In tutto questo per fortuna stiamo tutti bene e con pochi sintomi. Oggi la sorpresa, scopriamo che l'email del dottore del 3 gennaio non viene trovata e ci dicono che loro non sono tenuti a fare il tampone di conferma se non dopo 10 giorni. Se nel frattempo ti sei negativizzato per loro è come se non avessi mai avuto il covid e se sei positivo cominci nuovamente il tuo isolamento che in tutto questo porterà a 20 giorni l'isolamento. In tutto questo mio figlio non può uscire per fare un test per confermare la positività in quanto posto in isolamento”.
“Alla domanda ma come faccio a fare una terza dose se ho preso il covid, ti rispondono così:che ci fa la puoi fare lo stesso .Ti danno il green pass da guarigione per risparmiare le dosi.Poi si chiedono perché ci sono I no vax.Credo nella scienza ma non nell'incompetenza”.
Una situazione che sa di limbo. Con alla fine una constatazione amara. “È come andare in guerra allo sbaraglio senza capirci più di tanto. I generali o sono stanchi o non ci hanno capito nulla. Se non ti seppellisce il Covid ti seppellirà la burocrazia”.