La lite interna a Forza Italia rischia di diventare qualcosa ancora di più grosso.
Dopo lo show catanese tra Gianfranco Miccichè e Marco Falcone il partito ha iniziato a schierarsi, da una parte e dell’altra.
Falcone ha invitato il commissario siciliano azzurro a lasciare il partito, ad andare a casa, lo ha poi accusato di avere trattato ed incassato incarichi da Nello Musumeci.
Un clima rovente, un percorso che non è destinato ad esaurirsi a breve.
A sostegno di Miccichè il deputato Michele Mancuso: “Come giudicare se non fuori di testa il linguaggio forsennato di un Assessore che in casa altrui ha rovinato la festa con invettive premeditate contro Gianfranco Micciché? Non è un mistero che dalla scorsa Legislatura i rapporti con l’Assessore Marco Falcone non siano più idilliaci, anzi siano incrinati e logori. L’ho pubblicamente accusato di essere un ingrato e irriconoscente poiché piuttosto che al bene di Forza Italia in Sicilia, punta a coltivare il proprio orticello, strizzando l’occhio altrove. Adesso però la misura è colma”.
Parole pesanti contro Falcone che accusa di essere ospite in casa forzista: “Lui è un inquilino abusivo che da sempre strizza l’occhio a destra, rispetto alla storia moderata di Forza Italia. Credo che per lui sia arrivato il momento di dichiarare le proprie intenzioni, ovvero distruggere un partito che fino ad oggi è stato il fiore all’occhiello di un’Italia che si rispecchia nei valori liberali. Se devo essere sincero, in una cosa Micciché ha sbagliato: nell’avere permesso che tali soggetti diventassero classe dirigente di Forza Italia in Sicilia”.
E poi ancora sull’operato dell’attuale assessore al Bilancio: “ Quello che più dispiace è che si sta provando a sabotare il Partito sulla pelle dei siciliani. Sì perché se oggi la Corte dei Conti ha bocciato platealmente il Governo Musumeci - di cui Marco Falcone è un indefesso sostenitore e protagonista - è solo per l’ostinazione di certa politica, che piuttosto che prenderne le distanze, storna l’attenzione su Gianfranco Micciché, puntandogli il dito verso la porta. Forza Italia, quella ufficiale, ha dimostrato con i fatti di non essere attaccata alle poltrone, pur restando fedele al patto di maggioranza. Ribadisco senza neanche troppi convenevoli, che se c’è qualcuno che dovrebbe accomodarsi fuori dalla storia e dai valori di Forza Italia, quello è proprio Marco Falcone”.
E non è mancata l’ulteriore replica proprio di Miccichè, dopo evidentemente avere letto i titoli dei giornali e riascoltato quanto detto da Falcone: “Dopo avere letto i giornali di oggi e avere capito con esattezza quello che ha detto Falcone ieri, durante la Festa del tricolore di Fratelli d’Italia, auspico che la Procura della Repubblica di competenza, avvii immediatamente le indagini sul metodo di assegnazione degli incarichi fatte dal passato governo regionale, su mie ipotetiche pressioni”.
E in questo tam tam forzista c’è una Regione che deve fare i conti con tante problematiche a cominciare dalla parifica di bilancio, così i deputati dei gruppi parlamentari Sicilia Vera e Sud chiama Nord hanno presentato un ddl per l’autorizzazione dell’esercizio provvisorio fino ad aprile 2023, si consentirebbe così la gestione della spesa corrente e gli interventi di somma urgenza. I deputati di riferimento hanno chiesto già al presidente dell’ARS, Gaetano Galvagno, di dare riscontro urgentemente all’ istanza: “Il rischio che le recenti irregolarità sollevate dalla Corte dei conti con la conseguente sospensione della parifica del bilancio della Regione relativo all’anno 2020 possano generare una situazione di stallo per l’intera economia siciliana è molto più che concreto e bisogna agire subito”.
C’è un’altra grana che riguarda la richiesta dei fondi per la montagna, a lanciare l’allarme è Valentina Chinnici e Fabio Venezia parlamentari regionali del Partito Democratico che sull’argomento hanno presentato un’interrogazione: “La ripartizione delle somme previste dal Fondo per la Montagna, istituito con la legge di Bilancio 2021, assegnava alla Sicilia 7.223.047 euro per azioni di tutela, promozione e valorizzazione delle risorse ambientali dei territori montani e per contrastare lo spopolamento dei piccoli comuni; ciascuna regione avrebbe dovuto trasmettere la richiesta di finanziamento entro il termine di 90 giorni dalla pubblicazione del decreto, ovvero entro il 2 novembre 2022, quando il presidente Schifani era già insediato e accorpava tutte le deleghe assessoriali”.
Infine terminano: “Solo Sicilia e Basilicata restano fuori dalla ripartizione dei fondi a disposizione perdendo una concreta opportunità per i comuni montani che necessitano di azioni concrete e fondi aggiuntivi per contrastare lo spopolamento e l’impoverimento del tessuto produttivo. Il governo spieghi il perché della mancata presentazione della domanda per ottenere i fondi – concludono i parlamentari PD nell’interrogazione – e rimedi con risorse aggiuntive per andare incontro alle esigenze dei comuni montani”.