Oggi è l'anniversario della morte di Rita Atria, testimone di giustizia di Partanna, che si è tolta la vita a 17 anni.
“Vorrei sapere cosa è successo davvero a mia sorella. Ci dissero che si era suicidata per il dolore causatole dalla morte del magistrato Paolo Borsellino. Ma io non ne sono convinta” a parlare a Tgcom24 è Anna Maria Atria, sorella di Rita Atria.
Un anno fa, Anna Maria ha presentato, insieme alla co-fondatrice dell’Associazione antimafia Rita Atria, Nadia Furnari, un esposto alla Procura di Roma per chiedere la riapertura delle indagini sulla morte della diciasettenne, che è conosciuta come la “settima vittima di via d’Amelio”. “Ci sono tante stranezze intorno a questa storia. È importante che Gabriele – fidanzatino dell’epoca di Rita – e Ivana – l’istruttrice di nuoto – si facciano vivi, che ci dicano che cosa sanno e ci aiutino a capire che cosa è successo a Rita. Potrebbero dare un importante contributo nella ricerca della verità. In fondo un po’ glielo devono, se non altro per il coraggio che mia sorella ha avuto nel portare avanti le sue scelte. Scelte che ha pagato con la vita”.
Il padre don Vito Atria, viene ucciso a Partanna, in Sicilia, il 18 novembre del 1985 in un regolamento di conti. Il fratello Nicola Atria, muore in un agguato il 24 giugno del 1991. Dopo la morte di suo fratello, e dopo che la moglie di lui, che ha visto i killer, ha iniziato a collaborare con la giustizia, Rita decide di raccontare ai magistrati tutto quello che sa sulla mafia. Risponde alle domande dei magistrati, racconta i discorsi sentiti a casa da suo padre e che nel tempo ha interpretato grazie alle spiegazioni di suo fratello, del suo fidanzato e degli “amici”. Svela i retroscena di omicidi, gli affari dei clan.
A soli 17 anni, Rita entra nel programma di protezione testimoni e viene presa ‘in carico’ dal magistrato Paolo Borsellino che diventa per lei come un padre. Borsellino la aiuta a ricominciare da capo la sua vita sotto falso nome a Roma. Rita viene sistemata in una casa insieme alla moglie di suo fratello ucciso, anche lei diventata testimone di giustizia. Ma la ragazzina vuole andare a vivere da sola, lo chiede ufficialmente nel mese di maggio del 1992. Verrà accontentata soltanto dopo la strage di via d’Amelio, ma nella nuova casa abiterà alla fine solo un giorno. Il 26 luglio del 1992 Rita muore in circostanze misteriose.
Quando il 19 luglio del 1992 il magistrato viene fatto saltare in aria insieme aila sua scorta, la ragazzina rimane sconvolta. Nel suo diario scriverà: “Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita. Tutti hanno paura, ma io l’unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento saranno uccisi… Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta”.
“Non ci sono prove che Rita Atria si sia suicidata”, dice Nadia Furnari a Tgcom24, “Nell’appartamento dove viveva non sono state trovate impronte digitali, neanche le sue. In camera da letto c’era la sua carta di identità, con il suo nome e cognome veri e gli indirizzi dei luoghi dove aveva abitato fino a quel momento. Il che è strano, poiché era una testimone di giustizia che avrebbe dovuto vivere sotto falso nome”.
“A un certo punto, Rita chiede di andare a fare visita a sua sorella a Milano”, racconta Nadia Furnari, “ma invece di organizzare un viaggio sicuro e protetto, le danno i soldi per pagarsi il biglietto del treno e partire da sola. Peccato che fosse una minorenne, oltre che una testimone di giustizia che rischiava la vita”. Aggiunge: “Rita è stata trovata in fin di vita sotto il palazzo dove viveva in via Amelia, a Roma. Non si spiega come abbia fatto a buttarsi giù dalla finestra, visto che la serranda era semichiusa. Nell’appartamento è stato trovato un orologio maschile, ma nessuno lo ha inserito tra i reperti. A chi apparteneva? Nel suo sangue è stato trovato un tasso di alcol molto alto, ma Rita non beveva. A casa sua è stata trovata una bottiglia in cima a un mobile, anche questa senza impronte”.
Negli ultimi tempi Rita aveva conosciuto un ragazzo, Gabriele, marinaio di leva calabrese, imbarcato sulla nave Capri in missione a Valona, in Albania. “Lui potrebbe sapere molte cose”, dice Anna Maria Rita Atria, “vorrei che si facesse vivo. Sarebbe importante rintracciare anche Ivana, all’epoca istruttrice di nuoto presso la piscina vicino a villa Pamphili”.
Nel 31° anniversario della morte di Rita Atria, oggi, 26 luglio 2023, alle ore 20:00, nel Giardino del Castello Grifeo, il Comune di Partanna, unitamente all’Associazione Nazionale Magistrati – Sottosezione di Marsala, alla Fondazione Rocco Chinnici ed agli Ordini Forensi di Sciacca e Marsala, organizza un dibattito dal titolo “Ricordo è Futuro – Rocco Chinnici, Rosario Sciacca, Rita Atria - dal loro ricordo passa la rinascita civile di Partanna”.
Nel corso della serata verranno ricordate le figure del Giudice Rocco Chinnici, per 12 anni, dal 1954 al 1966, Pretore di Partanna, Rosario Sciacca, vittima innocente di mafia, caduto casualmente sotto i colpi di Matteo Messina Denaro mentre si trovava al lavoro, Rita Atria, testimone di giustizia che ha rotto il tabù dell’omertà, morta suicida subito dopo la strage di Via D’Amelio in cui perirono Paolo Borsellino e gli uomini e la donna della sua scorta.
Interverranno all’evento l’Avv. Giovanni Chinnici, figlio del Magistrato ucciso dalla mafia, il Maresciallo GdF in congedo Franco Zerilli, amico d’infanzia di Rosario Sciacca, la Dott.ssa Federica La Chioma, Sostituto Procuratore DDA Palermo, la Prof.ssa Giusy Chiofalo, la studentessa Rugiada Centonze, la Dott.ssa Alessandra Camassa, Presidente del Tribunale di Marsala, all’epoca Sostituto Procuratore di Marsala che, insieme a Paolo Borsellino, ha ricevuto le dichiarazioni di Rita Atria, ed il Dott. Matteo Frasca, Presidente della Corte di Appello di Palermo.
Saranno presenti alla manifestazione anche altre autorità civili, militari e religiose, quali S.E. il Prefetto di Trapani, il Vescovo di Mazara del Vallo Mons. Giordanella, il Procuratore Generale di Palermo Dott.ssa Lia Sava, i Questori di Trapani ed Agrigento, i vertici provinciali delle altre Forze dell’Ordine, il Dott. Fabrizio Guercio, Presidente Sottosezione di Marsala dell’ANM, ed altri Magistrati di Sciacca e Marsala.
Questo è il comunicato dell'associazione Rita Atria:
Il 26 luglio, ci saremo a Viale Amelia, come ogni anno, come sempre. Eppure quest’anno, in forma “privata”.
La memoria attiva è un percorso continuo e spesso difficile. Il racconto della storia di Rita Atria è un impegno serio, profondo. Questo impegno si è rinnovato ogni giorno e ancor di più nell’ultimo anno, attraverso il libro-inchiesta scritto dalla giornalista Giovanna Cucè, Nadia Furnari, co-fondatrice e vicepresidenta dell’Associazione, e Graziella Proto, direttora de Le Siciliane, per far emergere quello non è mai stato cercato, chiesto, investigato e scritto sulla storia scomoda della giovane testimone di giustizia Rita Atria, che a 17 anni si è ribellata al potere politico-mafioso, raccontando tutto ciò di cui era a conoscenza e fornendo un contributo rilevante al lavoro del giudice Paolo Borsellino. Rita Atria, che fu abbandonata dalle Istituzioni che avrebbero dovuto prendersi cura di lei, lasciandola, invece, in balia di un vuoto che colpevolmente avvolge la fine di questa giovanissima donna ribelle, indirettamente la settima vittima del massacro di Via D'Amelio.
Sembra che la politica come le Istituzioni siano ancora oggi silenti di fronte a questa richiesta per la verità e la giustizia, che vuole rimettere pazientemente insieme i pezzi del passato, disvelare i meccanismi sottesi ai fenomeni del nostro presente, per non far morire nuovamente Rita e tutti coloro hanno avuto il coraggio di denunciare, per non farli annegare, scomparire ancora, e noi insieme a loro, nella distruzione della memoria.
Noi, però, confidiamo sempre nelle Istituzioni e in particolare nell’operato della Magistratura, tant'è che più di un anno fa abbiamo presentato la richiesta di riapertura delle indagini sulla morte di Rita, come Associazione con Anna Maria Atria, la sorella di Rita, e di recente abbiamo depositato al sostituto procuratore designato per le indagini ulteriori spunti di riflessione investigative nella speranza che possa essere finalmente vagliata e che sia fatta piena luce sui tanti, troppi, punti oscuri affinché anche questa storia non rimanga senza risposte, non si aggiunga alle tante risposte che mancano nel nostro Paese a partire da Portella della Ginestra passando dalle stragi del ‘92-93, fino a delitti come quello del piccolo Claudio Domino…
Come speriamo anche che si squarci quel silenzio, oramai da anni, anche riguardo alla campagna lanciata dall’Associazione per il conferimento della cittadinanza onoraria di Roma a Rita e che si facciano passi in avanti, altresì, nell’intitolazione dell'area verde in Viale Amelia con il toponimo “Giardino Rita Atria – Testimone di giustizia e vittima innocente della mafia (1973 – 1992)”. Si tratterebbe di segnali fondamentali e tangibili sul territorio, proprio lì nel luogo dove la vita di Rita e la sua testimonianza si è interrotta.
Saremo ancora una volta il 22 luglio a Partanna e il 26 luglio a Roma in Viale Amelia, stavolta in forma “privata“, come denuncia di questo silenzio assordante, che continueremo a spezzare con le nostre voci, con la nostra testimonianza collettiva. Una testimonianza scomoda e spesso costellata di difficoltà, ma ciò ci induce andare avanti, «Senza scappare, senza tradire, senza corruzioni, o sottomissioni a testa alta, orgogliosamente» (Pippo Fava).
Invitiamo tutte e tutti a dare voce a questa denuncia. Noi, non ci arrendiamo!
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