Abusivismo edilizio. Così a Marsala si sta provando ad accelerare sulle demolizioni. I numeri
Matteo Salvini, nelle sue comunicazioni, ha sempre calcolato bene i tempi. Anche negli ultimi giorni, sull’onda emotiva della tragedia di Ischia, dove 12 persone sono morte per una frana che ha inghiottito qualsiasi cosa trovasse sulla sua strada. E sulla strada del fango c’erano anche parecchie case abusive.
Da lì la comunicazione sul “Fondo demolizioni”. Cioè soldi erogati dal Ministero dell’Interno ai Comuni per abbattere immobili abusivi. Il dato che ha fatto effetto, al di là della propaganda di Salvini, è che su 19 interventi finanziati ben 11 sono a Marsala, che ottiene così 300 mila euro per andare avanti con gli abbattimenti.
Altro dato è che pochi altri comuni, soprattutto Siciliani, hanno risposto al bando. E non perchè Marsala sia l’unica città con una costa stravolta dal mattone selvaggio.
Anzi, i dati, parlano di una Sicilia in cui l’abusivismo edilizio ha dimensioni, è proprio il caso di dirlo, colossali. Si calcola, infatti, che la cubatura del cemento illegale sull’isola equivale a 36 volte quello del Colosseo: 5,8 milioni di metri cubi di cemento abusivo.
I Comuni però non hanno soldi per gestire qualcosa come 27 mila immobili abusivi da abbattere. In 16 anni, dal 2004 al 2020, è stato eseguito soltanto un quinto delle ordinanze di demolizione: 950 su 4537. Oltre alle lentezze burocratiche e ad un’endemica “timidezza” ad abbattere le case abusive, c’è soprattutto la mancanza di fondi per i Comuni. Nel fondo di rotazione cui i Comuni devono attingere per finanziare le ruspe c’è solo un milione di euro, e per quest’anno i fondi sono già finiti.
In questo scenario per i Comuni recuperare i chilometri di costa deturpati dalle villette abusive è molto difficile. Non fa eccezione Marsala, in cui il tasso di abusivismo edilizio sulla costa è in linea con la media regionale. Più di dieci anni fa, sono cominciate timidamente le demolizioni, si contavano circa 500 immobili totalmente abusivi costruiti nella fascia dei 150 metri dal mare.
In quarant’anni la zona dei lidi è diventata un enorme villaggio con case a pochi metri dal mare, con le famose dune che caratterizzavano la costa presenti solo nei ricordi degli anziani. Non è stata risparmiata dall’abusivismo costiero neanche la zona nord, da Spagnola a Birgi. Qui, nei pressi di Marausa, c’è una zona di mezzo, che ricade nel Comune di Marsala, in cui la maggior parte degli immobili sono costruiti illegalmente.
Negli ultimi anni però, tra mille difficoltà, economiche e burocratiche, qualcosa si sta facendo. Sono poco meno di 300 le case abusive oggi a Marsala. E circa 170 quelle demolite da quello storico primo abbattimento del 2011 in contrada spagnola.
Qui in basso il video di quella giornata (correvano altri tempi, anche per la qualità dell'audio...)
Le demolizioni le può effettuare il Comune o il “proprietario” e responsabile dell’illecito. In questi anni è successo parecchie volte che gli uffici comunali avviano la procedura di demolizione, dopo aver acquisito al patrimonio comunale la struttura, e poco prima di partire le ruspe sono gli stessi proprietari a decidere di fare da sè, armarsi di coraggio e abbattere l’abuso. Questo soprattutto per risparmiare molti soldi. Il Comune, infatti, una volta demoliti gli immobili si rifà sul proprietario chiedendogli i soldi. C’è da dire che quest’ultima procedura in questi anni non è andata molto bene, e che, riferiscono dagli uffici, un buon 50% non ha pagato quanto dovuto.
Per questo il Comune deve trovare canali alternativi. Da qui nasce l’intuizione del nuovo dirigente dell’ufficio tecnico, Benedetto Mezzapelle, di partecipare ai bandi ministeriali che permettono di erogare fondi necessari a coprire il 50% delle spese per le demolizioni delle case abusive. L’ultimo bando ha visto il Comune di Marsala come maggior beneficiario, 11 interventi di demolizione su 19 approvati dal Ministero delle Infrastrutture. La notizia è stata data qualche giorno fa dallo stesso ministro Matteo Salvini, con una delle solite comunicazioni spot, sull’onda emotiva del disastro di Ischia. Ma la notizia non è degli 11 interventi finanziati per Marsala, ma che in tutta Italia (e in particolare in Sicilia), pochi altri Comuni hanno partecipato e si sono messi a lavoro sul fronte delle demolizioni.
C’è da dire anche che i Comuni sono ingolfati da numerose pratiche che restano bloccate per ricorsi al Tar e vertenze interminabili. Per fare un esempio, a Marsala, soltanto adesso si stanno avviando le pratiche di demolizione degli immobili costruiti negli anni 90. Il criterio seguito è quello cronologico, ovviamente: sono arrivate le ruspe prima per gli immobili abusivi costruiti a fine anni 70, come certificato dai verbali della polizia municipale.
E dopo la demolizione? E’ difficile ripristinare i luoghi, impossibile riportare la costa a com’era prima. Lo scopo degli abbattimenti è eliminare l’abuso, l’illegalità. La spiaggia, le dune, sono andate. Anche perchè nel frattempo, con diverse compiacenze, c’è chi è riuscito a sanare l’abuso, a truccare le carte e far figurare un immobile costruito prima dell’entrata in vigore della legge regionale sull’inedificabilità sulla costa. Un suggerimento su quanto siano andate avanti le pratiche di demolizione ultimamente lo dà la lista dei beni comunali in vendita all’asta. Qui troviamo diversi lotti di terreno, non molto grandi, nelle zone costiere. Sono terreni in cui sorgevano case abusive, diventati di proprietà comunale, e messi in vendita. Infatti la procedura è quella di acquisire al patrimonio del comune l’immobile abusivo, demolirlo, e una volta fatto l’intero lotto resta di proprietà comunale. Se l’ex proprietario vuole riavere il terreno lo deve comprare all’asta, e pagarlo caro.
Neanche a dirlo in pochi hanno comprato lotti. Anche se qualcosa di appetibile viene attenzionato dalle parti di Birgi. Nella zona del Kite, per intenderci, dove negli ultimi anni si muovono nuovi affari, e secondo le associazioni ambientaliste rischia di consumarsi un nuovo scempio ambientale per l’uso intensivo della Riserva.
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