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03/03/2024 06:00:00

Allora Dio è davvero morto?

Oggi è domenica. E resto impietrito alla notizia della strage di giovedì scorso a Gaza: disperati ammassati attorno a dei camion per la distribuzione di cibo e parte l’ennesimo attacco israeliano, circa cento i morti.

Dopo la strage - orribile e da condannare senza e senza ma - di Hamas del 7 ottobre 2023, Israele - pardon il governo di Benjamin Netanyahu - sordo a tutte le mediazioni internazionali, continua la sua azione di annientamento di una popolazione. La striscia di Gaza (la chiamano tale perché è stretta e lunga) credo sia 365 km² e ci vivevano un po’ più di due milioni di palestinesi, prima dell’attacco di terra e di aria.

Immaginate adesso l’estensione (circa 243 km²) della nostra Marsala ma con qualche km² in più e con una conformazione geografica tale da rendere impossibile viverci con quella densità e sotto i bombardamenti con un unica via di fuga che è il confine egiziano, blindato. Solo per dare una connotazione in termini geografici e di densità umana, precaria da sempre.

Siamo secondo le agenzie umanitarie dall’inizio dei bombardamenti a oltre 30.000 morti, ma pare che il totalizzatore cresca e con nessuna intenzione ad allentare tensione o cercare concrete soluzioni.

Noi italiani, per geografia per storia - passata e contemporanea - dovremmo avere un interesse preminente per ciò che è la politica estera e su tutti il Mediterraneo: ma si limita la dialettica agli sbarchi e a come arginare qualcosa con politiche che guardano il particolare e non vanno oltre.

Questo Governo poi gioca la carta del Piano Mattei perché teme l’invasione del sud del mondo e vorrei tanto sentire in merito la voce del professor Stefano Allievi, attento studioso della materia sul tema, per tutto il resto abbiamo voce in capitolo quanto una posata da dessert.

L’orrore continua, ascolto Guccini e leggo nei suoi versi suggestioni neppure tanto velate su una dignità persa, su una ipocrisia imperante di una certa società e di suoi ragionamenti. Riprendo le pagine del libro di Paola Caridi, Hamas_dalla resistenza al regime_ ripubblicato e aggiornato dopo il 7 ottobre 2023 e serve per capire o provarci almeno.

 

Tutto è complesso da sempre in quell’area geografica che è il Medio-oriente, ma limitatamente a Israeliani e Palestinesi e davanti a numeri folli per morti e feriti non si può assistere a dibattiti tra guelfi e ghibellini, non c’è destra e sinistra che regga ma una umanità che sprofonda senza speranza.

Da qualche tempo ho smesso di aprire pictures Reuters o altre agenzie che coprono fotograficamente la notizia: non ci ho fatto l’abitudine all’orrore, ma ho la necessità di cercare la salvezza da quel nero assoluto. Rifugiarsi nell’arte, penso ad Anish Kapoor, artista contemporaneo, che ci prende per mano e dà vita alle sue pulsioni per tramite delle sue installazioni e dove il nero è comunque energia e spaesamento, ma è arte teatralizzata e forse anche finzione.

L’arte contemporanea l’apice l’ha raggiunta (purtroppo) con Guernica di Pablo Picasso, dove anche noi italiani demmo il nostro contributo radendo al suolo il paese spagnolo durante la guerra civile in Spagna.

Non ho mai capito se la storia insegna o meno, dai fatti che viviamo traete voi le conclusioni, e provate a porvi qualche domanda su questo presente.

Qualche anno addietro a Marsala, fu proiettato un docufilm One more Jump del regista italiano Emanuele Gerosa, che racconta del Gaza Parkour Team e di come questi ragazzi esorcizzavano una anormalità-normale di cercare la vita in quella condizione di assedio perenne, saltando tra le rovine e i resti di palazzi bombardati. Se ne avrete voglia guardatelo e vivrete un mix di oppressione e angoscia. Oggi di quei racconti, sono solo macerie e morte.

Sapere e informarsi su chi vive e subisce questa guerra costante è dovere nostro, essere consapevoli di ciò che sta accadendo sull’altra sponda del Mediterraneo, possibilmente per una volta non essendo partigiani ma restando umani.

giuseppe prode

p.s.

Ai giornalisti del New Yorker, al telefono da Doha, Abu Marzuq aveva detto, pochi giorni dopo l’attacco, che “tutti i leader di Hamas che non sono capi militari hanno ricevuto la notizia sabato mattina”. Sabato 7 ottobre 2023. E’ possibile - si iscriverebbe cioè nella storia di Hamas - che l’ala politica, i vertici all’estero non ne sapessero nulla. La differenza, stavolta, è che niente più è come prima. La svolta “partecipazionista” di Hamas è finita: l’ala politica non esprime nessun dubbio su quello che ha compiuto l’ala militare, serra i ranghi, sposa la linea dello scontro definitivo per rompere l’accerchiamento… la popolazione civile di Gaza, che paga immediatamente il conto in proporzioni inaudite. (paola caridi)

Storia contemporanea che sicuramente è scappata di mano ai più e che hanno difficoltà a mediare e a gestire con la diplomazia che mai come oggi si dimostra inadeguata al dialogo

 



Native | 2024-04-25 09:00:00
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