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14/02/2024 13:00:00

La Monarchia in Italia, una iattura...

 La Monarchia in Italia. Nei giorni scorsi è morto l'ultimo Savoia erede al trono d'Italia. Quale sia il regno non è dato capire. Si perdoni la gaffe: quando nacque Vittorio Emanuele, esisteva il regno dello Stivale, essendo egli il figlio di colui che divenne il "re di maggio". Suo nonno, Vittorio Emanuele III, non era un "cuor di leone"; infatti, consegnò il Paese prima a Mussolini e dopo l'armistizio con la fuga da Ortona ai tedeschi. Nota di colore: la cittadina abruzzese ha dato i natali all'idraulico Rocco Siffredi.

Vittorio Emanuele è morto a Ginevra, non nella sua natia Napoli o nella città sabauda dove nacque il primo re d'Italia, il suo omonimo Vittorio Emanuele II. Ai funerali erano presenti Alberto di Monaco, di passaggio si è recato al festival di Sanremo, Sofia di Spagna, suo suocero Alfonso XIII non fu "corazón Valiente", poi Danimarca, Belgio e Lussemburgo, infine quelli senza trono di Albania e Grecia, addirittura il Principe Carlo di Borbone, regno delle due Sicilie, a cui non si osa chiedere che ne pensa il suo avo Franceschiello, destituito da un antenato del deceduto.

Prima della cerimonia pubblica, tutti in posa sulla scalinata per i fotografi. L'unità d'Italia fu solo un pretesto. Perché nel 1859, il debito pubblico del regno di Sardegna era di 1,12 miliardi di lire, dovuto alle prime due guerre d'indipendenza. Questa montagna di debiti era pari quasi al 74% del PIL. I Savoia pagavano interessi circa tre volte in più di quello che pagava il Regno delle Due Sicilie.

Al Sud, il PIL del regno dei Borboni era pari a 2,62 miliardi di lire, mentre quello dei piemontesi era di 1,61 miliardi di lire. Il rapporto debito/PIL del Regno delle Due Sicilie, alla vigilia dell'unità d'Italia, era pari al 16,57%, un valore che oggi farebbe impallidire anche la Germania di Angela Merkel pre-Covid, che era pari al 59,8% del PIL nel 2019. Fonte: Giacomo Savarese, economista, autore de "Le finanze napoletane e le finanze piemontesi dal 1848 al 1860", edito nel 1862.

Dopo la creazione del Regno d'Italia, il deficit divenne intorno al 45%. I Savoia furono responsabili anche del colonialismo africano - Eritrea, Somalia e Libia - poi la campagna d'Etiopia, la prima guerra mondiale, l'ascesa del fascismo, le leggi razziali e la seconda guerra mondiale. Tornando all'erede al trono, si ricorda la vicenda della morte di Dirk Hamer, ferito a Cavallo e condannato a sei mesi per porto abusivo d'armi, delle due una: o millantatore o assassino. E poi silenzio assoluto sulla vittima.

"Se l'Italia è unità, lo si deve ai Savoia. La Monarchia della Gran Bretagna esprime la modernità di un sistema di avere un punto alto dell'unità superiore della nazione, che ricorda che non tutto è in palio alle elezioni, che c'è qualcosa di più grande che ci tiene insieme". Questa è l'idea, raccapricciante, di Capezzone.

Con buona pace di Mattarella eletto capo dello Stato, idem Napolitano, per due volte, 'pregati' finanche dal Pdl, Lega e poi FI. Giova rammentare che Capezzone è stato deputato nel 2006 nei radicali nella coalizione di centro-sinistra, poi portavoce della prima Forza Italia e de Il Popolo della Libertà, nuovamente parlamentare con il Pdl-FI nel 2013, alle elezioni, a cui partecipò l'ex segretario dei radicali, del presidente della Repubblica sempre nello stesso anno, in nessuno dei sei scrutini che riportarono il comunista al Quirinale c'è una preferenza per Vittorio Emanuele o qualsiasi Savoia. Da napoletano, Napoli ha amato, ama, Masaniello, Totò, i De Filippo, Troisi, Pino Daniele, Maradona, anche Carlo III, committente del Real Albergo dei Poveri, forse finanche Geolier, nessun amore per Vittorio Emanuele. La Monarchia in Italia è stata una iattura, economicamente, politicamente e moralmente.

Vittorio Alfieri



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