Da oggi l'Italia sarà più divisa e meno uguale. Al Senato, infatti, è previsto il voto sulla riforma dell'autonomia differenziata (ddl Calderoli), voluta dalla Lega. Una secessione, di fatto, del Paese, che Salvini ha ottenuto in cambio della concessione dell'altra riforma, quella sul premierato, a Meloni e a Fdi.
Si profila una frattura insanabile tra Nord e Sud del Paese.
Il ddl Calderoli oggi, 23 gennaio, atteso in Aula in Senato per il voto finale del provvedimento che poi passerà al vaglio della Camera, è una delle riforme di programma dell'esecutivo Meloni.
La legge messa a punto dal ministro leghista per gli Affari regionali, Roberto Calderoli, sulla carta, vuole dare attuazione a quanto previsto dal terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione ai sensi del quale - sulla base di intesa fra lo Stato e la regione interessata - possono essere attribuite alle regioni a statuto ordinario, che ne facciano richiesta, forme e condizioni particolari di autonomia in 23 materie. Si va dalla Salute all'Istruzione, dallo Sport all'Ambiente, passando per Energia, Trasporti, Cultura e Commercio Estero.
Il fatto è che l'Autonomia differenziata prevede anche la possibilità, da parte delle stesse regioni, di trattenere il gettito fiscale legato alle erogazioni del servizi per l'utilizzo di quelle risorse sul proprio territorio.
Le funzioni autonome potranno però essere attribuite solo dopo aver determinato i Lep, i 'Livelli essenziali delle prestazioni', ovvero il livello minimo di servizi da rendere al cittadino in maniera uniforme in tutto il territorio, dalla Val d'Aosta alla Sicilia.
Inoltre, per evitare squilibri economici fra le regioni che aderiscono all'autonomia e quelle che non lo fanno, il disegno di legge pensa a misure perequative. Sui tempi: la procedura per l'intesa fra Stato e regione dovrà durare almeno 5 mesi, inclusi i 60 giorni concessi alle Camere per l'esame delle richieste. Le intese potranno durare fino a 10 anni rinnovate o terminate prima, con un preavviso di almeno 12 mesi.