Per la prima volta il Parlamento impegna il governo a chiedere il cessate il fuoco a Gaza. Passa alla Camera – grazie all’astensione della maggioranza – la mozione Pd per richiedere la tregua umanitaria nella Striscia, per promuovere in sede Ue una de-escalation, per sollecitare sanzioni contro Hamas e una conferenza politica per avviare la soluzione dei «due popoli e due Stati».
Il tutto è preceduto dall’impegno a sostenere ogni iniziativa volta a perseguire la liberazione incondizionata degli ostaggi, richiesto come condizione sine qua non da Meloni, che non ha fatto passare «il riconoscimento da parte dell’Ue della Palestina». Questo è il risultato della prima ed inedita intesa sulla politica estera tra Elly Schlein e Giorgia Meloni, che si sono sentite al telefono prima del voto.
Non si tratta di un vero e proprio accordo bipartisan ma di una mediazione perché il cessate il fuoco non è legato alla liberazione degli ostaggi come avrebbe voluto la maggioranza, motivo per il quale s’è astenuta. Che qualcosa si stesse muovendo lo si era capito già in mattinata quando in radio il ministro Tajani aveva detto che «la reazione di Israele è sproporzionata. Troppe vittime civili».
Spiazzato Giuseppe Conte, che si trova costretto a votare il frutto della mediazione tra Schlein e la premier e la cosa non gli va giù. «Ci tiene a distinguersi. Lo ha fatto sul Ponte sullo Stretto, non partecipando alla conferenza con la segretaria pd, Fratoianni e Bonelli: “Noi portiamo avanti la nostra battaglia in un altro modo”. Lo fa polemizzando con i dem sulla Rai. Ma i riflettori in questa giornata non sono per lui. Sono per Schlein» scrive il Corriere.
E Repubblica: «Per Meloni continuare a tenere la testa sotto la sabbia era diventato insostenibile. Anche perché, nel frattempo, tutto il mondo occidentale si stava riposizionando, dagli Usa alla Gran Bretagna, passando per la Francia e la Germania. Tutti Paesi alleati stretti di Israele ma sempre più a disagio per il costo umano dell’invasione di terra a Gaza. Ecco, dunque, la convenienza di Meloni nell’accettare una posizione più equilibrata».
«Che fa la maggioranza? Non vota la mozione. Immagino perché non è d’accordo (anche su Tajani). Però non vota contrario, si astiene, di modo che la mozione venga approvata. Ci saranno motivi di raffinatissima tattica parlamentare, e io non li indagherò, perché mi pare meraviglioso che il governo non condivida una mozione che lo impegna a impegnarsi eccetera, ma lascia che passi la mozione per cui sarà impegnato a impegnarsi eccetera. Del resto sarà impegnato a impegnarsi in un’impresa finora mancata dall’Onu, dagli Stati Uniti, dall’Unione europea e da tre quarti dei paesi arabi. Diciamo che potrà impegnarsi con qualche margine di disimpegno: nessuno, un domani, rimprovererà a Tajani di non aver salvato il mondo» il commento di Feltri su La Stampa.
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