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09/02/2024 09:30:00

A che punto è l'Ati idrico della provincia di Trapani

Nei giorni scorsi c'è stato un incontro all'assessorato all'Energia della Regione Sicilia un incontro con i membri del Cda dell'Ati Idrico della provincia di Trapani. Incontro convocato  su richiesta del Presidente dell'ati , il sindaco Gruppuso. Insieme al Consiglio di Amministrazione composto dai sindaci Tranchida, Poma e Ferreri, l'assemblea ha affrontato le complesse dinamiche legate alla scelta del modello di gestione e alla gara per il piano di ambito provinciale.

Il commissario, insieme al team tecnico che ha redatto il piano di ambito, ha evidenziato la necessità di completare la procedura di scoping con la redazione del rapporto ambientale e dello studio di incidenza. Questa circostanza ha temporaneamente sospeso la decisione sulla forma di gestione (pubblica in house providing, mista pubblica/privata o privata), poiché il piano di ambito presenta un Piano Economico Finanziario (PEF) non bilanciato, legato agli eventi del dicembre 2021 e alla successiva gara.

Nell'incontro si è sottolineata l'urgenza di intervenire sul PEF attraverso una nuova valutazione dei dati da raccogliere presso i comuni. La struttura gestionale provvisoria, recentemente costituita su approvazione del CDA e dell'assemblea, deve fornire nuovi elementi a Invitalia per ristabilire l'equilibrio finanziario del piano.

Inoltre, è emersa la necessità di ottenere finanziamenti specifici per coprire gli investimenti necessari alla gestione del servizio. Tale obiettivo potrebbe essere raggiunto attraverso fonti di finanziamento regionali o contributi in conto gestione, al fine di mitigare le tariffe e renderle sostenibili per i cittadini trapanesi, seguendo il precedente di altre province siciliane.

Infine, la politica regionale è chiamata a intervenire per evitare che una tariffa eccessiva ricada sui cittadini trapanesi e per prevenire la procedura di infrazione, che potrebbe minacciare ulteriori finanziamenti europei per gli altri Ati. La situazione attuale coinvolge i 17 comuni ex Eas, creando oneri sulle casse regionali per il costo dell'acqua a Sicilacque, in assenza di un ente gestore. La politica è, quindi, chiamata a compiere i necessari passi per risolvere questa critica situazione ereditata dalla gestione precedente.