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02/02/2024 06:00:00

I deputati ineleggibili e l'Ars che vuole cambiare le regole (anzichè gli onorevoli)

 Permettete il calembour agghiacciante: è come avere una pistola, che spara colpi a “salva”. Se c’è infatti una caratteristica che hanno le leggi pigramente prodotte dal parlamento siciliano, è quello di avere periodicamente il prefisso “salva”. Sono le leggi più attese, quelle in cui parlamentari aggiustano, raddrizzano, sanano pasticci vari combinati in precedenza: abusi, incompatibilità, concorsi aggrovigliati nel tempo. Tempo che, si sa, per definizione è un complicatore di cose, almeno in Sicilia. E allora cosa c’è di meglio di una legge che salva, sana, rabbercia e tutto sistema?


E proprio due leggi “salva” sono all’ordine del giorno all’Assemblea Regionale Siciliana. Entrambe profumano già di campagna elettorale, perché dalla loro approvazione i partiti del centrodestra ritengono di giocarsi moltissimo nella campagna elettorale delle elezioni europee, che qui servono poco a eleggere questo o quell’europarlamentare, ma molto, moltissimo, a determinare i rapporti di forza per gli anni a venire, secondo lo slogan più famoso di sempre, quello dell’allora candidato alla elezioni europee Salvo Lima, che prometteva «più Europa in Sicilia e più Sicilia in Europa» (ed in effetti ci aveva visto lungo, dal momento che, se si perdona l’analisi da modesti costituzionalisti in sedicesimi, con l’autonomia differenziata, innanzitutto, abbiamo fatto dell’Italia un’accozzaglia di Sicilia e chissà che alla fine l’Isola inghiottirà il continente).


Una delle leggi “salva” più attese è quella che riguarda le case insanabili, costruite entro i centocinquanta metri dal mare. All’orizzonte, come già abbiamo raccontato su Linkiesta c’è una sanatoria che, con un colpo di spugna, potrebbe comportare un condono per oltre centomila abitazioni. Per la campagna elettorale di primavera, una sanatoria salva-villette sarebbe una manna dal cielo.

Ma la seconda legge “salva” è la più curiosa, e la si chiama, secondo i punti di vista, salva-poltrona (vista dall’opposizione) o salva-ineleggibili (per la maggioranza). Bisogna partire dal presupposto che, come avviene, immaginiamo, nelle giovani democrazie caraibiche, l’elezione di un deputato regionale, in Sicilia, non è mai definitiva. Subito dopo la sua proclamazione, infatti, i non eletti, cominciano a produrre una serie di ricorsi per farlo decadere in base eventuali condizioni di ineleggibilità. I motivi sono diversi, perché la legge elettorale, che risale addirittura al 1951, parte da un principio chiaro e sacrosanto (chi ricopre incarichi in enti e società sui quali la Regione esercita un controllo non può essere eletto) ma in alcuni passi è fumosa, e si presta a interpretazioni diverse.


Tant’è che c’è molto lavoro per i tribunali amministrativi. Per citare un esempio, il primo dei non eletti del Partito democratico alle ultime elezioni, nel 2022, in provincia di Trapani, ha fatto ricorso contro il suo compagno/avversario arrivato primo, perché, sosteneva che, essendo presidente di un circolo di tennis che percepisce anche dei contributi regionali, non avrebbe potuto candidarsi. Questo per fare capire la profondità delle questioni sollevate. Il ricorso è stato respinto. Ma altri, invece, sono stati accolti.

Sono quattro, attualmente, i deputati regionali dichiarati ineleggibili dai giudici. Nell’attesa della sentenza di appello, c’è la corsa per salvare il loro posto, con una leggina ad hoc, retroattiva (i deputati possono tutto, anche invertire l’ordine delle cose, tornare indietro nel tempo) che sani così la loro posizione. I quattro non si potevano candidare, perché ognuno di loro aveva già un incarico in altrettante società partecipate dalla Regione. Cancelliamo la loro elezione? No, cancelliamo direttamente l’incompatibilità.

Perché si proceda così, è presto detto: dei quattro deputati “abusivi” tre sono dello stesso partito, Fratelli d’Italia, allineati e intruppati. I primi dei non eletti che scalpitano per prendere il loro posto (e hanno pure ragione) non danno la stessa garanzia di affidabilità. Perché nel frattempo c’è chi ha cambiato corrente, chi partito, chi addirittura annuncia già che sarà all’opposizione. Pallottoliere alla mano, Fratelli d’Italia potrebbe perdere lo scettro di primo gruppo parlamentare della maggioranza dell’Ars. Per ora conta su tredici deputati, Forza Italia è incollata: dodici. La questione, alla fine, è tutta qui: nei fragilissimi equilibri del centrodestra siciliano, con il presidente della Regione Renato Schifani (che sulla vicenda, saggiamente, tace) sempre costretto a rammendare gli strappi e a ricucire i rapporti tra le forze di maggioranza, questi nuovi ingressi potrebbero portare scompiglio, proprio nel momento in cui tutti contano voti, uomini e risorse in vista del piazzamento per le liste da presentare alle elezioni europee.

Diciamo la verità, l’operazione non è pulitissima. È una di quelle cose che i deputati fanno con un po’ di imbarazzo. Tant’è che due volte la norma salva-ineleggibili è stata presentata, e due volte ritirata. La solita manina l’aveva anche inserita tra le pieghe degli emendamenti alla legge di bilancio, tra il contributo alle parrocchie e le norme sui precari. Ma il tentativo di aggiramento è stato scoperto dai solerti tecnici dell’ufficio legislativo dell’Ars – che hanno dato un circostanziato parere negativo – e dai deputati dell’opposizione, e la norma è stata stralciata. La sanatoria, è stato spiegato, deve essere approvata con un proprio disegno di legge, senza sotterfugi, e c’è comunque il rischio che il governo italiano la impugni, bisogna pertanto prepararsi ad affrontare le conseguenze.

Tutto molto imbarazzante. Lo sottolinea persino Totò Cuffaro, ex presidente della Regione: «È una norma inopportuna». E aggiunge: «Nella prima Repubblica una cosa del genere non sarebbe mai stata pensata». Neanche ai suoi tempi, insomma, si vedevano queste robe qua. E chi lo doveva dire, che avremmo vissuto tempi in cui Cuffaro, quel Cuffaro lì, sembra avere la saggezza di Osho? Un altro esempio: si litiga per nominare i manager della sanità? Ecco che colui che fu il «Vasa-vasa» propone, addirittura «il sorteggio per l’assegnazione degli incarichi, in una lista che comprenda i migliori curriculum e la massima trasparenza».

In commissione, all’Ars, con un blitz Fratelli d’Italia ha di nuovo presentato la norma salva-poltrona, nonostante il parere negativo dell’ufficio legislativo e il possibile scontro con Roma. Se qualcuno parla di una svilente norma ad personam, che impegna tempo e risorse quando i problemi della Sicilia, ad occhio, sarebbero ben altri, dalle parti dei meloniani la risposta è che «in questo modo si cancella un’ingiustizia», e che «bisogna fare in fretta, perché i giudizi sono pendenti e i quattro deputati rischiano». Una corsa contro il tempo, che sembra però anche una corsa contro la Costituzione, fanno notare dall’opposizione: non si è mai visto nessun Parlamento del mondo che cambia i requisiti per l’eleggibilità in maniera retroattiva.

«Non è vero – replicano i diretti interessati – perché si tratta di una legge che finalmente fornisce un’interpretazione autentica e chiara». È lo stesso ufficio legislativo dell’Ars, che nella sua relazione sul disegno di legge annota come sia “costituzionalmente possibile un’eventuale modifica della disciplina della causa di ineleggibilità e incompatibilità dei deputati dell’Assemblea regionale siciliana». Aggiungendo però un “ma” grosso quanto una casa. La normativa, infatti, è legittima solo «se avesse solo effetti “pro futuro” e non fosse invece retroattiva». Presto la norma arriverà in aula. Chissà quanti vorranno andare allo scontro, a colpi di pistola … a “salva”.