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16/10/2023 06:00:00

Lettera a Marta Fascina per invitarla a dimettersi da deputata di Marsala e della provincia di Trapani 

 Gentile Marta Fascina,
sono Giacomo Di Girolamo, faccio il giornalista, sono sposato, ho due figli. Vivo e lavoro a Marsala, in provincia di Trapani, nella Sicilia occidentale.


Marsala, provincia di Trapani.
Già.
Le ricorda qualcosa, vero?
Sì, esatto: è il suo collegio. Quello dove lei è stata eletta deputata, un anno fa, lo scorso 25 settembre, alle elezioni politiche.


Metto subito le cose in chiaro: io non l’ho votata. E non per una questione di partito o di idee politiche (faccio coming out: alle elezioni politiche del 2018 avevo votato Forza Italia…). Non l’ho votata perché ho visto, nell’imposizione, dall’alto, della sua candidatura, una forzatura sgarbata per il mio territorio. Lo so che con questa legge elettorale accade un po’ ad ogni latitudine del Paese. Ma c’è un limite a tutto.

Lei è stata candidata dal suo partito, Forza Italia, e dalla sua coalizione, nel collegio più sicuro per garantire la sua elezione (non Arcore, ma Marsala…) e non solo non ha fatto un giorno, ma che dico un giorno, un’ora, di campagna elettorale, ma nell’unica non-intervista rilasciata alla vigilia delle elezioni (un paio di dichiarazioni che un giornalista le ha strappato mentre, dietro le quinte di un programma tv, aspettava il suo compagno, Silvio Berlusconi) l’unica cosa che ha detto della Sicilia è che è bella, perché suo padre la portava lì ogni tanto in vacanza, da bambina. Conservo ancora il ritaglio dell'articolo. Eccolo. 


È stato proprio dopo aver letto queste dichiarazioni che mi sono deciso di lanciare un appello pubblico al voto contro di lei, durante la campagna elettorale. Un appello contro, pensi un po’. Perché a fare quelli pro siamo bravi tutti. Io, invece, dai microfoni della mia radio, ho detto agli ascoltatori: non mi interessa per chi votate, ma per favore non votate una candidata che è, politicamente parlando, un ologramma.

Un appello al voto contro. Come tanti altri splendidi fallimenti della mia vita, non è servito a nulla.

Gentile onorevole,
un anno è passato da allora. Lei è stata eletta nel collegio della mia città, Marsala. Non l’abbiamo vista prima, né tantomeno dopo.

Di recente è stata colpita da un lutto terribile, per il quale le esprimo la mia vicinanza, e immagino sia il dolore a tenerla lontana ancora di più dalla politica.

È per questo che le rivolgo un invito, gentile, civile, rispettoso: la prego, lasci. Si dimetta. Lo faccia per lei, lo faccia per noi siciliani.

Ecco, non ho titolo per parlare delle sue motivazioni personali. Quello che so lo leggo dai giornali – e il quadro, diciamo, non è molto positivo, tutto si colora di malinconia dolorosa.

 

Ho titolo per parlare, però, di noi. Di me, della comunità dove vivo, dove ho deciso – e siamo sempre di meno i folli a farlo – di crescere i miei figli. La provincia dove lei è stata eletta è, purtroppo, tra le più arretrate d’Italia. Nonostante vi lavori una comunità per la gran parte dinamica, abbiamo infrastrutture vecchie, mancano i servizi, le politiche attive per il lavoro, il sostegno all’infanzia e agli anziani. La burocrazia ostacola le imprese, viviamo costantemente da un’emergenza all’altra: ieri gli incendi, oggi l’acqua che manca, domani i rifiuti… Manca tutto. Manca pure la mafia, adesso: non so se ha saputo, è da poco morto Matteo Messina Denaro, boss stragista di Cosa nostra che tanto danno ha fatto al nostro territorio e alla sua immagine.

La nostra provincia è sola e debole. È povera. Eppure, ripeto, ha tante potenzialità. Avrebbe bisogno, davvero, di un sostegno politico, un riferimento. Questo riferimento, formalmente, dovrebbe essere lei. Lei è la deputata eletta in questo collegio, a lei, come nel Salve Regina, vorremmo rivolgere qualche richiesta, un «orsù dunque avvocata nostra…» per tutelarci. Il Pnrr, ad esempio: qui è uno sfacelo. Il mio sindaco, che fa parte della sua coalizione, giusto per citare un caso a me vicino, sta usando i soldi del Pnnr per fare un ippodromo (si, ha capito bene: le corse dei cavalli… ).

Ci hanno tagliato i fondi per la sanità, e da diciassette anni aspettiamo un centro di radioterapia a Trapani per curarci. La prima volta in cui la regione Sicilia ha annunciato l’avvio dei lavori per la radioterapia a Trapani, per intenderci, lei, Marta Fascina, se sono corretti i miei calcoli, aveva sedici anni. E che dire dell’anello autostradale? Dei porti? Degli alunni disabili senza assistenza? Del dissesto del territorio (mezza provincia è finita sott’acqua, lo scorso autunno. I danni sono incalcolabili. E neanche in questo caso abbiamo registrato un suo intervento). Potrei continuare, ma magari poi la spavento, e lei qui in vacanza non ci viene più.

Ironia a parte, noi avremmo bisogno di lei. Lei, però, non può e non vuole occuparsi di noi. La capisco: non tutti hanno lo spirito delle crocerossine, lei è già stata una compagna fedele per un tratto importante della sua vita, sarà anche stanca. Lasci, allora. Non le cambia la vita l’indennità da parlamentare (non vorrei farle i conti in tasca, ma i generosi lasciti del suo compagno sono noti), potrebbe, anzi, trovare impulso per fare ciò che più le aggrada. A trentatré anni si è ancora giovani. Si ha il mondo in mano.

Ma poi, è bello finire nei giornali sempre come la «vedova bianca di …» con tutti a contare le assenze e i suoi silenzi?

Non l’annoierò con i miei giudizi su Silvio Berlusconi. Ma di sicuro saremo d’accordo su una cosa, io e lei: Silvio Berlusconi era pieno di vita. Fino all’ultimo. E allora, questo vivere in contumacia, questo negarsi, da parte sua, cara Marta, non è fargli un torto?

Lei ha capacità e intelligenza per rendere la sua vita, davvero, all’altezza dei suoi migliori desideri, quando il dolore che la pervade lascerà spazio alla dolcezza del ricordo (e mi permetto solo questa piccola incursione nelle cose personali, cara Marta, perché io sono un po’ più grande, anch’io ho provato i miei lutti) e sarà pronta a vivere pienamente.

Non lo faccia però, da deputata di Marsala e della provincia di Trapani. Separi i nostri destini.

Si voglia bene, e ce ne voglia.

Giacomo Di Girolamo