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21/06/2022 06:00:00

La faticosa bonifica dello strano porto di Marinella di Selinunte

 Da qualche giorno è arrivato il mezzo anfibio in grado di rimuovere la posidonia anche dalle parti centrali del porticciolo di Marinella di Selinunte. La ruspa, arrivata da Lodi, era ciò che avevano chiesto i pescatori con la loro protesta del febbraio scorso, quando il porto era ormai impraticabile per i suoi abbondanti tre quarti e la Regione Siciliana era ancora impegnata al ripristino strutturale della “banchina” di terra. Certo, il contratto dell’impresa di Durante (di circa 700 mila euro di fondi del Patto per il Sud) riguardava anche un intervento di bonifica dalla posidonia, ma per un quantitativo insufficiente, per altro limitato alle zone periferiche dello specchio d’acqua.

 

Insomma, dopo più di tre mesi da quella protesta, gli effetti della promessa di Musumeci, avvenuta pochi giorni dopo a seguito di un incontro con  la marineria, sono arrivati. Troppo tempo? Forse no, a giudicare dalle difficoltà sulle modalità di smaltimento della posidonia. C’era infatti l’esigenza di trovare un sito dove scaricarla temporaneamente, in modo da farla asciugare e poi provvedere al trasferimento in discarica autorizzata oppure trasformarla in compost.

Tramontata quest’ultima possibilità, probabilmente a causa della natura complessa dei fanghi di dragaggio, pieni di idrocarburi e batteri fecali, oltre che  di rifiuti cosiddetti antropici accumulati nel corso di diversi anni, si è appreso dall’assessore regionale Toni Scilla che per completare lo smaltimento ci vorrà quasi un milione di euro.

 

Intanto però potranno “sostare” al Polo Tecnologico di Castelvetrano, grazie anche ad un’ordinanza del sindaco Alfano, dopo che l’offerta di una discarica nel territorio di Partanna da parte del sindaco Nicola Catania era risultata completamente insufficiente.

Certo, poi ci sono le percezioni legate alla capacità dei politici di avere risposte immediate dal presidente della Regione, attraverso una telefonata. Ed è lì che si forma l’idea che le soluzioni arrivino dalle interlocuzioni dirette, senza Pec e senza percorsi istituzionali.

E’ l’idea familistica della politica, primo motore del consenso. Che rischia di corrispondere con la realtà, fatta di mail inviate, ricevute e mai aperte. Vuoi mettere una bella chiamata in viva voce, della serie “Carissimo Nello…”.  

 

Il mezzo anfibio però sembra stia facendo un ottimo lavoro. D’altra parte è lo stesso mezzo che qualche anno fa aveva fatto una prima bonifica della posidonia al centro del porto, abbancandone temporaneamente una grossa montagna in un angolo, pronta per essere rimossa.

Oggi l’operaio lodigiano si è ritrovato davanti allo stesso cumulo, ma col porto di nuovo intasato per tre quarti.

Però, a differenza di qualche anno fa, adesso le cose funzionano così: l’anfibio accumula i fanghi vicino la banchina e la pala meccanica, da terra, li carica sull’autoarticolato che fa i suoi viaggi verso il Polo Tecnologico.

 

Viaggi numerosi (anche perché non può essere riempito interamente) e faticosi.

Sì, perché in questi giorni il conducente ha avuto il suo bel da fare per entrare e uscire dal cantiere.

Costretto ogni volta a suonare lungamente il clacson per far spostare le macchine posteggiate a causa dell’incanto del pesce che si svolge lì vicino. C’è anche un tratto con tanto di divieto di fermata, perennemente occupato dalle auto.

E’ un fenomeno che si ripete da sempre, anche quando in zona non c’è alcun cantiere. Questo perché in realtà il porto non ha una vera e propria banchina, ma un molo ad una corsia, con un piccolo slargo in punta per poter fare inversione e tornare indietro.

 

E’ uno strano porto quello di Marinella di Selinunte, ma ci sono tutti i presupposti per ricreare un fondale da un metro e mezzo. Che però non sarebbe la soluzione definitiva, visto che in un paio di inverni particolarmente sferzati dalle mareggiate di scirocco, il porto potrebbe intasarsi nuovamente.

In tanti, da anni, insistono sulla possibilità di allungare i due moli in modo da non permettere più l’ingresso di queste mareggiate.

Ma pare che l’opzione sia per un porto da 400 posti barca. E ci vorrà del tempo.

Intanto “Il porto è abusivo – aveva detto più di dieci anni fa l’allora sindaco Gianni Pompeo – e non è facile far funzionare una cosa abusiva”. Non aveva torto.

 

Egidio Morici