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29/09/2022 06:52:00

Scintille Salvini - Meloni 

 Giorgia Meloni ha ricevuto Matteo Salvini nel primo pomeriggio negli uffici della Camera di Fratelli d’Italia. L’incontro è durato 50 minuti e non avrebbe sciolto i nodi principali, primo tra tutti la presenza dello stesso Salvini nell’esecutivo.

Si rafforza invece l’ipotesi dei due vicepremier (Salvini e Antonio Tajani i papabili), per saldare il legame tra partiti e governo. Ipotesi che la Meloni sta studiando ma che, nella sua ottica, nasconde delle insidie, come quella di avere un alleato troppo vicino a posizioni considerate filorusse da molte cancellerie occidentali. Nel corso dell’incontro non c’è stata nessuna telefonata con Silvio Berlusconi, fa sapere lo staff di Arcore, a differenza di quanto si era ipotizzato. Prima di incontrare la Meloni, Salvini ha chiarito il suo obiettivo: «Ci vuole qualcuno che torni a difendere e proteggere confini, leggi, forze dell’ordine e sicurezza in Italia». Per poi concludere: «Qualche idea ce l’abbiamo». Le idee del leader della Lega sono esplicite: tornare al Viminale.

«La roulette delle indiscrezioni racconta di un ricatto portato al tavolo dal leghista. Un aut aut che fa più o meno così: “Se non mi date il ministero degli Interni la Lega darà l’appoggio esterno”» scrive Il Messaggero.

Salvini vorrebbe rifare il ministro dell'Interno, lo ha detto chiaramente in campagna elettorale: ma diversi retroscena ritengono che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella possa giudicarlo poco opportuno, dato che Salvini è tuttora sotto processo per sequestro di persona in un caso che riguarda la nave della ong che soccorre i migranti Open Arms. Dargli un ministero di peso non sembra un'opzione. Salvini dà il meglio di sé nei comizi e nei talk show piuttosto che alla scrivania. Le ipotesi di cui si parla con più insistenza sono indicarlo come presidente del Senato oppure dargli un ministero minore e il titolo di vicepresidente del Consiglio.

 

Secondo Dagospia, anche l’incontro Meloni-Tajani, martedì, si è concluso con un nulla di fatto. Il coordinatore di Forza Italia voleva per sé o gli Esteri, o l’Interno o la Difesa e, per Licia Ronzulli, la Sanità o l’Istruzione.

Bossi è stato ripescato
Il Viminale ieri ha ammesso di aver commesso un errore nei conteggi per alcuni collegi plurinominali. E così sono state aggiornate le liste con i nomi degli eletti. Il nome più clamoroso tra i ripescati è quello di Umberto Bossi. Il Senatùr, dato per sconfitto nel collegio Lombardia 2, ovvero Varese, è entrato in Parlamento alla Camera.

Totoministri
Stamattina Repubblica e la Stampa avevano aperto con due notizie molto significative sul prossimo governo guidato verosimilmente da Giorgia Meloni. Repubblica aveva scritto che il presidente del Consiglio uscente Mario Draghi aveva telefonato a Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Ursula von der Leyen per «garantire» sull'europeismo e l'atlantismo di Meloni. La Stampa aveva invece aperto con un virgolettato attribuito a Meloni molto duro su Matteo Salvini, il suo principale alleato: «non lo voglio, è filorusso», a proposito di un suo eventuale incarico di governo. Entrambe le notizie sono state smentite, da Draghi e da Meloni. E sono da prendere con le molle anche i numerosi articoli sul cosiddetto "totoministri" che da ieri popolano le pagine della sezione politica dei quotidiani.

La prima candidata al congresso del PD
È Paola De Micheli, 49 anni, piacentina, ex ministra dei Trasporti nel secondo governo Conte e appena rieletta alla Camera. È stimata trasversalmente ma non ha un vero seguito.  Non ha speranze di diventare segretaria, ma candidandosi per prima spera di raccogliere qualche consenso da offrire in un secondo momento a uno dei candidati più solidi, per ottenere qualcosa in cambio. Un'operazione politica assolutamente legittima, ovviamente. Ha fatto un mezzo passo avanti anche il sindaco di Firenze, Dario Nardella, altra figura chiacchierata dentro al partito negli ultimi giorni. «Io non mi tiro indietro», ha detto a Repubblica. Intanto Letta ha convocato per il 6 ottobre la direzione nazionale del partito, cioè il suo parlamento ristretto, che dovrà ufficialmente mettere in moto la macchina amministrativa del congresso.