Quantcast
×
 
 
28/04/2023 06:00:00

La parabola siciliana di Giancarlo Cancelleri, da grillino duro e puro a ... Forza Italia 

 «Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno». Li aveva accolti con questa citazione – forse autocitazione, essendo lui l’Eletto – i pochi giovani accaldati che lo avevano aspettato sotto il sole per la grazia di un incontro per loro rivelatore. Lui era il famoso comico Beppe Grillo, che in Sicilia veniva a nuoto, mica con l’aereo. E loro erano un gruppo di giovani di belle speranze che avevano deciso di costruire in Sicilia i comitati degli amici di Beppe Grillo. Più di quindici anni fa. Un comico che si dà alla politica, chi ci avrebbe mai scommesso una lira. Quei giovani erano ingenui, arrabbiati contro tutto ciò che per loro era il sistema, ma soprattutto – lo si capirà in seguito – affamati, molto affamati. Pronti a fare la rivoluzione, con un programma talmente vasto da trovare sintesi in una sola parola: vaffanculo.

Tra loro spiccava un giovane ragioniere di Caltanissetta che del gruppo diventerà presto il leader: Giovanni Carlo Cancelleri, detto Giancarlo. Faccia da giovane vecchio (alla Luigi Di Maio, per intenderci), classe ’75, una preparazione basata su molti slogan, pochi concetti, parecchi luoghi comuni, aveva cominciato a fare politica perché si era arrabbiato per l’acqua. Gli era arrivata la bolletta dell’acqua, ed era carissima. Da qui il suo impegno. Proprio quello che serve a Beppe Grillo in quel momento, pronto a travolgere la Sicilia con una valanga di voti, al grido di «onestà! onestà!» per fare eleggere non onorevoli, ma “portavoce”.

Curriculum eccezionale, quello di Cancelleri: «Sono convinto nel valore dell’uomo, essere buono e capace di azioni straordinarie», scrive. E, poi, circa la sua carriera lavorativa: «Dal gennaio del 2000 lavoro presso una ditta specializzata nel settore metalmeccanico nella quale fino al 2007 ho ricoperto il ruolo di magazziniere e dal febbraio dello stesso anno sono stato promosso a geometra presso lo studio tecnico della stessa azienda». Se una casalinga, per i Cinque Stelle, può fare il ministro dell’Economia, uno con il curriculum di Cancelleri lo prendono subito alla Nasa.

La crescita dei Cinque Stelle in Sicilia è tumultuosa. Dal 2007 i meet up, novelli comitati del partito, crescono come funghi dappertutto. E Cancelleri è ovunque, e con ragionieristica scaltrezza fa bene i suoi calcoli e presto diventa l’uomo immagine dei Cinque Stelle in Sicilia, con un canale diretto con Beppe Grillo, Di Maio e Di Battista che pendono dalle sue labbra. È candidato presidente della Regione nel 2012. Gira la Sicilia in bicicletta, organizza l’accoglienza per i migranti, promette di abbassare lo stipendio dei deputati a 2500 euro. Prende il 18,5 per cento dei voti ed è il leader dell’opposizione al governo di centrosinistra, guidato da Rosario Crocetta. È di nuovo candidato nel 2017, e sfiora la vittoria con il 38 per cento. Viene eletto presidente, per un soffio, Nello Musumeci, ma lui non si congratula e denuncia che la sua è «una vittoria contaminata da impresentabili». Cancelleria rimprovera a Musumeci l’alleanza con «Berlusconi, indagato per le stragi di mafiose del ’93 e il cui partito è stato fondato da un condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, Marcello Dell’Utri».

Dovunque vanno, in quegli anni, i Cinque Stelle fanno il vuoto. Alle politiche del 2018 in Sicilia sfiorano il 50 per cento. Anche nel 2022 sono il primo partito. E la loro fame – una fame dettata dalla voglia di onestà, mica dalla carriera o dalle poltrone – è insaziabile. Il culmine si raggiunge quando lo stesso Giancarlo Cancelleri, con i poteri conferitigli dal fatto di essere uno più uno degli altri uno, riesce a piazzare nelle parlamentarie (la pantomima di elezioni con le quali i Cinque Stelle decidevano chi doveva candidarsi alle elezioni), anche la sorella Azzurra, che sarà, infatti deputata per due mandati. Azzurra Cancelleri. Magari, oggi, con il senno di poi, possiamo dire che colorato nome della ragazza c’era la premonizione di quello che sarebbe successo. Il cognato, invece, lo segue come esperto nei tavoli sui cantieri pubblici in Sicilia.

Sono all’opposizione, sempre, i Cinque Stelle in Sicilia. A volte anche di loro stessi. Quando sembrano prendere confidenza con qualcuno degli orribili politici siciliani, Cancelleri li richiama all’ordine. E l’ordine è essere duri e puri. Una delle vittime è Rosario Crocetta. Il presidente del centrosinistra, eletto nel 2012 (e oggi felice pensionato in Tunisia), ammicca subito: il mio sarà un governo a sei stelle. Li seduce con le parole e qualche idea. I Cinque Stelle vogliono abolire le province della casta? Ma si, cancelliamo (un disastro che vede questi enti commissariati ed abbandonati da dieci anni …). Ma loro chiedono ancora di più e Crocetta finisce incartato dalle sue stesse promesse.

Il capolavoro, poi, è il ponte. Non quello sullo Stretto, per carità, ma quello sull’A19 Palermo – Catania. È il viadotto Hymera. Crolla, nel 2015, tagliando in due la Sicilia. L’isola è bloccata. La reazione dei Cinque Stelle è pronta: i parlamentari, guidati da Cancelleri, a spese loro (300mila euro) realizzano una strada alternativa, non asfaltata, una trazzera, come viene affettuosamente chiamata e la inaugurano in pompa magna nel Luglio del 2015. «Siamo gli unici a fare qualcosa di concreto per i siciliani» esulta Cancelleri.

Giancarlo Cancelleri è stato candidato presidente, deputato regionale, leader dei Cinque Stelle in Sicilia. Avendo avuto l’esperienza della trazzera, lo fanno vice ministro ai trasporti nei governi Conte II e Draghi. A settembre 2022 non viene ricandidato, né alla Regione, né alle Politiche. Il no al doppio mandato lo colpisce nell’orgoglio. Fino all’ultimo chiede a Conte una wild card, perché lui è il puro, il primo che ha accolto l’Eletto in Sicilia, e tornare a fare il ragioniere proprio non gli va. Vuole candidarsi sindaco a Catania, ma anche lì Conte dice no.

Il puro, l’onesto, il pupillo dell’Eletto, il ragioniere Giancarlo Cancelleri trova subito una nuova casa: è Forza Italia. Sabato scorso, a Palermo, al Teatro Politeama, il suo debutto ufficiale nella convention sui primi sei mesi di governo Schifani. Completo blu inappuntabile, posto riservato in prima fila e standing ovation per lui in sala: «Probabilmente in passato ho fatto delle valutazioni errate – dichiara candido – e ho cambiato idea. Chi non cambia mai idea non cambia mai nulla. Oggi mi rendo conto che c’è una famiglia di valori che mi può accogliere». E poi, testuale: «Mi metto a disposizione del presidente Schifani e di chi ne avrà bisogno con carattere di attivismo». Si nasceva comunisti, una volta. Si moriva democristiani. Adesso si nasce grillini, e si muore forzisti, ma con un gran carattere di attivismo.

«Forza Italia è un partito aperto, così come lo siamo con Giancarlo Cancelleri che è stato un avversario di stile e che io accolgo con piacere», commenta sornione Schifani, che lo abbraccia e, come un padre, lo perdona: non sapeva quello che faceva. Chissà se mai lo saprà.