Marcite a terra. È questa la fine di centinaia di olive nei terreni confiscati alla mafia di proprietà del Comune di Trapani, rimaste senza raccolta per l’assenza del bando comunale 2025. Nessun intervento, nessuna valorizzazione, nessuna gestione: solo alberi carichi e frutti lasciati cadere e decomporsi.
La vicenda è arrivata ieri in Consiglio comunale, a Palazzo Cavaretta, con un’interrogazione del consigliere comunale Nicola Lamia, che ha chiesto conto alla giunta della mancata pubblicazione dell’avviso pubblico utilizzato negli anni precedenti per consentire la raccolta delle olive nei lotti confiscati alla criminalità organizzata.
Nell’atto Lamia parla di un corto circuito tra parole e fatti, ricordando che “mentre ci si fregia a parole del ruolo di paladino della legalità, nei fatti si lasciano marcire per terra le olive dei terreni confiscati alla mafia, simbolo di un’incapacità amministrativa che tradisce proprio quei valori che si pretende di difendere”.
Alla interrogazione ha risposto l’assessore comunale all’Agricoltura Giuseppe Pellegrino. In aula ha spiegato che, prima dell’avvio della stagione, l’amministrazione aveva valutato una soluzione alternativa al bando, concordata con la dirigente scolastica Pina Mandina, coinvolgendo gli studenti dell’Istituto alberghiero in un progetto legato alla raccolta e alla trasformazione delle olive. Un’ipotesi che, però, quest’anno non è stata ritenuta fattibile, facendo di fatto saltare l’intervento sui terreni.
Resta il dato politico e amministrativo: i fondi agricoli confiscati, che dovrebbero rappresentare un simbolo concreto di riscatto e legalità, sono rimasti senza gestione, con un danno materiale, ambientale e d’immagine per il Comune.
La questione, ora, non riguarda solo il passato. L’interrogazione chiede se e quando l’amministrazione intenda procedere alla pubblicazione di un bando, e quali iniziative urgenti siano previste per recuperare e valorizzare i beni confiscati, prima che il simbolo della legalità resti, ancora una volta, solo uno slogan.