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04/04/2024 06:00:00

False assunzioni ad Alcamo/2. Il datore di lavoro morto e gli stranieri “spennati”


Le pratiche gestite nel patronato, i contratti di lavoro fittizi, immigrati “spennati”. L’inchiesta sul giro di contratti di lavoro falsi per far ottenere i permessi di soggiorno agli stranieri partita da Alcamo mette a nudo un’organizzazione con elementi “spregiudicati” che non si creavano scrupoli a chiedere migliaia di euro per il contratto falso. E spesso i “datori” di lavoro erano ignari di tutto, alcuni anche morti. Partiamo da qui in questa seconda puntata dell’approfondimento di Tp24 sull’inchiesta coordinata dalla procura di Trapani e condotta dai Carabinieri.

ASSUNTI DA UN MORTO
Nella maggior parte dei casi i datori di lavoro fittizi erano ignari dei contratti che venivano fatti agli stranieri per fargli ottenere il permesso di soggiorno. E c’è anche il caso di un datore di lavoro morto. I carabinieri, infatti, hanno scoperto che il primo marocchino che ha denunciato il giro delle false assunzioni era stato assunto, fittiziamente, come badante, da un uomo morto due mesi prima la stipula del contratto farlocco.


IL “PADRONE” E IL RAGGIRO
Gli artefici di questo giro truffaldino sfruttavano i bisogni degli stranieri e avevano una concezione ottocentesca degli africani. Lo stesso linguaggio lo fa capire. Come quando uno degli indagati parlando con un marocchino chiama “padrone” il datore di lavoro fittizio. Come a far intendere che qualcun altro è, appunto, “padrone” delle loro vite.
La prima denuncia è stata fatta da un marocchino che aveva posto fiducia nel lavoro di Scurto che, però, a quasi un anno dalla presentazione della pratica non gli ha dato alcuna risposta. Nessun contratto, nè gli aveva presentato il datore di lavoro. Al patronato il marocchino fa la scoperta. Il suo datore di lavoro non era Gaetano Lampasona, al quale aveva consegnato già 600 euro. In realtà il datore di lavoro fittizio era un altro uomo, come detto, deceduto, e che come indirizzo di residenza risultava una casa disabitata.

“CON LA LETTERA MI FOTTONO”
Un paio d’anni fa Gaetano Lampasona si trovava in carcere. E’ stato condannato a 5 anni per un giro di prostituzione scoperto nel 2013 a Trapani. Dal carcere, l’uomo che ha raggirato diversi migranti, aveva inguaiato quelli che gli investigatori ritengono suoi soci nel raggiro delle false assunzioni. Infatti invia una lettera dal penitenziario a Vittorio Scurto con la quale chiedeva un aiuto per reperire un impiego lavorativo idoneo a consentirgli di ottenere una misura alternativa al carcere. Scurto però non la prende benissimo. E ha paura che, dopo le perquisizioni a casa sua, le forze dell’ordine possano scoprire il traffico illecito. “con la lettera che hanno trovato mi fottono”.

GLI STRANIERI “SPENNATI”
Gli stranieri venivano “spennati”, secondo quanto emerge dalle indagini, con richieste di denaro elevatissime. Ad un marocchino per portare a termine l’operazione Scurto, che gestiva il patronato, e Lampasona avrebbero chiesto 4 mila euro. L’uomo, nella denuncia presentata ai carabinieri, ha dichiarato di averne dati 500. Ma dagli appunti trovati negli uffici del patronato si deduce che l’importo versato fosse in realtà più elevato: 2750 euro.
Un altro marocchino avrebbe consegnato 1200 euro a Scurto. Il tutto è stato registrato di nascosto.
Nell’ordinanza si evidenzia la “spregiudicatezza di Lampasona che gestiva, con importanti guadagni, un giro di pratiche false di soggetti extracomunitari, approfittando dello stato di bisogno di quest’ultimi”. Lampasona era presentato come una sorta di benefattore, in realtà, aveva in mano il loro destino. Il destino di immigrati, irregolari in Italia, ma che vivevano una situazione di vulnerabilità e che venivano sfruttati dal gruppo delle assunzioni false.

FINE SECONDA PARTE

 1. Così funzionava il racket dei permessi di soggiorno