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23/05/2024 07:44:00

“Orme del Gattopardo” in scena al palazzo Errante-Parrino di Castelvetrano

In un caldo pomeriggio di primavera mentre il sole s’inabissa nell’antistante mare africano, entriamo in una dimora borghese di fine ‘800.

Già nell’atrio, prima di salire le antiche scale del Palazzo, ci scivola addosso un brusio di voci recitanti il finale della litania “Nunc et in hora mortis nostrae. Amen“.

Il palazzo e’ quello di Antonio, ultimo erede della famiglia Errante Parrino,e si trova nella via Agesilao Milano nel cuore del centro storico di Castelvetrano, a pochi passi dal Sistema delle Piazze.

E’ l’inizio di “Orme del Gattopardo”, la rappresentazione teatrale ideata, diretta e interpretata dal modicano Carmelo Gugliotta, una realizzazione che sin da subito ci colpisce per l’avvio innovativo e che si rivelerà ricca di fascino e densa di emozioni.

Diciamo subito che “Orme del Gattopardo” appartiene a quel tipo di spettacolo chiamato “itinerante”. La cui caratteristica e’ di essere strutturati in quadri, scenograficamente allestiti negli angoli più suggestivi di vecchi borghi, in ambienti artisticamente di pregio che evocano momenti storici significativi.

Da qui la scelta della casa della famiglia Antonio Errante Parrino. Un autentico scrigno di bellezza, storia, arte, ricordi. Non a caso il Fai l’ha inserita in un ideale itinerario finalizzato alla conoscenza dei manufatti di maggior pregio e delle opere d’arte piu’ significative della città di Castelvetrano.

Con “Orme del Gattopardo”, Carmelo Gugliotta ha voluto far rivivere emozioni e avvenimenti storici che la lettura del romanzo di Tomasi Lampedusa e la visione del film di Luchino Visconti avevano suscitato e narrato mezzo secolo addietro. Dalla fusione delle due espressioni artistiche e’ riuscito perfettamente nell’operazione realizzando una sorta di pièce da camera che ha coinvolto emotivamente gli spettatori.

La scelta della location si e’ rivelata fondamentale per dare il tocco magico alla rappresentazione. Te ne rendi conto appena varcata la soglia del Palazzo, la prima cosa che ti colpisce e’ il suo perfetto stato di conservazione: nell’attraversare le stanze, si ha la sensazione di essere al centro di una lunga sequenza che attraversa il tempo cristallizzato in migliaia di raffinati oggetti, portatori di ricordi, stili, ricorrenze, memorie, ritratti di famiglia, biografie, ma anche quadri di autore, mobili e lampadari del liberty siciliano, la spensieratezza del rococò nei bassorilievi e nelle sculture in legno che ci ricordano marchio inconfondibile di Ernesto Basile
In un seducente gioco di specchi, le stanze del palazzo si sono trasformate in un ammaliante palcoscenico le cui quinte erano di volta in volta i muri delle altre stanze e gli spettatori, che le attraversavano in religioso silenzio, assumevano il ruolo di comparse, come, ad esempio, nella scena del ballo.

La rievocazione delle più celebri sequenze del film di Luchino Visconti, e’ stato uno spettacolo con diverse prospettive, del davanti e del dietro le quinte contemporaneamente, un modo originale, innovativo e coinvolgente che a tratti ci ha ricordato l’opera pirandelliana dei “Sei personaggi…”.

Tecnicamente suddiviso in quattro tempi, la rappresentazione e’ iniziata, con la scena del “Rosario”, seguita da quella del dialogo nella “Camera da letto” tra il Principe e la consorte Maria Stella, subito dopo quella della “Biblioteca” e la celebre scena del “Ballo” con la quale si chiude anche la realizzazione di Gugliotta.

Anche “Orme del Gattopardo” si conclude sulle note del valzer verdiano, la scena del “Ballo”, che nel film si protrae per oltre 44 minuti, il momento topico della storia in cui l’aspetto autobiografico dell’autore domina su quello storico, il momento in cui “Don Fabrizio sentì spetrarsi il cuore: il suo disgusto cedeva il posto alla compassione per tutti questi effimeri esseri che cercavano di godere dell'esiguo raggio di luce accordato loro …” .

Ma quando Angelica chiede al Principe di danzare con lei, per un solo breve spazio di tempo il dolore si cancella: nella contemplazione della sua bellezza e nell’antico vigore il Gattopardo ritrova la sua forza e la giovinezza, e delusione e tedio si dissolvono se pur per poco.

I due interpreti, Gugliotta e Orecchio, nei panni del Principe e di Angelica sono stati bravissimi e coinvolgenti.
Una serata eccezionale, quella vissuta all’interno della Casa Errante Parrino. Ha offerto agli spettatori momenti di poesia e bellezza, ma anche l’occasione di riflettere sulla veridicità delle affermazioni del Principe di Salina.

Quella, tante volte citata, spesso a sproposito, secondo la quale la Sicilia sarebbe destinata a rimanere immutabile nello spazio e nel tempo. E che la causa sarebbe quel “senso di superiorità che barbaglia in ogni occhio siciliano, che noi stessi chiamiamo fierezza, che in realtà è cecità”.

Un’affermazione inquietante su cui sono stati utilizzati fiumi d’inchiostro e a cui, dopo oltre mezzo secolo, non e’ stata data un risposta definitiva. Oltre agli ottimi interpreti principali Carmelo Gugliotta e Vania Orecchio, hanno partecipato alla rappresentazione con convinzione Giuseppe L. Bonanno e David Camporeale. Mentre a curare il service audio-video sono stati Alex Chiaramonte e Alessando Buccheri.

Ovviamente la realizzazione dell’ evento non sarebbe stato possibile senza la benemerita e illuminante disponibilità del patron Antonio Errante Parrino.

Franco Ciro Lo Re