Quantcast
×
 
 
07/04/2024 06:00:00

Lo sgombero di Campobello. Ma gli spacciatori non sono braccianti  

 In tanti (anche noi di Tp24 in questo articolo) avevano annunciato l’imminente sgombero di un capannone a Campobello di Mazara. Si tratta di una struttura abbandonata in via Mare, confiscata a Giuseppe Grigoli, il re dei supermercati. La decisione era scaturita da un paio di arresti di spacciatori avvenuti proprio lì, oltre alle evidenti precarie condizioni igienico sanitarie di una trentina di migranti senza fissa dimora che avevano occupato il capannone. L’annuncio della relativa ordinanza sindacale però ha prodotto un allontanamento volontario della quasi totalità delle persone che vivevano al suo interno.

 

Come spesso si fa in questi casi, si è dato mandato ad una ditta di chiudere gli accessi alla struttura (era stato fatto anche con lo Zeus Hotel a Castelvetrano, senza tanti e si aspettava il nulla osta della Questura in un tavolo tecnico previsto per lunedì prossimo.

Anche se abbandonato però, il capannone confiscato è nella disponibilità del comune di Campobello che, così hanno fatto sapere, dovrebbe avviare a breve i lavori per trasformarlo in una struttura di accoglienza per persone disagiate.

 

La vicenda, ovviamente non c’entra nulla con presunte posizioni di discriminazione da parte del sindaco di Campobello Giuseppe Castiglione nei confronti dei migranti. Migranti che, all’occorrenza, qualcuno ha chiamato “braccianti”, interpretando la vicenda come una sorta di persecuzione da parte del primo cittadino contro chi contribuisce all’economia agricola del territorio. Castiglione, nell’impostazione di un’informazione lontana dalla realtà, non avrebbe dunque dato pace alle persone che erano venute qui solo per lavorare. Peccato che i casi di sgombero relativi all’ex cementificio (ne abbiamo parlato qui) e al parcheggio di Fontane d’Oro (qui l’articolo) hanno avuto dei motivi molto differenti.

 

Forse occorre capire che qualsiasi sindaco non può certo far finta di nulla se nella periferia della propria città quello che nasce come alloggio di fortuna per “braccianti” si trasforma in un’enorme piazza di spaccio e prostituzione, come nel caso dell’ex cementificio. Così come non si può pretendere che le tentate soluzioni per l’accoglienza dei braccianti (quelli veri però, non gli spacciatori) non debbano seguire un percorso istituzionale.

 

Egidio Morici