Quantcast
×
 
 
08/01/2023 06:00:00

 “Sciara - Prima c'agghiorna”. Luana Rondinelli e I Musicanti raccontano il dolore di una madre

di Katia Regina - Ventidue ossa rotte contemporaneamente. A questo è stato paragonato il dolore che una donna prova quando partorisce suo figlio. Ed è da questo dolore che comincia la storia che ci racconta Luana Rondinelli nel suo monologo: Sciara - Prima c'agghiorna.

La storia di Francesca Serio. La madre, come titola il romanzo di Franco Blandi, la stessa che ha partorito il 23 settembre del 1923, a Galati Mamertino, Salvatore Carnevale, sindacalista della Cgil fondatore e segretariio della Camera del lavoro di Sciara.

Nella Sicilia più arretrata, questa donna ha sfidato tutti gli stereotipi, crescendo suo figlio da sola, nutrendolo di coraggio e amore per la giustizia sociale. Non c'è sofferenza che non abbia sperimentato,Francesca Serio, a cominciare da quella fisica di chi lavora la terra sotto la tirannia dei latrifondisti, straordinario malapropismo, creato dall'autrice che gioca con il suo dialetto senza mai prendersene gioco.

È affilata la prosa di Luana Rondinelli, affonda nelle ferite mai sanate di una Sicilia che non ha mai smesso di lottare, che ancora piange i suoi figli migliori, quelli ammazzati dal sistema mafioso che ancora alligna tra le pieghe del potere. A stare zitti semu capaci tutti , lo sanno bene i mafiosi, ma ogni tanto nasce un Salvatore Carnevale in questa terra, e il suo esempio vale molto di più di tutti i mafiosi che ancora la abitano. Tutti li ha sperimentati i dolori, si diceva, la protagonista di questa storia, anche quello che una madre prova quando il proprio figlio parte per la guerra. Sapientemente evocata in scena nel momento che meglio rappresenta lo strazio dell'attesa: l'arrivo della lettera dal fronte. Ebbene, Francesca Serio non sa leggere, analfabeta come la stragrande maggioranza dei siciliani in quel periodo storico. Riconosce però la grafia del figlio, il sussulto di gioia... è vivo! La guerra ha risparmiato Salvatore Carnevale, la mafia no. Lo ammazza il 16 maggio del 1955, si era ntrisicato troppo nella questione della riforma agraria, parlava di giustizia sociale, di socialismo...

Tutti li ha sperimentati i dolori, Francesca Serio, madre di Salvatore Carnevale. Pure quello più atroce di sopravvivere alla morte del suo unico adorato figlio, ammazzato a sangue freddo dai mafiosi a cui si rivolge per una supplica: purtatimi i so ossa chi mi li vogghio mangiari...

Uno spettacolo struggente, diretto da Giovanni Carta, arricchito dalla maestria de I musicanti, in scena insieme alla protagonista e autrice dell'opera, partecipi, attivi, compromessi direi, nel racconto sonoro capace di toccare vette altissime. Un gruppo di professionisti guidati da Gregorio Caimi: Dario Li Voti, Gianluca Pantaleo, Natale Montalto, Vincenzo Toscano, ciascuno con il proprio stumento. E poi Debora Messina, lasciatemelo dire, con lo strumento più soave: la sua voce.

Una storia che tutti possono leggere o riascoltare, in uscita con Navarra editore, il libro e l'audiolibro tratto dallo spettacolo e corredato da foto di scena nel progetto grafico di Manolo Linares.