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12/10/2022 06:00:00

Dragaggio porto di Mazara: è ancora tutto nel fango...

Era ancora estate l’ultima volta che abbiamo fatto un aggiornamento sul dragaggio del porto canale di Mazara.

Nell’occasione avevamo riaperto la ‘ferita’ per un annuncio – fatto da parte dell’allora deputata mazarese del M5S, Vita Martinciglio – attraverso Instagram, col quale aveva comunicato ‘urbi et orbi’: “La richiesta di inserimento del porto di Mazara all'interno dell'Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale”. Tale istanza – secondo la già deputata 5 stelle non riconfermata nel suo collegio alle recenti elezioni per il Parlamento del 25 settembre scorso – avrebbe dovuto aprire “grandi possibilità economiche e occupazionali per tutta l’area trapanese ma soprattutto potrà forse mettere la parola fine sulla vicenda del mancato dragaggio”.


GLI ANNI ED I MESI PASSANO
– Forse? Anche no. Agosto è passato e settembre pure, ma dei lavori di dragaggio nessuna notizia. E nessuna nuova nemmeno alla luce del recente nubifragio, abbattutosi, a fine settembre, sulla città del satiro danzante. L’ordine del giorno della ormai ex deputata mazarese del M5S, era stato accolto come raccomandazione al Decreto Legge ‘2646’ recante disposizioni urgenti per la sicurezza e lo sviluppo delle infrastrutture, dei trasporti e della mobilità sostenibile. Peccato che, per tale materia, la potestà di poter fare qualcosa di concreto poco ha a che fare con il Governo nazionale, infatti, i porti e le infrastrutture sono praticamente tutte, o quasi, di competenza della regione Sicilia. Così rispondeva, infatti, ad una specifica domanda – postale da noi di Tp24.it – su di chi fosse la competenza a risolvere la questione: “Finché il governatore della Sicilia non da il suo assenso, c’è ben poco che possiamo fare”. La palla dunque, da Musumeci passa ora a Renato Schifani che, però, ancora aspetta i risultati definitivi degli eletti a Sala d’Ercole. Conclusa la proclamazione si passerà poi ai nomi della sua Giunta di governo. Tempi lunghi insomma, prima di metà novembre non vi sarà, almeno dal punto di vista politico, alcuna novità per il porto canale di Mazara.


E LA BUROCRAZIA REGIONALE CHE FA?
– Se la politica segue i suoi soliti tempi giurassici per risolvere un problema non si capisce cosa, nel frattempo, facciano i burocrati regionali. Questi, di certo, non devono aspettare alcun risultato elettorale per portare avanti una pratica, ma possono benissimo andare avanti col loro lavoro o quantomeno informare il territorio del perché un procedimento si sia arenato (termine quanto mai calzante dato che di fango sta morendo l’infrastruttura portuale mazarese). Ricordiamo che la terza ditta aggiudicataria dell’appalto – l’Ares Srl di Gioiosa Marea (società che si era classificata al terzo posto nella graduatoria della gara di appalto espletata nell’ormai lontanissimo marzo 2016) – non avrebbe ancora firmato il contratto con l’ufficio del Commissario per il Contrasto al Dissesto Idrogeologico. Tale ufficio, tra l’altro, non è più diretto da Maurizio Croce, che si era candidato a sindaco di Messina, ma da Giacomo Gargano il quale, ad oggi, risulterebbe responsabile della ‘pratica’ del dragaggio del porto canale di Mazara del Vallo.


836 MILA EURO PER 67 MILA TONNELLATE DI FANGO DA PRELEVARE
– Sono rimasti, ormai, solo 836 mila euro per il dragaggio del porto di Mazara. La somma è quella desumibile dal decreto firmato ormai il 22 marzo scorso dall’allora Commissario, Maurizio Croce. Nel fiume Mazaro, tuttavia, vi sarebbero circa 67 mila tonnellate di fango da prelevare. La somma rimasta assomiglia più ad un pugno di noccioline che ad una risorsa seria per risolvere degnamente il problema. L’impresa avrebbe dovuto iniziare i lavori in primavera dato che i rilievi batimetrici – ultimati lo scorso 23 febbraio, ed effettuati sia nel bacino portuale che in quello retrostante del porto canale – erano terminati. I risultati delle analisi non sono stati resi noti e, questa, non è certamente una buona notizia in termini di trasparenza. I lavori del dragaggio sono relativi al primo stralcio, dalla foce al tratto antistante ai cantieri navali, che sarebbero dovuti partire nell’autunno del 2019 e poi sono stati bloccati a causa di un’inchiesta della magistratura.

Alessandro Accardo Palumbo
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